spacer
spacer search

Associazione culturale Neoborbonica
L'orgoglio di essere meridionali

Search
spacer
header
Questo sito utilizza cookie per migliorare la tua esperienza di navigazione. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagine o cliccando qualunque suo elemento, acconsenti all uso dei cookie. Se vuoi saperne di più vai alla sezioneulteriori info.Ok
Associazione
modalità iscrizione
Perchè Neoborbonici
Why Neo-Bourbons
Organigramma
Carte Sociali
Sede e Delegazioni
Inno Neoborbonico
WebMail
www.ilnuovosud.it
Site Administration
Rete Due Sicilie
Giornale delle Due Sicilie
Attività
Storia del Movimento
Prossime attività
Libro degli ospiti
Dillo ai Neoborbonici
Le tue lettere
Login Form
Username

Password

Ricordami
Hai perso la password?
Non hai ancora un account? Creane uno!
 
Home

LE OFFESE DI UN NANO DELLA POLITICA E DELLA STORIA PDF Stampa E-mail
E' VENUTO IL MOMENTO DI DIRE BASTA!

E' un quiz troppo facile quello che proponiamo nella foto, anche per chi non conosce Brunetta. Basta leggere le deliranti dichiarazioni del miniministro su Il Giornale che vomitano razzismo, vanamente ammantato di management, su Napoli, Napoletani, Casertani  e Calabresi che primeggiavano in economia quando i suoi avi si salvavano dalla fame per la polenta regalata loro dalla grande imperatrice Maria Teresa.


A seguire un comunicato del Parlamento delle Due Sicilie e il relativo eco sui giornali  Cronache di Napoli e Corriere di Caserta, gli unici a scendere  in campo per il Sud.

su segnalazione del nostro lettore S.C.brunetta.jpg



«Se non avessimo la Calabria, la conurbazione Napoli-Caserta, o meglio se queste zone avessero gli stessi standard del resto del Paese, l’Italia sarebbe il primo Paese in Europa». Renato Brunetta è forse il ministro meno leghista, anche a causa di qualche «problemino di tipo locale», come ammette lui stesso ripensando alle schermaglie con il partito di Bossi sul Veneto e su Venezia. Ma alla Scuola di Gubbio usa argomenti molto «padani». La motivazione è spiegare quanto il federalismo sia necessario e l’intento non è tanto demonizzare il meridione e i meridionali. Anzi, quando dice cosa servirebbe per rilanciare l’immagine del governo del fare, propone di organizzare, oltre alla manifestazione di Milano, una o più iniziative del Pdl al Sud.
A Brunetta preme semmai mettere in evidenza un sistema malato ben rappresentato dalla «conurbazione» Napoli-Caserta che è «un cancro sociale e culturale. Un cancro etico, dove lo Stato non c’è, non c’è la politica, non c’è la società». Per dare un’idea, racconta di quando si tenne il primo consiglio dei ministri del governo a Napoli, tutto dedicato all’emergenza rifiuti in Campania. «La città era vuota. Qualcuno agli angoli delle strade ci faceva il segno con il dito», dice alzando il medio per mostre alla platea di militanti e quadri Pdl quale fosse il messaggio dei napoletani ai ministri appena insediati. «Gli intellettuali napoletani disquisivano se il termovalorizzatore di Acerra fosse idoneo sì o no. E stavano con la merda sopra i capelli». Mi ricordo «il freddo morale psicologico ambientale di quella giornata. Me lo ricordo. Ed è il segno più tragico, forse più dei mucchi di spazzatura per le strade, di una società, di una cultura e di una classe dirigente se non morte, tramortite».
La soluzione per Brunetta è il federalismo. «È la grande strategia di liberazione, per tutto il Sud». Se fallisce, «c’è la spaccatura del Paese». Se il governo cadesse, tutte le riforme si interromperebbero; «vincerebbero i fannulloni, lo sperpero nella sanità, vincerebbe la Fiom. Nella magistratura vincerebbe il peggior giustizialismo, il partito del deficit spending. Si metterebbero insieme i vari conservatorismi consapevoli e inconsapevoli che finora abbiamo distrutto».
E questo è anche l’appello che Brunetta rivolge ai finiani. Se escono, si renderanno responsabili del ritorno della vecchia politica, se restano possono dare un contributo al governo nel fare le riforme, bilanciando certi «conservatorismi» che il ministro vede affiorare anche nella maggioranza, ad esempio nella Lega quando si è trattato di abolire le Province. Il responsabile della Pubblica amministrazione arriva a dire che «non si sente di negare in maniera totalizzante» l’idea dei finiani che il governo sia appiattito sul Carroccio e su Giulio Tremonti. Ma ai futuristi usciti dal Pdl manda a dire che questo è l’ultimo treno per dimostrare che la loro non è solo «ipocrisia strumentale» e che vogliono parlare di merito. «Io con i finiani vorrei verificare punto per punto in Parlamento. Vedere se il loro è un bluff o una seria motivazione. Se la loro è una seria motivazione, dico evviva. Giusto alzare il livello del dibattito politico sul più riforme. Però voglio vedere dove sono i loro più e i loro meno. Se stanno dalla parte dei fannulloni, della spesa improduttiva e del peggior Mezzogiorno si accomodino. Se la componente finiana si caratterizza come un più, come un catalizzatore riformista, che questo scandalo sia scoppiato potrebbe diventare addirittura un bene. Se invece è il cavallo di troia delle forze peggiori di questo Paese che di volta in volta tornano a galla, allora si imporranno le urne».


