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Giuseppe Ruiz de Ballestreros PDF Stampa E-mail

Giuseppe Ruiz de Ballestreros

Palermo 29/5/1812 -Napoli 23/8/1881

Colonnello Comandante

Un altro militare inetto, un vile, gradasso e guascone in tempo di pace, vigliacco e incapace in guerra.

Anche il padre di Giuseppe Ruiz comprò il grado di 2° tenente nei reggimenti siciliani nel 1827.

Dopo un'anonima e scialba carriera nel 1842 era passato allo stato maggiore dell'esercito dove aveva servito presso molti generali, in qualità di aiutante di campo.

Per disgrazia del regno fu promosso tenente colonnello e gli fu affidato il comando del 5° cacciatori.

Inviato in Calabria per aiutare le brigate Melendez e Briganti, se attaccate dal nemico, Ruiz ritenne di non muoversi in aiuto di costoro, ma bensì di ritirarsi verso nord.

Il poveruomo in verità non era dotato di coraggio ed audacia e quindi pressato dalle intimidazioni telegrafiche di avanzare o di cedere il comando, preferì abbandonare il campo.

Giunto a Napoli trovò la maniera di discolparsi appogiato dal fratello Giovanni che era segretario e intimo collaboratore del re Francesco II, non solo fu riabilitato ma gli venne affidato il comando di una brigata a Capua.

La brigata era composta proprio dalle frazioni dei corpi da lui abbandonate nelle Calabrie, cinquemila uomini forse demoralizzati dagli avvenimenti calabresi, ma sicuramente animati dalle migliori intenzioni.

Nel piano di attacco della battaglia del Volturno il ruolo della brigata Von Mechel prevedeva che sia le truppe del colonnello svizzero, sia quelle di Ruiz, fossero avanzate verso Caserta unite, per prendere alle spalle il nemico attaccato frontalmente dal resto dell'esercito.

Ruiz accusò Von Mechel del fallimento dell'azione, in realtà il colonnello svizzero non fidandosi di Ruiz preferì combattere da solo ai Ponti della Valle, ma Ruiz dimostrò di essere una vera nullità, eseguendo con studiata lentezza i suoi movimenti, giungendo molto tardi all'appuntamento con Von Mechel.

Distaccò per l'attacco a Castelmorrone un migliaio di uomini senza fare proseguire in avanti gli altri quattromila ed infine sentendo i cannoni tuonare verso Maddaloni non ebbe nemmeno per un istante l'idea di andare in soccorso al Von Mechel, cosa che avrebbe consentito la vittoria borbonica.

Fu attaccato violentemente da tutti gli scrittori di parte borbonica ma il suo pessimo operato fu duramente censurato anche da quelli di parte avversa.

Tentò una puerile difesa del suo indegno comportamento nel 1861, con un opuscolo "L'autodifesa del generale Ruiz".

Cinquanta anni dopo i fatti, anche il figlio Gaetano, fece uscire una ristampa dell'opuscolo accompagnato da varie note difensive, con quale coraggio ancora oggi non è comprensibile.

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