Andrea Pigonati: un siciliano da ricordare |
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Nella ricorrenza del 220°
anniversario dell'apertura del canale borbonico, dalla terra d'Otranto viene questo bellissimo articolo su un aspetto poco conosciuto della nostra storia che parla della città di Brindisi e della sua fioritura sotto Ferdinando IV e l'ing. Andrea Pigonati, un siciliano da annoverare tra gli uomini illustri delle Due Sicilie.
Nella storia dell’umanità ci
sono state tappe fondamentali quali la caduta dell’impero romano, la scoperta
dell’America, lo sbarco del primo uomo sulla luna che hanno segnato
indubbiamente l’inizio di una nuova epoca. Anche nella storia di una comunità
ci sono eventi o personaggi che nel loro piccolo ne determinano un improvviso
ed inatteso sviluppo.
Per la nostra città l’anno della rinascita è stato il 1780, l’evento chiave è
stata la l’apertura di un canale navigabile tra il porto interno e quello
esterno ed il suo artefice materiale l’ingegnere idraulico Andrea Pigonati.
Nato a Siracusa nel 1734, tenente
colonnello del Genio Militare dell’esercito borbonico, il suo nome è legato
appunto agli importanti lavori di bonifica del porto di Brindisi che da alcune
centinaia di anni si era trasformato in un enorme pantano malarico inagibile ai
grandi navigli. L’aria malsana determinava una elevata mortalità non solo per
malaria ma anche per colera e dissenteria tanto che per alcuni decenni il
numero dei morti in città superò decisamente quello dei nuovi nati.
Per incarico del re Ferdinando IV° di Borbone, durante i 4 anni che vanno dalla
primavera del 1776 fino all’agosto del 1780 il Pigonati si adoperò nell’intento
di riaprire il canale di collegamento tra il bacino interno del porto ed il
porto esterno consentendo il ricambio delle acque stagnanti.
In base agli studi effettuati egli individuò varie cause che si erano succedute
nei secoli a determinare il disastro ambientale che si era venuto a creare.
In primo luogo i residui delle palafitte fatte piantare all’ingresso del nostro
porto da Cesare durante la guerra civile del 49 a.c. per impedire la fuga dalla
città di Pompeo. Poi la nave che il principe di Taranto Giovanni Antonio del
Balzo Orsini fece affondare nel 1450 sempre all’imboccatura del porto per
impedire che la città cadesse preda della flotta veneziana che dominava
l’Adriatico.
A questo si aggiungeva la sabbia che le maree portavano dal porto esterno
all’interno e dalle paludi circostanti, le alghe che vi crescevano e le
“sozzure” che vi buttava la città. Va ricordato a tal proposito che i liquami
fognari cittadini confluivano nel porto attraverso il “canale della Mena”.
Sempre per incarico del re Ferdinando IV° il Pigonati si attivò per coprire
questo canale fognario a cielo aperto creando su di esso una strada che venne
detta “strada Carolina” in onore della consorte del sovrano borbonico. Dal 1928
questa strada cambiò il suo nome in corso Roma la cui parte terminale venne più
tardi denominata corso Garibaldi.
Tutte questi lavori furono materialmente eseguiti da circa 200 “galeotti”
appositamente fatti venire da Napoli e che furono alloggiati nel Castello di
terra.
Grazie all’attività svolta il canale d’accesso al porto che all’inizio dei
lavori aveva una profondità massima di 6 palmi fu portato fino ad una
profondità di 28,3 palmi. Il costo di tutte queste opere raggiunse la
ragguardevole somma per l’epoca di 56mila e 758 ducati.
Per correttezza va sottolineato che il perfezionamento di questi lavori
richiese diversi interventi successivi che si protrassero fino al 1847 anno in
cui grazie all’ingegno del tenente di vascello Mario Patrelli e del colonnello
del Genio Militare Albino Mayo ne modificarono l’orientamento del canale che
venne rivolto verso tramontana (anziché verso greco-levante come aveva voluto
il Pigonati) risolvendo definitivamente il problema del suo periodico
insabbiamento.
Il miglioramento della salubrità dell’aria e la possibilità dopo secoli di
poter far accedere nel porto interno navigli anche di grosse dimensioni segnò
un progressivo miglioramento delle condizioni economiche e sociali dei
cittadini ed una rapida crescita demografica. Con l’apertura del canale di Suez
nel 1869 il porto di Brindisi diventa il più importante capolinea d’imbarco per
l’India. Nel 1927 Brindisi che poco più di 150 anni prima era stata un malsano
villaggio paludoso di appena 6000 abitanti divenne una delle più giovani
provincie del Regno d’Italia.
Se ciò è accaduto lo si deve all’intuizione del re Ferdinando IV° di Borbone ed
al gruppo di ingegneri militari che realizzarono quanto egli aveva richiesto,
primo fra tutti Andrea Pigonati.
Quest’ultimo vede già a lui intitolata una via della nostro comune. Un segno
tangibile di riconoscenza ai restanti artefici di quest’impresa sarebbe quella
di intitolare anche a loro una di quelle vie cittadine i cui nomi sono
diventati ormai anacronistici, superati dagli eventi della Storia (es. via
Jugoslavia, via Unione Sovietica, via Cecoslovacchia, viale Paesi d’Europa
ecc).
A nostro giudizio nella storia della nostra città nessuno dei governanti
successivi o precedenti ha contribuito più di loro allo sviluppo economico ed
al progresso sociale. Per quello che di positivo queste persone hanno fatto per
Brindisi meritano che se ne valorizzi maggiormente il ruolo storico e se ne
perpetui nel tempo la memoria.
Salvatore Valentino fonte:
http://www.brundisium.net/notizie/shownotiziaonline.asp?id=32525 |