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I CANNONI DI CAPO PELORO PDF Stampa E-mail
 

cannoni-borbonici.jpgRecentemente a Messina si è fatto un gran parlare sul recupero di alcuni cannoni seminterrati sulla spiaggia di fronte a Scilla che certi risorgimentalisti obsoleti volevano addirittura chiamare “i cannoni di Garibaldi”. Ma perchè il grande filibustiere avrebbe dovuto abbandonare i suoi (pochi) cannoni? Ecco una nota chiarificatrice del nostro delegato della Val Demone.

I cannoni estratti (non scoperti, perchè erano “in quel luogo” da tempo immemorabile, interrati al 70%, ed usati dai marinai per legare gli argani di alaggio delle loro barche) dalla spiaggia di Torre Faro hanno dato luogo a un frizzante dibattito culturale. L'equivoco nasce perchè alcuni personaggi "pseudo storici" e... di sinistra blasonata (piccoli borghesi sempre legati al carrozzone vincente) per mettersi in mostra in una realtà culturale messinese piuttosto arida e sciatta, hanno voluto a tutti i costi legare i cannoni al risorgimento e a Garibaldi. Fra essi vi è anche un architetto (una volta mio amico) impiegato del comune di Messina, che facendo soventi trasmissioni in una T.V. locale molto seguita, crede di "pontificare" in tutto quello che dice. Ho visto il cannone più grande  e posso dire che è un cannone navale appartenuto certamente alla difesa della Torre del Faro, che sulla culatta si nota perfettamente in bassorilievo una corona molto simile, se non uguale, a quella che si può notare nelle monete di Ferdinando IV del primo periodo, cioè quello che termina nel 1799. Altra similitudine si può riscontrare anche nello stemma della Marina del Regno di Napoli e Sicilia ove sotto la corona vi è un'ancora che nel cannone in oggetto si nota solo nella parte superiore, ma potrebbe essere anche una sigla o un monogramma. La verità definitiva la daranno gli altri due cannoni in restauro. L'unica cosa certa è che per far conoscere la verità si dovrà combattere anche quando con sicurezza si saprà che i cannoni, come io suppongo, sono stati realizzati verso il 1780-1790, sotto il regno di Ferdinando IV e messi in batteria a difesa di capo Peloro, di contrasto per un eventuale sbarco francese a nord della città, ma anche a controllo di quell'importante tratto di mare ove la Calabria è distante solo 3 chilometri. Nel 1860, prima dell'arrivo dei garibaldini a Torre Faro per il passaggio in Calabria, i tre pezzi furono giustamente sabotati inserendo sulle bocche palle di calibro superiore a colpi di mazza...!        

 

                                                   Totò Serio

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