Al TG 5 di oggi 3 gennaio è stata data notizia dell'azione in corso di gruppi di meridionali contro il Museo di Lombroso a Torino. Ripetiamo il nostro servizio di novembre scorso in cui esponevamo l'infamia della riapertura del museo, ribadendo che troveremo la strada per pretendere dal governo la restituzione dei resti dei nostri antenati esibiti ancor oggi come cavie di laboratorio! A noi non interessa il carattere storico della mostra, nè il presunto razzismo denunciato dallo stesso direttore: RIDATECI I RESTI DEI NOSTRI EROI!!!
La notizia sulla Stampa odierna al link:
http://www3.lastampa.it/torino/sezioni/cronaca/articolo/lstp/111362/
Riapre il “museo degli orrori” di Lombroso: I Neoborbonici chiedono al Ministro Alfano il ritorno dei resti dei "briganti" meridionali
Oggi, 27 novembre, riapre il Museo di Torino in cui vi sono le prove delle mostruosità che il Lombroso ha fatto sui resti dei cadaveri dei nostri antenati chiamati briganti. Il Movimento Neoborbonico dice basta a questa vergogna che offende il passato, il presente e il futuro del Sud. Oltre al comunicato stampa che segue, c'è un esposto al Ministro competente e si sta preparando un incartamento da spedire alla Corte Internazionale dell'Aja affinchè questo scempio che offende razza, civiltà, religione, scienza e i diritti più elementari dell'uomo. Se andate sul sito del museo rimarrete nauseati alla pagina
http://www.museounito.it/lombroso/museo/default.html
CRANIO DEL
BRIGANTE VILLELLA
morto nel 1870
L’osservazione su questo
cranio di una caratteristica anatomica (fossetta occipitale mediana) da
Lombroso considerata primitiva, rappresentò per lui una sorta di ispirazione
per lo sviluppo della sua teoria che collega la criminalità a caratteristiche
morfologiche ataviche.
«vAlla vista di quella fossetta – scrisse Lombroso – mi
apparve d’un tratto, come una larga pianura sotto un infinito orizzonte,
illuminato il problema della natura del delinquente, che doveva riprodurre ai
nostri tempi i caratteri dell’uomo primitivo giù giù sino ai carnivori».
Lombroso considerò quindi questo cranio «il totem, il
feticcio dell’antropologia criminale».
COPIA-LETTERA al MINISTRO
ALFANO E, PER CONOSCENZA, al DIRETTORE DEL MUSEO LOMBROSO...
Gentilissimo
Sig. Ministro,
il
27 novembre è prevista a Torino la riapertura del Museo Antropologico Criminale
“Cesare Lombroso”.
Nel
suddetto museo è prevista anche l’esposizione di centinaia di crani e di resti
umani appartenenti, in gran parte, ai cosiddetti “briganti” meridionali sui
quali Cesare Lombroso, al seguito delle truppe piemontesi, effettuava i suoi
studi per dimostrare l’inferiorità e la pericolosità degli abitanti dell’ex
Regno delle Due Sicilie.
In
considerazione del fatto che:
- gli studi lombrosiani hanno ormai rivelato tutta la
loro inattendibilità scientifica;
- gli stessi studi sono stati spesso utilizzati finanche
dagli ideologi del nazismo;
- gli stessi studi hanno contribuito in maniera grave
alla diffusione, nello stesso Sud e nel resto dell’Italia e del mondo, di
luoghi comuni legati ai meridionali e al loro grado di civiltà, con un razzismo
purtroppo ancora frequentemente attuale;
- quei resti appartenenti a centinaia di persone
provenienti dalle regioni meridionali sono ancora destinati ad esposizioni
senza alcuna motivazione di carattere scientifico-culturale e, a distanza di
tanti anni, senza rispetto della dignità umana;
- gli stessi resti non hanno mai avuto un’adeguata
sepoltura,
il
Movimento Neoborbonico, movimento culturale attivo da 16 anni nella ricerca e
nella divulgazione della storia del Sud ed in particolare del periodo
borbonico, Le richiede un intervento per favorire la restituzione dei resti in
oggetto ed in particolare di Giuseppe Villella, al centro delle folli teorie
relative alla “delinquenza meridionale”, per provvedere, dopo un’apposita
cerimonia religiosa, alla loro sepoltura in uno dei luoghi-simbolo del
“brigantaggio”.
Il
gesto, nell’imminenza delle celebrazioni per i 150 anni dell’Italia unita,
avrebbe un forte valore simbolico per chiudere una pagina tragica della storia
italiana, quella relativa al massacro di migliaia di “briganti” che si opposero
alla conquista sabauda per oltre dieci anni in tutto il Sud, e per aprire le
stesse celebrazioni nel segno della verità storica e di una vera
riconciliazione nazionale.
Comunicato stampa
In
occasione della riapertura del Museo di Antropologia Criminale “Cesare
Lombroso” di Torino (prevista per il 27 novembre), il Movimento Neoborbonico ha
chiesto al Ministro della Giustizia Alfano e al Direttore del Museo torinese la
restituzione dei resti dei cosiddetti “briganti” destinati ad essere ancora
esposti nelle vetrine del museo.
Cesare
Lombroso, infatti, con studi utilizzati dagli stessi nazisti e ormai smentiti
nettamente dalla scienza ufficiale, teorizzò l’inferiorità della “razza
meridionale” che sarebbe stata geneticamente portata alla delinquenza, sulla
base di misurazioni di centinaia di resti e di crani prelevati al seguito delle
truppe piemontesi che invasero il Regno delle Due Sicilie e massacrarono
migliaia di meridionali che si erano ribellati a quell’invasione cancellandoli
dalla storia come “briganti”.
I
danni procurati da quelle teorie, del resto, sono ancora enormi se si pensa
solo alla quantità di luoghi comuni e di episodi di razzismo che i meridionali
subiscono sistematicamente.
Molti
di quei resti, ed in particolare quelli del calabrese Giuseppe Villella, sono
ancora al centro di quel museo e non hanno mai avuto un’adeguata e cristiana
sepoltura e quel rispetto che dopo tanto tempo meriterebbero.
Anche
in vista delle celebrazioni dei 150 anni dell’Italia unita, il Movimento
Neoborbonico ha richiesto al Ministro della Giustizia on. Alfano, competente
per il Museo Lombroso, la restituzione dei resti come gesto di vera
riconciliazione nazionale: i Neoborbonici, con una sottoscrizione già avviata,
si faranno carico di organizzare una celebrazione religiosa e una sepoltura in
uno dei luoghi-simbolo del cosiddetto “brigantaggio” meridionale.
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