Esattamente
il 12 marzo di 150 anni fa, 1861, dopo la resa del Re a Gaeta, capitolava anche
Messina e veniva all’alba del 13 ammainata la penultima bandiera del regno
borbonico sulla cittadella. Essa aveva resistito con enorme eroismo, data la
netta inferiorità di mezzi, un mese oltre Gaeta di fronte al feroce assedio dei
guerrieri sabaudi, con in testa il criminale di guerra Cialdini. Quella bandiera,
come costume tra i fierissimi difensori del regno delle Due Sicilie, non fu mai
ritrovata dai vincitori per esibirla come trofeo. I soldati borbonici si
divisero le ultime bandiere gigliate tra loro, celandone i pezzetti perfettamente
addosso. Portarono così la loro Patria nei posti più reconditi e nella maniera
più appassionata nelle terribili traversie che li attendevano per mano dei
barbari calati dal nord. Molti finirono a Fenestrelle per sparire nella calce
viva, molti altri divennero briganti per sparare sino all’ultima pallottola
contro l’insaziabile nemico, i pochi sopravvissuti spesso presero la mesta via
dell’esilio che gli sfruttatori settentrionali chiamarono emigrazione.
Tutti
ci lasciarono un messaggio per troppi anni dimenticato: la Patria esiste solo
se i suoi figli la invocano e la proteggono senza arrendersi mai. Noi stiamo
rintracciando nel nostro inconscio collettivo quello scampolo di bandiera che l’orgoglio
dei nostri antenati negò agli invasori. Esso è ancora vivido e palpitante ma
solo facendogli ritrovare tutti i suoi simili, disseminati nel DNA dei
meridionali di oggi, sarà possibile riformare quella medesima bandiera, la sola
in grado di garrire sotto il vento della libertà.
V.G.
seguono programma commemorativo e narrazione dei fatti storici
PROGRAMMA DELLA MANIFESTAZIONE
150° ANNIVERSARIO
DELL’EROICA DIFESA DELLA REAL CITTADELLA DI MESSINA
13 Marzo 1861 – 13
Marzo 2011
Una
gloriosa pagina del nostro passato volutamente cancellata dalla storia
ufficiale
L’Associazione Amici del Museo,
l’Associazione “Gen. Gennaro Fergola”, la Delegazione di Sicilia del Sacro
Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio, Alleanza Cattolica, la Fondazione
Thule Cultura di Palermo e Z. D. A. - Messina in collaborazione con i Comitati
delle Due Sicilie e l’Associazione Culturale Neoborbonica hanno organizzato da
Venerdì 11 a Domenica 13 Marzo p. v. un ricco programma di iniziative per
ricordare il 150° anniversario dell’eroica difesa della Real Cittadella di
Messina da parte dei fedelissimi soldati duosiciliani, comandati dal Generale Fergola,
assediati dalle truppe piemontesi del Generale Cialdini. Era il 13 Marzo
1861, a quattro giorni dalla proclamazione a Torino del Regno d’Italia, quando
dalla Cittadella veniva ammainata la candida bandiera duosiciliana. La fortezza
messinese rappresentò, insieme con quelle di Gaeta e di Civitella del Tronto,
l’estrema resistenza del millenario Regno delle Due Sicilie, dove i nostri
soldati pur sapendo della inutilità di ogni sforzo cercarono di difendere la
Patria esprimendo la propria fedeltà al Re Francesco II di Borbone. Questi
uomini dimostrarono con le loro gesta eroiche e con i 47 caduti sugli spalti
che il soldato duosiciliano sapeva combattere e morire per un ideale in
contrapposizione ai tanti tradimenti e vili defezioni che portarono alla caduta
del Regno. Una gloriosa pagina del nostro passato volutamente cancellata dalla
storiografia ufficiale come la stessa Real Cittadella, testimone inesorabile
dei fatti, che ancora oggi versa nel totale abbandono. Questa cerimonia si
svolge da più di 10 anni ma quest’anno gli organizzatori hanno voluto dare
maggiore risalto anche in occasione del centocinquantesimo anniversario
dell’Unità d’Italia.
LA S. V. E' INVITATA A PARTECIPARE AI
VARI APPUNTAMENTI CHE IL RICCO PROGRAMMA PREVEDE
Venerdì
11 Marzo
Ore 11.00 Atrio del Salone delle Bandiere
di Palazzo Zanca: Presentazione
Medaglia Commemorativa realizzata dalla Ditta Alvaro & Correnti e
Inaugurazione Mostra Storico - Documentaria;
Sabato 12 Marzo
Ore 11.00 Istituto Tecnico Industriale
“Verona Trento”: Visita
guidata al plastico della Real Cittadella;
Ore
17.00 Salone delle Bandiere di Palazzo Zanca: Convegno e
Presentazione del libro “La Real Cittadella di Messina - L’ultima bandiera
borbonica in Sicilia” di N. Aquila e T. Romano - Thule Edizioni;
Introduce: Dario Caroniti Assessore
Comunale alla Famiglia; Saluti: Franz Riccobono Comitato
Organizzatore, Antonio Di Janni Delegato della Real Casa Borbone - Due
Sicilie, Giovanni Bonanno Ordine Costantiniano di S. Giorgio, Salvatore
Serio Delegato per Messina Associazione Culturale Neoborbonica, Armando
Donato Delegato per Messina Comitati delle Due Sicilie, Umberto
Bringheli Alleanza Cattolica;
Intervengono: Vincenzo Gulì Vice
Presidente Nazionale Associazione Culturale Neoborbonica, Nino Aquila Presidente
Museo Risorgimento di Palermo, Tommaso Romano Presidente Fondazione
Thule Cultura, Alessandro Fumia Associazione Amici del Museo di Messina,
Piero Adamo Z.D.A. - Messina;
Domenica
13 Marzo
Ore 10.30 Chiesa SS. Annunziata dei
Catalani: S.
