Sul giornale on line Il Frizzo dello scorso 4 gennaio è apparso un bellissimo articolo su quanto di buono i Borbone hanno fatto per Lucera (FG). La nostra antica Patria sta rinascendo sicuramente se da ogni parte dell’antico regno duo siciliano emerge la Verità. La pagina di riferimento è all’url: http://www.ilfrizzo.it/Luceriae.htm Segue il testo del servizio. La storia, si sa, viene sempre scritta dai vincitori: per il Regno delle Due Sicilie questa storia è stata sconfessata da molti documenti e testimonianze coeve. Articoli e recensioni – oltre a trasmissioni televisive – atti a far luce sulle innovazioni dei Borbone si susseguono quotidianamente, non ultimo l’articolo apparso sul “Sole 24 Ore” del 14 dicembre 2008 dal titolo: “Se imitassimo i Borboni?”. Avevano suggerito di costruire già nel 1783 con metodi antisismici. Un modello, sventuratamente, presto abbandonato. «Dopo che, nel 1783, durante il terremoto che precedette quello del 1908, le scosse rasero al suolo Messina e Reggio Calabria, i Borboni presero una decisione saggia – racconta Mottana –: suggerirono che le costruzioni fossero fatte con sistema di travi riempite, una specie di metodo antisismico dell’epoca. Ma i messinesi vollero ricostruire i palazzi che fronteggiavano il porto (detti la Palazzata) e lo fecero con le pietre. Nei 50 anni successivi fu dimenticato il sistema di costruzione borbonico… e le nuove case della media borghesia vennero edificate secondo il metodo tradizionale. Queste e la Palazzata crollarono nel sisma di cento anni fa». Consultando le delibere dell’Università di Lucera – relativamente alla prima metà dell’Ottocento – si scopre ad esempio che la vita socio-economico-culturale della città, anche se indirizzata prevalentemente verso il settore agricolo, non era per niente “arretrata” come vorrebbero invece far credere i tanti detrattori della “Storia Duosiciliana” per storie e fatti analoghi a questa. Come ebbe a dire lo storico irlandese Patrick Keyes O’ Clery «…la Rivoluzione italiana non ha portato al Bel Paese, di cui si è impossessata, la prosperità e il progresso che gli uomini del 1859 e del 1860 avevano promesso, ma al contrario una miseria e una decadenza costanti e generali». I documenti dell’Università lucerina offrono uno spaccato di vita cittadina niente affatto sorprendente: funzionalità e modernità erano d’altronde all’ordine del giorno nelle amministrazioni governative del Regno delle Due Sicilie. Per descrivere i primati di questo Regno ci vorrebbero centinaia di pagine: tra tutti, basti pensare che, nel 1856 a Parigi, veniva assegnato al Regno delle Due Sicilie il premio del “terzo paese al mondo per sviluppo industriale”. Interventi di vario genere interessano la città di Lucera nella prima metà dell’Ottocento. Con il Governo dei Borbone la città partecipa ai primati del Regno: vengono infatti costruite – oltre a palazzi – tutte le strade interne lastricate in basalto, una spesa non da poco per l’epoca (le stesse, nel corso degli anni, saranno oggetto di particolare cura e pulizia); tutti i luoghi pubblici vengono illuminati; viene installato il telegrafo elettrico, primo esempio in Italia; viene migliorata la Pubblica Istruzione; viene costruito (tra il 1819 e il 1820) il cimitero per l’intera popolazione, uno dei primi esempi in Italia e forse d’Europa; viene costituita la biblioteca comunale, la “Accademia Letteraria” ed il teatro con annessa sala da ballo; rigide norme di controllo assicuravano ai cittadini la qualità dei generi alimentari, tutte le case dovevano essere dotate di servizi igienici e fognatura, vengono erogate le pensioni, un sistema introdotto per la prima volta al mondo nel Regno delle Due Sicilie, ecc… È praticamente impossibile descrivere in questa sede tutti i provvedimenti adottati in questo periodo. Ci limitiamo ad elencarne alcuni, tra i più significativi, e non sono pochi. Istituzione dei bagni a vapore e liquidi in Lucera Il 6.12.1821 il comune concede l’autorizzazione a Giacomo Fabris, esperto di macchine a vapore per filatura, tintoria, bagni ed in genere fornelli a vapore, al quale Ferdinando I – un Re che “fiutava” tutte le invenzioni ed innovazioni, da chiunque e da qualunque parte provenissero purché utili al Regno – aveva concesso il 23.11.1819, con decreto reale, la “privativa per dieci anni”. «…si è data lettura della seguente domanda del Sig. Fabris munito del Regio Decreto per li stabilimenti col l’uso della macchina a vapore di sua perfezione […] D. Giacomo Fabris nativo di Feltre nel Regno Lombardo Veneto l’espone che come munito di Real Decreto del 23 Nov. 1819 per la privativa a lui accordata pel perfezionamento da