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LETTERA AL RE DI NAPOLI PDF Stampa E-mail
Esattamente 150 anni fa, il 6 settembre 1860, S. M. Francesco II di Borbone decideva inaspettatamente di lasciare la capitale per un piano strategico risultato poi fallimentare tanto da determinare il crollo di Napoli e di tutto il sud Italia verso una crisi non più risolta.
Esattamente 150 anni fa, avremmo voluto recapitare a Sua Maestà Siciliana questa lettera-supplica per la salvezza del suo regno e dei suoi sudditi un tempo felici.


Sire,

la Vostra augusta bontà ha indirettamente minato alle basi il Regno di Ruggero e di Federico, di Alfonso e di Carlo. Ciò a causa della stima e del rispetto che riponete in troppi personaggi che Vi circondano da presso o da lontano. Tutto appare oggi compromesso perchè un'incredibile serie di rovesci, tutt'altro che militari, ha fatto giungere nel Principato Citra un'accozzaglia di avventurieri stranieri, bramosi al punto di non volerci lasciare nemmeno gli occhi per piangere. Se la Maestà Vostra non inverte il senso delle cose, in pochi mesi tutti i Meridionali, Voi per primo, saranno schiavi di una tirannide sconosciuta o costretti ad abbandonare la Patria.


Voi non avete soltanto il diritto di governare legittimamente questa Nazione, Voi avete soprattutto il dovere di proteggere i Vostri sudditi dalla catastrofe che è stata preparata per loro. Non è stata forse connotazione dei Re Borbone l'anteporre l'interesse del popolo a qualunque altro? Non hanno forse i Vostri avi lottato contro i cattivi "baroni" per venire incontro alle giuste aspettative popolari? Non è sempre stato il Re Borbone l'elemento di equilibrio tra i più forti e i più deboli Vostri sudditi? Con che coraggio, dunque, pensate di farVi trascinare dalla corrente delle falsità unitarie italiane e consegnare le teste dei Vostri figli più indifesi al giogo straniero? I Vostri pensieri, le Vostre ambizioni, le Vostre abitudini sono tutti da sacrificare per il bene di quel popolo che ha sempre amato i suoi Re, offrendo all'occasione prontamente la vita dei suoi figli per la salvezza della Monarchia.

Non vi sgomenti la congiura internazionale che sempre più nitidamente si delinea; più di un nemico forte e numeroso è stato debellato dai Napoletani: dalle legioni della grande Roma umiliate dai Sanniti, agli irresistibili Longobardi tenuti per sempre lontano da Napoli; dagli infedeli Musulmani sconfitti definitivamente dalla flotta partita da Gaeta, alle invincibili armate di Championnet che dovette riconoscere indomabili gli abitanti delle Due Sicilie.

L'alone di imbattibilità che circonda le orde di Garibaldi è frutto delle penne mercenarie di chi ha elevato a sistema di moderna lotta la menzogna per confondere le menti semplici. I Vostri soldati sono stati sempre sinora messi nelle più svantaggiose condizioni dai duci corrotti o traditori, sia in Sicilia che nelle Calabrie. Interrogate Sforza, Von Mechel, Bosco che hanno visto negli occhi la paura di Garibaldi e delle sue camice rosse al di là del Faro e saprete la verità sulle "vittorie" garibaldesi. Appurate gli ignominiosi comportamenti di Salazar, Brigante e Ghio e conoscerete come è praticamente sparito l'esercito al di qua del Faro. Il valore comunque dimostrato dai Vostri soldati in ogni evenienza Vi infonda la determinazione di partire da esso per un ribaltamento della situazione bellica che è conseguenzialmente possibilissimo e probabilissimo.

Gli invasori possono essere fermati in ogni momento e in qualsiasi luogo, a condizione che adottiate i seguenti provvedimenti:

1) Stato d'assedio nella capitale adoperando le Vostre più fedeli truppe, magari quelle rimaste a Gaeta.

2) Abolizione della libertà di stampa per il gravissimo momento attraversato dalla Patria.

