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Associazione culturale Neoborbonica
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Allegato (di seguito) l’articolo pubblicato da Ruggero Guarini (uno dei pochi intellettuali napoletani veri) sul  CORRIERE DELLA SERA/CORRIERE DEL MEZZOGIORNO , in prima pagina.

7 febbraio 2009, pagina 1 “Il “Cunto dell’Italia Unita”, di Ruggero Guarini.

La signora Italia Unita mi prega di inoltrare al professor Gennaro De Crescenzo, presidente del Movimento Neoborbonico, questa letterina: “Caro Gennaro, trovo eccellente l’idea, che avete appena esposto in un comunicato, di festeggiare il mio 150° compleanno contrapponendo una serie di iniziative revisionistiche alla retorica delle celebrazioni ufficiali. E’ un programma ammirevole. Che però vorrei pregarvi di completare scrivendo la mia vera storia nella forma accattivante di una fiaba ad uso dei ragazzini.

 

Un simile libretto potrebbe infatti vibrare un colpo decisivo a quello che è forse il principale veicolo delle fandonie che si raccontano sul mio conto: i manuali di storia in uso nelle mie scuole. Intitolato “Il Cunto dell’Italia Una”, il libretto dovrebbe contenere i seguenti dieci titoli: 1) In cui si dimostra che la Rivoluzione napoletana del 1799, con cui si dice che incominciò il mio Risorgimento, in realtà non avvenne mai. Quel che avvenne fu l’arrivo dei conquistatori francesi, i quali, sbaragliato l’esercito borbonico, messi in fuga il re e la regina e soffocata nel sangue la resistenza dei Lazzaroni, permisero ai giacobini locali di fondare una repubblica fantoccio. 2) In cui si dimostra che il Risorgimento non fu un movimento di Popolo ma una lunga serie di cospirazioni e sommosse ordite da gruppuscoli elitari e sfociate in alcune guerre di conquista combattute dal Piemonte contro gli stati preunitari per annettersi tutta la penisola. 3) In cui si dimostra che la mia storia -visto che i due grandi eventi successivi alla mia nascita di quel tempo furono, da un lato le migliaia di fucilazioni con cui furono represse nel mio Sud le ultime resistenze filo borboniche e, dall’altro, l’inizio della grande fuga di quei milioni di disperati che salutarono la mia nascita emigrando altrove- incominciò nel segno della miseria e del terrorismo di stato (…). Ve la sentite, gentile Gennaro, di raccontare queste fiabe con la prosa in cui Collodi narrò le avventure del suo Pinocchio?

RISPOSTA

Carissimo dr. Guarini,

La ringrazio di cuore per avermi inoltrato l’invito della Signora Italia Unita a scrivere un “Cunto dell’Italia Una”. Spero voglia riferirLe che sono onoratissimo di questo invito. In realtà le parole utilizzate dalla Signora rappresentano già una sintesi efficace e accattivante dei suoi 150 anni in vista del suo prossimo compleanno: dalle presunte origini legate a quel famoso (e sanguinoso) 1799 e a quel “risorgimento” che tanto ci costò, fino ai fatti più recenti di Mani Pulite attraverso fascismo e resistenza… quasi due secoli di storie raccontate troppo spesso in maniera parziale o superficiale, quasi sempre “dalla parte dei vincitori”. Oltre 15 anni fa iniziammo a definirci “neoborbonici”: una provocazione, un modo di raccontare e di gridare altre verità in una città (e in una nazione) in cui i “dibattiti democratici” valgono solo se vi partecipano quelli di una sola parte. Di fronte alle omologazioni mondiali ed europee, di fronte alle prossime e rischiose sfide del federalismo, abbiamo bisogno di ricostruire tutta la nostra memoria storica di napoletani e di italiani: come si rileva quasi ogni giorno sulle pagine del nostro quotidiano, soprattutto noi dell’ex Regno delle Due Sicilie non abbiamo classi dirigenti adeguate. La strada, allora, potrebbe anche essere quella dell’identità, delle radici e dell’orgoglio per quel riscatto che aspettiamo da troppo tempo. E, con questi obiettivi, può essere prezioso anche un “cunto” che cercheremo in ogni modo (e con l’aiuto di Don Ruggero) di “raccontare” ai nostri ragazzi, senza fandonie e senza retorica ma con l’affetto e il calore degli stessi racconti che i nostri vecchi ci tramandavano quando c’erano i focolari al centro delle nostre case e tutti intorno, di notte, in silenzio, a sentire la loro voce… 

Gennaro De Crescenzo

 

 

 

 

 

 

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