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SBARCO IN CALABRIA ULTRA E PRESA DI REGGIO
La setta
anglo-massonica che aveva preparato l’invasione della Sicilia ha lavorato
alacremente dal 21 luglio per rendere il più sicuro e indolore possibile il
passaggio sul continente della rivoluzione. La maggior parte dei generali e
colonnelli al servizio settario sono stati stanziati dal traditore numero uno,
Alessandro Nunziante, nelle Calabrie per
favorire l’avanzata “inarrestabile” dei garibaldeschi verso la capitale.
Addirittura anche quelli che avevano già
dato prova per lo meno di passività di fronte al nemico in Sicilia (come
Briganti o Ruiz) sono con il comandante in capo Giovambattista Vial de Maton,
che conosce bene la strategia da eseguire per affossare i Regi.
Si ripete quel miscuglio letale e abominevole
fra traditori e indecisi e perciò “neutrali” che è l’unica possibilità per non
far vincere i borbonici.
Il 19 agosto Garibaldi varca lo stretto con
la solita complicità dell’ineffabile flotta borbonica e, dopo una salutare fuga
sui monti in attesa del perfezionamento del tradimento, il 21 si presenta a Reggio
per impossessarsi della città. Come già visto al di là del faro, c’è sempre
qualcuno (purtroppo non ai vertici del comando…) che non riesce a piegarsi agli
ordini astrusi e truffaldini e va a combattere. E’ il caso del col.Francesco
Dusmet che pretende di affrontare il nemico e viene lasciato con pochi soldati
presso il Duomo dal comandante della piazza Gallotti alla mercé di un esercito
in camicia rossa. Dusmet fieramente sbarra il passo agli stranieri e muore, come
gran parte del suo reparto, cadendo
accanto al giovane figlio trucidato per primo. Le istituzioni reggine
certamente ricorderanno il falso eroe Garibaldi, quando avranno il
coraggio e la contezza di commemorare i veri eroi della nostra Nazione come Francesco Dusmet? V.G.
}
Sempre da libro dello
scrivente “Il saccheggio del Sud” riportiamo le pagine dedicate ai fatti di
Reggio.
Il 19 agosto il telegrafo
della punta estrema delle regioni continentali del regno segnala l'accostarsi
dell'imbarcazione di Garibaldi. Il primo ad essere informato è naturalmente il
comandante della flotta a Reggio Salazar che, per tutta risposta, fa
trascorrere ad arte l'intera mattinata con espedienti vari, compreso l'ascolto
di una lunga messa cantata, prima di salpare. Le navi da guerra, pur avendo
concesso il tempo contrattato per il totale sbarco dei rossi, per un ritardo
quasi fatale incrociano un battello che ritorna in Sicilia per ricaricare con
lo stesso nizzardo a bordo. Al momento di panico della richiesta di
riconoscimento, viene issata bandiera degli Stati Uniti d'America ( ulteriore
inequivocabile atto di pirateria) che
convince Salazar di essersi imbattuto in "evidenti" mercanti
americani!......Così il filibustiere prosegue indisturbato verso Messina! Ma la
sfortuna perseguita quel giorno il "pio" Salazar perchè, dirigendosi
verso la costa calabra, appare nitida e inequivocabile la visione di un'altra
nave ancorata con i rossi che sbarcano serenamente. Logicamente il tradimento
era facile quando la sua interpretazione immediata era alquanto soggettiva;
mentre diventava arduo e pericoloso quando oggettivamente una certa situazione
imponeva un rispetto almeno minimo degli ordini. In tal guisa mentre scambiare
pirati rossi per commercianti americani era sì strano ma sempre possibile a
prima vista, era invece praticamente impossibile non intervenire scorgendo i
garibaldeschi scendere sul suolo patrio scaricando quelle munizioni da ficcare
nelle carni dei Regi. In conclusione Salazar fa sparare sui rossi,
privilegiandoli però prima consistentemente della facoltà di aver portato a
terra tutto il necessario. I garibaldeschi si rifugiano tosto sui monti circostanti con scarse riserve e tra
l'indifferenza significativa degli indigeni, definiti in tutto il mondo in
spasmodica attesa per la sbandierata lotta comune contro il tiranno Borbone. Le
cannonate sono state intese da tutte le orecchie funzionanti in un raggio di parecchi chilometri, ma
evidentemente non portano a quelle dei comandanti i segnali per reazioni
conseguenziali. Tant'è che i soldati si rinchiudono tranquillamente nel
castello di Reggio invece di tallonare gli invasori in ambasce e porre termine
al crimine internazionale in atto. Qualche ora dopo un arcano visitatore vien
fatto entrare nella fortezza e colloquia col comandante Gallotti; effetto di
questo ulteriore tradimento è l'ordine impartito ai Regi di non muoversi quando
si vede arrivare il nizzardo con le ultime sue forze sbarcate. Peggio si
comporta il gen.Brigante che dall'immediata periferia di Reggio sopraggiunge
mandando in avanscoperta il col.Dusmet. Costui avvista i primi garibaldeschi e
li assale furentemente sino a rimetterci
la vita eroicamente. Brigante allora lascia al proprio destino gli uomini del
glorioso Dusmet e devia sbalorditivamente verso il castello rinchiudendosi con
gli altri. Pur potendo sia offendere con incisività (come dimostrato da Dusmet)
che resistere ad oltranza per i completi ed abbondanti rifornimenti della
fortezza, l'ineffabile generale fa issare subitaneamente ed ingiustificatamente
bandiera di resa per evitare che, tirando qualche colpo, possa attirare qualche
altro generoso e leale colonnello dei dintorni e rischiare di compromettere
l'incontrastata invasione garibaldese. Proprio mentre da Napoli veniva
reiteratamente l'esortazione a cementarsi contro il nemico dopo le brevi
sparatorie intercorse (che pur mostravano perdite significative di 147 contro
50 a sfavore degli stranieri), veniva da Brigante calpestato ogni ordine superiore, ogni logica militare, ogni
decenza di comportamento con l'assurda resa. Incredibilmente il dispaccio della
vile capitolazione parte più presto dei preliminari veri e propri della resa
rituale: tanto tutto è preordinato!
Un comportamento ancora più
inqualificabile si tiene nella capitale in conseguenza della denunzia di quasi
tutto l'equipaggio di un'altra unità marina a Reggio comandata da Guillamat, in
relazione al suo tradimento con gli altri capitani, di fronte allo sbarco del
nemico. La Corte Marziale scagiona allegramente Guillamat e condanna invece i
ricorrenti! In mano a chi era finito il popolo napoletano!
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