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LA MOZZARELLA "blu savoia" PDF Stampa E-mail
Mozzarelle blu dal Nord o mozzarelle campane?

 

Il Movimento Neoborbonico ha inviato all’ex Ministro per l’Agricoltura e attuale governatore del Veneto, il leghista Luca Zaia (e per conoscenza all’attuale ministro Galan), un fascicolo con la rassegna stampa relativa al caso delle “mozzarelle blu” prodotte dall’azienda bolognese Granarolo e al centro di recentissime inchieste.

In questo modo, il Movimento ha inteso ricordare all’ex ministro che, dopo le denunce piovute con grande zelo alla fine del suo mandato contro le aziende per la produzione di mozzarelle in Campania (e legate alle percentuali di latte di bufala e vaccino), sarebbe stato (e sarebbe) opportuno indagare con lo stesso zelo anche presso le grandi industrie settentrionali che da tempo si sono inserite nel mercato delle mozzarelle (prodotto tipico della regione Campania) con standard qualitativi tutti ancora, evidentemente, da verificare.

 

Ufficio stampa

SEGUE LA RELATIVA RASSEGNA  STAMPA


 

Dal Corriere di Bologna del 23/7/10

Trovate due mozzarelle «colorate» vicino a Torino
Il Codacons presenta un esposto per pubblicità ingannevole. Calzolari, numero uno della Granarolo: «Tensioni nel settore caseario e clima opaco»

È bufera sulla Granarolo, dopo la notizia - diffusa dal quotidiano La Stampa - per cui sarebbero state trovate vicino a Torino due mozzarelle blu riconducibili al marchio bolognese. Tanto è bastato per far montare subito sulle barricate la Coldiretti - che ha chiesto «immediata chiarezza» sull'azienda di Granarolo - e soprattutto il Codacons, che oggi depositerà un esposto alle Procure di Torino e di Bologna e alla Corte dei Conti dell'Emilia-Romagna per pubblicità ingannevole. «Se fosse vero - dice il presidente Carlo Rienzi - che i prodotti Granarolo non vengono realizzati esclusivamente con materie prime italiane, vi sarebbe un danno per i consumatori e anche per l'economia italiana». Smentisce la Granarolo: «L'azienda non ha mai acquistato latte, mozzarella, semilavorati o ingredienti dalla società tedesca Jaeger. La mozzarella Granarolo viene fatta in Italia». In più, si legge nella nota, l'azienda «non è mai stata contattata dalla magistratura di Torino» nè dalle autorità sanitarie.

IL NUOVO CASO - Ma andiamo per ordine. A un mese da quando è esploso lo scandalo delle mozzarelle «colorate», qualche giorno fa sono stati trovati altri due prodotti blu in un supermercato di Rivoli, vicino a Torino. Secondo La Stampa, che ha divulgato la notizia, la novità è che questa volta non si tratterebbe di prodotti tedeschi, come era avvenuto finora, ma di una marca italiana: la Granarolo, appunto. Le due mozzarelle sono state sottoposte ad analisi, ancora in corso: secondo quanto appreso, l'esito dovrebbe comunque confermare la presenza dello pseudomonas fluorescens, il batterio che colora di azzurro il latticino.

L'INCHIESTA - Della vicenda si occupa la procura di Torino che sulle mozzarelle blu conduce da tempo un’inchiesta nell’ambito della quale è stata anche avviata una rogatoria perchè le autorità giudiziare tedesche compiendo verifiche presso la Milchwerk Jaeger da dove risultava provenire il latte con cui sono state confezionate le mozzarelle colorate trovate fino ad ora.

LA COLDIRETTI -Pronta la reazione della Coldiretti. Il presidente, Sergio Marini, chiede di «fare immediatamente chiarezza su quanto latte e derivati sono importati, di quale provenienza, con quali marchi e prodotti vengano immessi sul mercato e su quali relazioni con la società tedesca Milcher Jager, responsabile della vicenda delle mozzarelle blu, abbia la Granarolo, società - ricorda il numero uno della Coldiretti - di proprietà della più grande cooperativa del settore lattiero caseario che dovrebbe avere come primo obiettivo la valorizzazione del latte prodotto nelle stalle italiane».

CODACONS - Dura anche la reazione del Codacons, che denuncia la Granarolo alle Procure di Torino e Bologna e alla Corte dei conti dell'Emilia-Romagna per pubblicità ingannevole. «Qualora fosse vera questa circostanza e i prodotti Granarolo non venissero realizzati esclusivamente con materie prime italiane - spiega Rienzi - vi sarebbe un danno non solo per i consumatori, ma anche per l’economia nazionale». Il presidente cita le pubblicità dell’azienda relative al "Latte Alta Qualità", che - dice - «parlano di mucche italiane selezionate, di filiera garantita e controllata e di latte garantito e certificato ogni giorno con controlli più numerosi e approfonditi di quelli di legge». Da qui la decisione del Codacons di presentare un esposto alle Procure di Torino e Bologna, dove ha sede la Granarolo, e alla Corte dei Conti dell’Emilia Romagna, chiedendo di verificare se una eventuale pubblicizzazione come italiani di prodotti realizzati anche con materie prime straniere, possa configurare possibili reati come frode in commercio o truffa aggravata e di avviare un’indagine per accertare possibili danni all’erario connessi alle export e al discredito per il made in Italy.

 

 

25/07/2010 - 13:23 www.newnotizie.it

Mozzarelle blu: la Granarolo ancora in pericolo

Torino, 24 luglio. Anche se la nota azienda nazionale di latticini si è difesa dichiarando già ufficialmente di non aver usato latte di origine straniera che potrebbe essere quello “incriminato” nella vicenda delle mozzarelle adulterate, secondo la procura di Torino può anche essersi trattato di un problema legato alla produzione interna all’azienda stessa.
Ipotesi naturalmente ancora tutte da chiarire, quelle che vedrebbero la Granarolo al centro di una spiacevole vicenda giudiziaria, oltre che di immagine (danno incalcolabile soprattutto in campo alimentare). Si è intanto già svolto un da parte della polizia giudiziaria presso la sede dello stabilimento, volto a raccogliere prove ed indizi concreti sull’andamento dell’incresciosa vicenda.
Responsabile della tinta blu presa da alcune mozzarelle non appena aperte le confezioni per lasciar entrare l’aria, sarebbe in ogni caso un microrganismo, lo ”pseudomonas”, che non è particolarmente pericoloso per la salute, quand’anche non ispiri una eccessiva fiducia nella pietanza che ci si vede portare nel piatto. Questa sarebbe la tesi ormai accertata su base chimica, oltre quella più immediata che ha fatto pensare all’uso di acque non del tutto igienizzate nel trattamento delle mozzarelle. Per lo più, il problema sarebbe riguardato latticini di produzione tedesca, secondo i primi accertamenti concreti.

 

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