Un nostro attento e infaticabile lettore Roberto Castellano ha brillantemente sostenuto una polemica con il Corriere della Sera in difesa del regno borbonico. La risposta della redazione naturalmente non è stata apprezzabile se non nel punto finale dove fa intravedere un futuro per il Sud solo nel segno dei Borbone...
LA NOSTALGIA DEI BORBONE E IL RISORGIMENTO DEL SUDLettera del lettore: "In una risposta a un lettore che parlava, in caso di secessione, di
risarcimenti dovuti a questo e a quello, lei non ha fatto cenno al
diritto del Sud a un risarcimento per i danni subiti nella forzata
annessione al Nord, danni che vanno dai fondi della Banca del
Mezzogiorno a industrie, beni marittimi e tante altre cose che avevano
fatto del Regno delle Due Sicilie e della sua capitale, Napoli, un
insieme di ricchezza e felicità. Il successo del libro «Terroni» di Pino
Aprile che parla di queste cose testimonia come sempre più italiani
diventino sensibili ai problemi del Sud. Roberto Castellano."
Risposta del Giornale:
Caro Castellano, Il Corriere riceve
in questi giorni molte lettere, soprattutto di lettori meridionali, che
deplorano i soprusi dei piemontesi, l' arroganza del Nord, il sacco del
Sud, e rimpiangono una specie di età dell' oro durante la quale i
Borbone di Napoli avrebbero fatto del loro regno un modello di equità
sociale e sviluppo economico. Le confesso che, leggendo queste lettere,
ho due reazioni alquanto diverse. La prima è un sentimento di fastidio
per questo travisamento della storia nazionale. Per unanime consenso
dell' Europa d' allora il Regno delle Due Sicilie era uno degli Stati
peggio governati da una aristocrazia retriva, paternalista e bigotta. La
«guerra del brigantaggio» non fu il fenomeno criminale descritto dal
governo di Torino, ma neppure una guerra di secessione come quella che
si combatteva negli Stati Uniti in quegli stessi anni. Fu una
disordinata combinazione di rivolte plebee e moti legittimisti conditi
da molto fanatismo religioso e ferocia individuale. La classe dirigente
unitaria fece una politica che favoriva le iniziative industriali del
Nord perché erano allora le più promettenti, e non fece molto, almeno
sino al secondo dopoguerra, per promuovere lo sviluppo delle regioni
meridionali. Ma il Sud si lasciò rappresentare da una classe dirigente
di notabili, proprietari terrieri, signori della rendita e sensali di
voti, più interessati a conservare il loro potere che a migliorare la
sorte dei loro concittadini. La seconda reazione, invece, è molto più
ottimistica. Vi sono circostanze in cui la rabbia e il sentimento di
una ingiustizia patita, anche se fondato su una lettura sbagliata del
passato, possono produrre risultati positivi. Se queste lettere
indicassero la crescita al Sud del numero di coloro che sono stanchi di
andare a cercare fortuna altrove e vogliono dare al Nord una lezione di
energia e dinamismo, ne sarei felice. Anziché temere la Lega, il Sud
avrebbe interesse a imitarla creando nelle sue regioni un movimento che
non si limiti a raccogliere voti per darli al migliore offerente. In
altre parole al Meridione serve una «Lega Sud» che cambi in una
generazione, come è avvenuto al Nord, tutto il personale politico delle
amministrazioni comunali e provinciali. Per raggiungere i loro
obiettivi, Umberto Bossi e i suoi compagni hanno inventato i celti e la
Padania. Il Sud può inventare il regno felice dei Borbone. Quando sono
utili al futuro, i travisamenti del passato sono perdonabili.
Link di riferimento:
http://archiviostorico.corriere.it/2010/ottobre/19/NOSTALGIA_DEI_BORBONE_RISORGIMENTO_DEL_co_9_101019086.shtml
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