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L'orgoglio di essere meridionali

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DAL GARGANO ALLARME SUD PDF Stampa E-mail
 

Il federalismo per chi e in nome di chi?
Dall’antica Capitanata viene questa lucidissima analisi del federalismo che cade dal Nord con considerazioni che dovrebbero far sobbalzare ogni attento meridionale:

Ed è così che nei prossimi anni il Sud, con un miliardo di euro di trasferimenti l’anno in meno (dati Svimez), ammainerà la bandiera bianca rispetto a qualsiasi ambizioso progetto di rinascita culturale, sociale ed economica. Ed è così che i servizi pubblici essenziali della scuola, della formazione, della sanità, dell’ordine pubblico, e le infrastrutture pubbliche, già in piena fase critica, stanno per subire un tracollo pauroso con probabile futura offerta da terzo mondo.

 Fonte http://www.puntodistella.it/news.asp?id=1758

Articolo completo sul giornale on line Punto di Stella(mensile d’informazione del Gargano)

 

Non se ne parla! Quasi fosse il frutto di una nebulosa visione onirica e non la cruda, sprezzante, altezzosa realtà con la quale fare i conti; da meridionali, spesso rassegnati, quasi perduti in un’identità labile, spesso indecorosamente rinnegata. Non ci tocca! Il senso di abbandono e di isolamento ottenuto con il nostro stesso consenso non sfiora il cuore della nostra “solitudine” sociale, del nostro isolamento arcaico, e nemmeno l’anima degli antichi splendori culturali e storici di cui il nostro popolo è depositario e le nuove generazioni destinatarie mancate.

Ci farà riflettere il sacrificio inutile del contadino borbonico, straziato ma fiero, che ai fianchi ripidi della montagna ha sottratto piccoli pezzi di terra, aspra e dura, per non consegnare la prole al distacco dal suolo natio? Leggendo “Il catasto Onciario 1753” (Federica Ragno, Società di Storia Patria per la Puglia - Sez. di Vieste), documento economico fiscale fortemente voluto dall’illuminato (a questo punto) sovrano Carlo III di Borbone, la mente spaziando volutamente nei suoi infiniti e tortuosi labirinti, e scorrendo le immagini che dal Regno Borbonico passano per l’unità d’Italia, riesce a non più definire chiaramente cosa ci abbia guadagnato il Sud, giunto fin qui all’altare sacrificale del federalismo. Si, proprio il federalismo. Il federalismo per chi e in nome di chi?

E la provocazione arriva finalmente dalle pagine del blog de “L’Unità” di Enrico Fierro e rimbalza dalla Sicilia alla Puglia, dalla Calabria alla Campania, da una provincia del Sud all’altra, dalla Terra di Otranto alla Terra del Lavoro, di paese in paese, seguendo un’onda che si increspa e diventa lunga e sempre più alta, quasi minacciosa. E ci sveglia dal lungo sonno, ci toglie le ultime illusioni, ci riporta alla realtà cruda, ci costringe alla critica, ci tocca nell’orgoglio ferito, ci sussurra senza giri di parole una verità troppo, e a lungo, temuta: una grande truffa, l’ennesima, un nuovo patto scellerato, inaccettabile, perpetrati ai danni e contro il Sud.

La colpevole sconfitta del centrosinistra, frutto della litigiosità interna e dell’immaturità culturale, mai del tutto consapevole dell’alto compito che il popolo del Sud aveva consegnato al governo Prodi, ha reso possibile il compromesso funesto dell’attuale governo col leghismo. Un leghismo ormai preda del suo stesso antimeridionalismo sfrenato, del suo egoismo territoriale, del suo razzismo mal nascosto, della sua intolleranza ideologica, che per sfuggire alla crisi economica e per garantire le condizioni di unità chiede, e ottiene, un’Italia contro l’altra, un Nord a spese di un Sud, una “Padania” più efficiente e ricca, un Meridione più misero e abbandonato.

Ed è così che nei prossimi anni il Sud, con un miliardo di euro di trasferimenti l’anno in meno (dati Svimez), ammainerà la bandiera bianca rispetto a qualsiasi ambizioso progetto di rinascita culturale, sociale ed economica. Ed è così che i servizi pubblici essenziali della scuola, della formazione, della sanità, dell’ordine pubblico, e le infrastrutture pubbliche, già in piena fase critica, stanno per subire un tracollo pauroso con probabile futura offerta da terzo mondo.

Ed ecco che, dopo tutti i silenzi e le insensibilità, è giunta l’ora anche per il Gargano. L’ora di non sprofondare nel baratro. Non solo l’ora della rabbia impotente, della critica feroce, della rivendicazione assolutoria, della difesa “ad libitum”. Anche, e soprattutto, l’ora di analizzare seriamente le nostre debolezze: dal clientelismo al nepotismo, dalla corruzione alla cementificazione del territorio, dal cinismo delle imprese all’incapacità cronica di una classe politica mai all’altezza, dallo sviluppo distorto, casuale, caotico, disordinato alla criminalità invasiva.

Il difficile tentativo di tracciare un solco nella direzione della rinascita è stato lanciato a Vico del Gargano il 9 gennaio dal mondo delle associazioni, del volontariato, della cultura. Un tentativo da cui dipende la nostra speranza di proiettare uno sviluppo sostenibile attraverso il recupero e la valorizzazione del nostro immenso patrimonio culturale materiale ed immateriale. Dobbiamo crederci! Per non perdere, anche e persino, la nostra credibilità.

Michele Eugenio Di Carlo

 

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