Messa in suffragio dei caduti presieduta dal Rev. do Don Vincenzo Castiglione Cappellano
Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio;
Ore
11.30 Bastione S. Stefano della Real Cittadella: Commemorazione dei
fatti d’arme, scopertura lapide celebrativa e deposizione corona d’alloro.
Dal saccheggio del Sud di V. Gulì
le pagine dell’assedio:
Iniziato l'assedio di Gaeta,
egli esordi del novembre '60, a Messina (che quando i garibaldeschi avevano
varcato lo stretto invadendo il continente era stata giudicata imprendibile)
vien data la possibilità ai 5000 uomini del presidio di lasciare il servizio
dati gli intendimenti dello stato maggiore napoletano che solo attorno al Re
vuole concretizzare una resistenza meramente dimostrativa.
Il gen.brig.Fergola, che
comanda il forte, ha un cuore patriottico perfettamente corrispondente a quello
dei suoi uomini. Fieramente si decide di restare a combattere e, per
l'annunziata sospensione delle paghe dato il momento cruciale dello stato, non
soltanto non si protesta ma addirittura si realizza una colletta privata per
acquistare i necessari rifornimenti atti alla resistenza al nemico. Tuttavia è
soltanto l'ardimento dei Regi borbonici a costituire un ostacolo difficile per
gli invasori per l'armamento limitatissimo e vetusto della fortezza. A dicembre
i Piemontesi sostituiscono i rossi alla guardia del presidio napoletano ed è
vero assedio quando da Gaeta arrivano gli ultimi aiuti materiali ma anche l'ingombro di un gruppo numeroso di familiari
di soldati. Infatti contravvenendo al capitolato di armistizio tra
garibaldeschi e Napoletani si nega l'apertura sul mare del forte, col suo
blocco completo. Le vicende belliche di Messina non offrono avvenimenti di
risalto sino a febbraio '61 quando, per l'imminenza della resa di Gaeta, il
ten.col.Guillamat lascia l'ormai inutile roccaforte all'estremo nord del Regno
e, con tutta la sua esperienza nell'artiglieria, riesce ad entrare nella
cittadella sicula lavorando subito alacremente per l'approntamento di migliori
batterie di difesa. Caduta Gaeta, dopo ben sette lunghi mesi di isolamento,
Messina sente che è il momento della sua prova. Fergola ripropone ai presenti
tutta la drammaticità della situazione del forte riuscendo a far emergere le
perplessità di alcuni difensori non del tutto adamantini che sono allontanati
nell'ora della verità; poi si chiede vanamente al Re il permesso di liberarsi
dei civili e degli infermi per la dura lotta che si prefigura.
Alla fine di febbraio giunge
personalmente il gen.Cialdini con grande spiegamento di forze. Il comandante
sabaudo adopera incivili minacce terroristiche contro i difensori che, ancora
una volta, per il loro accanimento smentiscono clamorosamente il truffaldino
plebiscito che pure in Sicilia aveva dato una patina, assolutamente
inconsistente, di legalità parlando in nome del popolo assente. Così i
Borbonici sono intimiditi con la aperta promessa di fucilazioni in massa dopo
la forzata resa che, se fosse addivenuta dopo l'uso dei cannoni contro
l'abitato di fronte al forte ove stazionavano gli invasori, li avrebbe esposti
alla vendetta del popolo!
L'8 marzo con cannoni capaci
di una gittata nettamente inferiore a quelli degli assedianti e meticolosamente
diretti verso possibili obiettivi militari salvaguardando le case, la fortezza di Messina apre il fuoco a volontà
contro i Piemontesi vomitando direttamente proiettili di scarsa incisività ma
indirettamente tutto l'immenso ed inestinguibile odio contro lo straniero
invasore! Dopo quattro giorni di impari ed infruttuoso duello di artiglieria
con danni praticamente solo per gli
assediati, Fergola è costretto ad arrendersi, dopo aver tentato un'estrema
carta col lanciare i suoi soldati più audaci in una sortita decisamente
respinta, sotto l'infuriare di un incontrastabile bombardamento a tappeto
sardo.
Entrando nella cittadella
Cialdini proferisce novelle minacce facendo arrestare immediatamente gli
ufficiali rei di aver difeso l'onore della loro Patria. Ripetendo la
possibilità dei Savoiardi di passarli per le armi, il duce vittorioso li fa
schernire dal popolo prezzolato per dare una parvenza di appoggio locale al suo
operato. Per il diretto intervento del Re, una nave francese riesce ad ottenere
la liberazione dei prigionieri che, in totale mestizia, sono imbarcati con
destinazione l'esilio romano. Quel 13 marzo 1861 viene ammainata la bandiera
borbonica in Sicilia spesso vituperata dal popolo siculo ma punto di
riferimento del minimo grado di oppressione dei continentali che, provenienti
stavolta dal lontano nord dell'Italia, faranno assaggiare sempre più compiutamente le doglie della
schiavitù irreversibile, spingendo quasi tutti (compresi gli antichi detrattori
dei Borbone) a rimpiangere il governo napoletano!
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