Riceviamo e pubblichiamo la lettera di A. P. che risponde alle farneticazioni degli ottusi difensori del risorgimento. Mala tempora currunt, e se un a un qualsiasi procuratore
della Repubblica capitasse di leggere l’articolo pubblicato sul Corsera il
giorno 8 c.m. a firma di Cazzullo e titolato: “Quelle ragazze che fecero la Patria”,
vista l’obbligatorietà dell’azione penale, il Cazzullo potrebbe rischiare di
essere trascinato in Tribunale con un’imputazione foriera di qualche possibile
anno di galera,ospite nella stessa cella di Cuffaro.
Concorso esterno in
associazione mafiosa, art. 416-bis c.p. La stessa Cassazione delinea tra i
requisiti un’occasionalità e autonomia
del contributo prestato. Inoltre la partecipazione coincide con un contributo
casuale apprezzabile apportato da l’agente alla vita e alla conservazione
dell’associazione. Da ciò si evince che pur non facendo parte in modo organico
della camorra,il Cazzullo con i suoi scritti fa apologia e difesa del sistema
camorrista.
Qualcuno dirà che il carnevale è alle spalle e che sarebbe
meglio parlare di cose serie. Ebbene, la lotta alla mafia, alla ndrangheta e
alla camorra è forse un nuovo gioco di società o un annoso problema che a detta
di numerosi giornali e giornalisti è necessario estirpare?, noi propendiamo per
la seconda soluzione, il Cazzullo invece sembra dare il solito colpo alla botte
alternando un colpo al cerchio. Non è passato molto tempo da quando una linea
di T-shirt riportava scritte quali: “Mafia-Made in Italy”, “Cosa Nostra,Tipico
Stile Italiano”, e amenità varie. Ci fu una levata di scudi, una protesta generale
contro la diffusione e vendita di tali articoli peraltro molto richiesti. Un
deputato presentò un’interpellanza chiedendo che venissero ritirati dal mercato
e una sanzione verso il produttore. Non so quale esito abbia avuto questa
campagna anti T-shirt paramafiose ma ciò sta a dimostrare quanto sia sensibile
il tema “associazioni mafiose”. Allora il Cazzullo, nella foga di scrivere il
suo giornaliero articolo pro risorgimento e non smentendo la sua piemontese e
lombrosiana prevenzione verso tutto ciò che stanzia al di sotto del
Garigliano,nel tentativo di accreditarsi verso i suoi committenti (Comitato per
i festeggiamenti per i 150 anni) e quindi assurgere alla storia come il più
risorgimentalista del XXI secolo, scrive a getto continuo e purtroppo non trova
il tempo per leggere altro che non sia il solito copia e incolla tanto caro
agli studentelli poco volenterosi. E la fregola del nostro amanuense lo porta a
commettere errori che sfiorano o il ridicolo o l’apologia della camorra.
Nel suo articolo sopra citato il Cazzullo (è l’inizio della
cazzulleide) scrive: “ Come Marianna De Crescenzo, che nel 1860 accoglie
Garibaldi a Napoli alla testa di 200 armati” Ecco il corpo del reato, Cazzullo
trasforma una mignotta e camorrista in una eroina del risorgimento. E quindi fa
apologia della camorra,un contributo causale ma che di fatto trasforma la
camorra in una comitiva di combattenti per la libertà,quasi eroi da emulare. E’
noto infatti anche ai non addetti ai lavori che questa Marianna era meglio nota
come Giovannara, tenutrice di una casa di tolleranza e sodale con la camorra di
cui un suo cugino Tore e’ Crescenzo era capobastone. Quanto ai 200 armati, il
Cazzullo evita di dire che erano tutti camorristi chiamati da un altro
camorrista ante litteram, Liborio Romano a svolgere funzioni di polizia, essi
fecero da scorta a Garibaldi durante il suo soggiorno napoletano, scorta molto
gradita dallo stesso Garibaldi il quale remunerò lautamente scorta e
Giovannara, attingendo come era abitudine del nizzardo alla cassa del Banco di
Napoli. La camorra grazie a Garibaldi entrava nelle stanze dei bottoni e da
allora non è stata ancora cacciata.
Come rimproverare qualche ragazzotto con poco cervello se va
in giro con una T-shirt da frikkettone borgataro, se il Corsera quello che una
volta era “il Giornale”, presta le sue pagine alle corsare esternazioni di chi
conosce poco o affatto la storia,anche quella delle piccole cose?
Oh Cazzullo, tu che aspiravi ad un posto al Pantheon o
almeno una nicchia a Superga quale premio delle tue fatiche per questi 150 anni
dacchè voi (tu ) vi faceste carico del fardello del Sud, quel Sud depresso e
clientelare,mafioso e disoccupato, abusivista e criminale, quel Sud che è stato
sempre così e questo almeno nella considerazione che civili erano solo quelli
che scendevano dal Nord. Noi caro Cazzullo eravamo e nonostante tutto restiamo
una Nazione, e non saranno certo le sciocchezze che a fiumi scrittori e
giornalisti “salariati” continuano a produrre, non saranno questi
festeggiamenti che potranno farci sentire un improvviso amor di patria per questa tua patria. Noi celebriamo, non
festeggiamo, i nostri caduti, mai ricordati e anzi ignorati ed infangati dalla
agiografia risorgimentale. Noi non ci sentiamo affatto partecipi agli elogi che
tu levi a ricordare “l’eroismo” di una zoccola che tu intendi trasformare in
eroina. Non siamo ancora tanto emancipati, siamo del Sud, ancora indigeni da
colonizzare
Un certo Giuliotti scriveva : “ Il giornalista è in fondo la
parodia della potenza, il servitore vestito da padrone, il feto
dell’intelligenza che non si sviluppa né muore. Quando questo falso dominatore
si vanta di trarre i fili a una infinità di burattini e di divertirsi al
giuoco, è bugiardo. Vi sono dei burattinai ai quali serve, ai quali si inchina,ai
quali lecca i piedi…“ (tratto da L’ora di Barabba) forse il Giuliotti pensava
ai tanti scriba che ai rari giornalisti di oggi.
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