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Gigi
Di Fiore
GLI
ULTIMI GIORNI DI GAETA
L’assedio che condannò l'Italia all'unità
Presentazione a Napoli
venerdì 24 settembre ore 18.00 (FNAC al Vomero, via Luca Giordano)
Un altro grande lavoro di Gigi Di Fiore
che, dopo la “Controstoria dell’Unità d’Italia” (da poco passata con successo
ai tascabili) e “I vinti del Risorgimento”, ci fornisce un altro strumento
importante nella difficile battaglia per la verità storica. Un'altra
dimostrazione che, al contrario di quanto affermano gli storici ufficiali, sono
sempre più necessarie pubblicazioni che sappiano raccontare la storia in
maniera scientifica ma anche piacevole. Nel caso degli “Ultimi giorni di
Gaeta”, al consueto rigore dell’autore (che utilizza anche numerosi documenti
inediti) si unisce una grande passione per le storie narrate come un cronista
“in diretta dal fronte” e, spesso, l’affetto per le storie di quei soldati
dimenticati per troppo tempo e che ancora oggi possono essere un prezioso
esempio di coerenza, di lealtà e di senso di appartenenza: tre elementi, visti
i tempi, più che mai necessari dalle nostre parti…
I cento giorni di storia
italiana meno raccontati nei libri scolastici: è l'assedio di Gaeta, che segnò
la fine del regno delle Due Sicilie e l'annessione del sud al resto
dell'Italia. Quei tre mesi restano invece il simbolo di un'annessione nata
male, con due eserciti regolari a farsi guerra: quello piemontese del nord e
quello napoletano del sud. Una vicenda che costò oltre mille morti con
tantissime vittime tra i civili rimosse dalla storia ufficiale.
Nel saggio di Gigi Di Fiore, attraverso nuovi documenti e testimonianze
soprattutto di parte piemontese, attraverso uno stile raccontato c’è la
narrazione della vita quotidiana nei due schieramenti contrapposti, le
descrizioni di personaggi anche minori, aneddoti. Ma soprattutto, il dettaglio
delle sofferenze dei civili e dei danni subiti dalla città di Gaeta in tre mesi
di impietoso bombardamento. L'ultima resistenza dello stato delle Due Sicilie,
allora ancora riconosciuto da tutte le diplomazie mondiali, in un testo che ne
approfondisce e racconta tutti i dettagli, con una bibliografia di ben 8
pagine. “Abbiamo avuto conquistato alla causa l’efficacia dei cannoni Cavalli a
lunga gittata” scrisse Cialdini, in un documento inedito, alla fine
dell’assedio
Nei nuovi documenti del ministero della Guerra, citati nel testo, si
ritrova proprio la conferma dell'uso sperimentale fatto dei micidiali cannoni
Cavalli a lunga gittata a Gaeta, sulla pelle dei militari borbonici e dei
civili gaetani. Un uso su cui vengono spese parole entusiaste, come di una
nuova arma da perfezionare sempre più per il futuro. Una specie di "bomba
atomica" dell'epoca per spezzare i residui di resistenza dell'esercito di
Francesco II di Borbone. E poi, nelle cifre finali dei comandi piemontesi, i
costi di tanto impegno di uomini e mezzi: 25 milioni per espugnare Gaeta.
Il libro si compone di Introduzione - Prologo - 12 capitoli - 3 appendici,
più due grandi foto d’epoca sull’assedio nei riguardi di copertina.
L'AUTORE
Gigi Di Fiore, inviato speciale del Mattino di Napoli in passato redattore
al Giornale di Montanelli, ha ottenuto nel 2001 il premio Saint Vincent per il
giornalismo. Ha scritto diversi saggi su due temi principali: Risorgimento-fine
regno delle Due Sicilie-brigantaggio; criminalità organizzata. Il suo testo
"1861 - Pontelandolfo e Casalduni un massacro dimenticato",
pubblicato nel 1998 e oggi introvabile, viene citato da tutti gli autori
successivi che si sono occupati di quell'eccidio (Pino Aprile compreso).
Vincitore del premio Pedio per la ricerca storia, del Landolfo d'oro per gli
studi sull'eccidio del 1861. Il suo libro "Controstoria dell'unità
d'Italia", edito da Rizzoli nel 2007, è stato più volte ristampato ed è
stato vincitore del premio Melfi, nonché finalista del prestigioso premio Aqui
terme storia. Sui temi della storia del sud, ha scritto anche per la Utet nel
2004 "I vinti del Risorgimento" e per Grimaldi il romanzo "Gli
ultimi fuochi di Gaeta". Sulla camorra, ha pubblicato molti testi a
partire dal 1993, qualcuno adottato anche all'università di Napoli. |