Risposta del "Parlamento delle Due Sicilie" alle offese del ministro Brunetta
(Cronache di Napoli e Corriere di Caserta 12/9/10, p. 1).
  

 
 
 

Per Brunetta Napoli e Caserta sono un “cancro sociale”: ora basta

 

In un’intervista rilasciata ieri a “Il Giornale”, il ministro Brunetta ha definito la “conurbazione Napoli-Caserta un cancro sociale e culturale, senza Stato, senza politica e senza società”, concludendo che, “se non ci fossero Napoli, Caserta e la Calabria, l’Italia sarebbe il primo Paese in Europa”. Forse è arrivato davvero il momento di dire basta. Che cosa dobbiamo fare per far capire che ci siamo stancati di provocazioni, accuse e offese? Che cosa devono fare i campani, i calabresi o i meridionali per far sapere a ministri, politici, intellettuali e opinionisti della prima e dell’ultima ora che non vogliono più essere provocati, accusati, offesi o anche solo citati nei loro interventi puntualmente ripresi da stampa e tv nazionali? Chi può avere il diritto e la presunzione di umiliare gente che già è costretta a vivere, da decenni, nell’emergenza e nella precarietà? Danni e beffe: dai primati della disoccupazione e della invivibilità a quelli di una sanità che ci costringe a pagare i medicinali o a farci ricoverare su barelle di fortuna in ospedali senza rispetto e senza dignità e, per finire, magari, le lezioncine di chi pensa di sapere tutto e di poter risolvere tutto. Con gli inevitabili chiarimenti posticipati dei diretti interessati (“hanno travisato le mie parole, volevo dire altro, io amo Napoli e Caserta…” e così via) e le altrettanto inevitabili strumentalizzazioni dei leghisti di turno (“lo abbiamo sempre saputo, lo abbiamo sempre detto, la palla al piede dell’Italia, sono inferiori per razza”… e così via). E a questo proposito sarebbe utile rivolgere solo qualche domanda al ministro Brunetta: se è vero (e lo sappiamo bene) che paghiamo la totale assenza di classi dirigenti, dov’era Brunetta e dov’erano i responsabili del suo partito quando si sceglievano i politici che avrebbero dovuto rappresentare la Campania o la Calabria in questi anni? Cos’hanno fatto questi stessi politici in favore di quei territori che li hanno eletti premiando in maniera determinante il suo schieramento politico? Se è vero che usciamo da anni di strapotere bassoliniano, dov’era l’opposizione di fronte a certe scelte e a certi scempi? Che cosa hanno fatto i suoi colleghi per risvegliare quelle classi dirigenti “tramortite” e molto spesso (troppo spesso) indifferenti o complici di un sistema politico oggettivamente (e più o meno da 150 anni) nord-centrico? Quali erano (e quali sono oggi) le alternative credibili che potevamo utilizzare per cambiare veramente rotta? A proposito, poi, di Sud e dintorni, quali sono i provvedimenti che questo governo ha preso nonostante le promesse elettorali? Dove sono i fondi Fas o quelli del Cipe destinati al Mezzogiorno? Tra litigi, spaccature e scoop estivi, che fine ha fatto la “Banca del Sud” di Tremonti? Viene in mente quello splendido intervento televisivo del grande Massimo Troisi che accusava l’allora presidente Pertini di aver rivolto genericamente ai telespettatori (con il dito puntato verso la telecamera) l’accusa di aver rubato i soldi dei terremotati del Belice suscitando l’amarezza del padre di Troisi, un povero ferroviere che non avrebbe mai toccato una lira del Belice… Il ministro Brunetta, allora, punti il dito verso altri colpevoli e non verso la nostra gente: punti il dito, con un minimo di necessaria autocritica, verso se stesso o i suoi colleghi di partito (al governo, ormai, a livello locale e centrale, da diversi anni). E se queste sono le premesse, perché dovremmo fidarci di quel federalismo-salvatutti, “grande strategia di liberazione”? “Liberazione” di chi, da chi e per chi? A Napoli, a Caserta e in tutto il Sud non abbiamo più bisogno di provocazioni ma di fatti concreti e seri. Provocazione per provocazione, poi, se i soldi della Cassa per il Mezzogiorno o se gli incentivi vari e frequenti per le case automobilistiche non li avessero di fatto presi le aziende settentrionali, l’ex Regno delle Due Sicilie e i suoi “terroni” sarebbero primi in Europa e anche davanti ai “padani”… Non abbiamo classi dirigenti, allora, e non abbiamo chi sappia difenderci dai Brunetta come meriteremmo, come meriterebbe questa terra benedetta da Dio e dalla natura, come meriterebbe questa gente che ha un’unica colpa, frutto, forse, di migliaia di anni di scetticismo e di saggezza: la rassegnazione. Ma fino a quando? 

 

Gennaro De Crescenzo

Parlamento delle Due Sicilie

 


< Prec.   Pros. >
spacer
Centro Studi
Primati
Risorgimento
Esercito
Eroi
Brigantaggio
1799
Difesa del regno
Sport Sud
Siti dei Tifosi
Compra Sud
Progetto
Galleria
Galleria Immagini
Chi è Online
Abbiamo 105 visitatori online
Utenti
46649 registrati
0 oggi
10 questa settimana
3375 questo mese
Totale Visite
19501959 Visitatori

 
© 2005 Movimento Neoborbonico, via Cervantes 55/5 Napoli.
Tutti i diritti riservati.
spacer