3) Richiamo dei ministri e funzionari invisi ai settari, semplicemente perchè ad essi avversi e quindi di giovamento alla Patria.

4) Ordine di fucilazione immediata, con un processo sommario, per chiunque contravvenga ai primi due punti.

5) Corte marziale per tutti i comandanti, specialmente dell'Armata, che non eseguono immediatamente i Vostri ordini.

6) Rottura dei rapporti diplomatici con tutti gli stati che appoggiano direttamente o indirettamente la rivoluzione, con espulsione "ad horas" di tutti i loro cittadini.

7) Selezione dei comandanti adatti, in base alle esperienze fatte in questi ultimi tre mesi, per dare battaglia nel Principato Citra oltre Salerno, con minaccia di passare per le armi sul campo i codardi e i disubbidienti.

8) Sbarco a sorpresa alle spalle di Garibaldi nella piana di Eboli di una forza capace di impedirgli la ritirata, per mare o sui monti, mentre celermente, anche con l'utilizzo del treno, saranno stati già opportunamente dislocati Artiglieri e Cavalieri per l'attacco frontale ed irresistibile al nemico sotto il comando diretto della Vostra Maestà.

Se farete tutto questo, Garibaldi si arrenderà, non essendo avvezzo a combattere vere battaglie. Alternative non devono esistere: qui è in gioco la salvezza della Patria e la libertà di quasi 10 milioni di Meridionali! Ad Eboli taceranno le armi solo a vittoria ottenuta!

Non Vi tormenti il pensiero di Francia e Inghilterra che tenteranno di ostacolarVi. Esse sono brave a dispacci ma non appaiono disposte a mandar eserciti per farli rispettare. Gli equilibri internazionali vietano loro di muoversi in tal senso e, anche se per assurdo lo facessero, non posseggono la forza bastante per conquistare tutto il Regno. Noi faremmo come lo Zar contro Napoleone, facendo avanzare il nemico per colpirlo sul terreno a noi più congeniale, dopo aver fatto terra bruciata attorno ad esso, e col necessario aiuto della devotissima popolazione che non aspetterebbe altro. Senza limiti di tempo, per lui ci sarà solo la totale rovina!

Sire, i tempi nuovi che hanno pianificato la nostra distruzione, impongono un nuovo modo di regnare; non intaccando affatto i principi fondamentali della ottimale politica borbonica, ma non fidandosi più delle parole (come quelle retorica della "fratellanza" con altri Italiani che ci stanno trattando come farebbe la razza più diversa ed ostile), dei trattati e della pietà del nemico. Perciò non c'è altra via che combattere per la sopravvivenza.

Un'ultima remora Vi può far titubare: lo spargimento di sangue, specialmente quello iniziale dei duci corrotti e vili. Ma essi non hanno fatto scorrere quello onesto e leale dei tanti giovani Napoletani lasciati in pochi e senza munizioni a Calatafimi, bombardati dai cannoni gigliati a Milazzo, caduti con l'inganno nelle imboscate calabresi? Voi, che siete giusto, sapete che, per evitare altri orrendi massacri di migliaia di Regi in avvenire, è doveroso punire esemplarmente qualche diecina di infami comandanti, già macchiati del sangue del popolo in armi. O Vi aborre solo il sangue dei potenti? Un Borbone la pensa esattamente al contrario!

Salvate così il Vostro popolo, o Sire, ed esso continuerà a vivere felice, moderatamente agiato e quindi refrattario ai tentacoli allettatori della piovra capitalistica che già sta divorando il cuore dell'Europa. Resistete ad essa, più che a Garibaldi, o Sire, e farete anche la volontà di quel Dio che ci ha creati per vivere rettamente e non per godere sopraffacendo il prossimo. Quel Dio che in nessuna parte del mondo cristiano ha tanti templi come nella nostra splendida capitale, Vi illumini per farVi aderire a queste richieste e sorregga la Vostra mano quando alzerà inesorabile sui Suoi e Vostri nemici la spada della giustizia!

  [fonte Il Saccheggio del Sud di V. Gulì]

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