esso fatti ai fornelli a vapore da servire per filatori, tintorie, bagni, e in altri casi per la durata di anni dieci a termini del decreto del 2 marzo 1810 provvisoriamente in vigore, domanda a tenore dell’art. 14 della detta legge di stabilire dei bagni a vapore, e liquidi in Lucera, giusta il processo di sua invenzione in un caseggiato che a sua propria spesa fonda nella parte esterna delle mura della città a dritta, e sinistra della così detta Torre del Cannone, avvalendosi della fossata antica della città nell’estrazione che dalla pianta viene allegata. Vi abbisogna perciò la cessione del terreno stesso giusta i termini fissati e stabiliti…». Il Decurionato, visto […] approva. Istituzione della “Biblioteca comunale” e di una “Accademia Letteraria” Questa biblioteca era di proprietà privata. Nel 1817 il sindaco Onofrio Bonghi fa conoscere al Decurionato «…che il Cav. D. Gaetano De Nicastro possessore della libreria del fu Sig. D. Giuseppe Marchese Scassa di questa medesima città a di lui premura si è indotto liberamente donarla al pubblico, affinché tutti i cittadini abbiano il comodo di approfondire nelle scienze e rendersi utile a loro stessi, ed alla patria». Il Decurionato «…interamente penetrato da un tratto […] di gratitudine e beneficenza, reso a gran vantaggio dei cittadini nell’atto che infinitamente ringrazia esso prelodato…, Cavaliere, che vi è più ha immolato il suo nome ha pensato nel tempo stesso alla conservazione di tale monumento pubblico ed affinché diano quei passi giusti, e regolati, che vi convengono onde situarle in uno del locali dei conventi soppressi donati da S.M. (D.G.) a questo comune, e quant’altro fosse necessario per far consolidare sì giovevole stabilimento, si è venuto dal medesimo documento a formare una deputazione permanente che d’accordo col sindaco possa fare quanto conviene». Il 31 maggio 1820 il comune di Lucera fa sapere di aver stanziato 150 ducati «…destinati nel 1819 per lo traslocamento della Pubblica Biblioteca dal Palazzo del fu Sig. Marchese Scassa nella parte di S. Francesco all’uopo proposta, riforma ed aggiunta di fabbriche e legnami». Successivamente la biblioteca viene trasferita nei locali del palazzo comunale ed accresciuta dalla beneficenza di altre persone. Nel 1837 D. Francesco Caravano viene nominato «…coadiutore e custode della biblioteca. Nel 1842 si chiede conoscere il voto Decurionale a proposta del sindaco sul “Progetto di regolamento” per la “Accademia Letteraria” di questo comune già autorizzata con Sovrano Decreto del 18 febbraio 1832, progetto presentato per la sovrana approvazione dal canonico di questa R. Cattedrale Basilica D. Luigi Nocelli ai termini di S.E. il Ministro degli Affari Interni, del 18 maggio ultimo scorso. Letto l’ufficio del Sig. Intendente del 21 maggio u.s. n. 6784 2° Ufficio col quale dispone interrogare il canonico Nocelli per sapersi in qual modo provvederebbe alle spese necessarie all’accademia da lui proposta, qualora S.M. si degnasse approvarla. Letto l’ufficio del Sig. Nocelli del 4 giugno diretta a questo sindaco di riscontro alla suddetta interrogazione fattagli in osservanza delle anzidette disposizioni del Sig. Intendente col quale il Sig. Nocelli promotore del suindicato stabilimento letterario: 1. Osserva che i soci corrispondenti non debbono esigere gratificazioni; 2. Che la carica di segretario perpetuo dell’accademia debba essere onorifica e quindi gratuita; 3. Che il locale per uso dell’accademia debba essere la Galleria comunale, ed ove si tengono già le pubbliche adunanze, ed offre ducati 30 annui per le piccole spese di scrittoio, e per le pubblicazioni di qualche lavoro letterario, che deve sopportare dette spese finché il Decurionato non avesse fissato sullo stato discusso quinquennale del comune il peso stesso di annui ducati 30 per spese di detto stabilimento. Il Decurionato riflettendo che a tal oggetto […] di non caricare il comune di un nuovo peso nell’attoché loda lo zelo dell’ultimo, ed insigne promotore di un’opera tanto utile al bene pubblico, e di decoro del comune destando emulazione e nella gioventù specialmente per l’amore delle lettere sorgente inesausta della felicità, e benessere della società e dei popoli, rescondati sì grandemente dal nostro Augusto Sovrano il Re N.S. padrone, e sostenitore delle scienze, e delle arti per la floridezza del suo regno, ed agiatezza e ricchezza dei suoi popoli. È di avviso pregarsi il Sig. Nocelli perché addica il suo proprio peculio per li annui ducati 30 per le spese del suindicato stabilimento concorrendo ad un’opera, di cui è il promotore, e che tanto l’onora e distingue e chi intanto si compiaccia far conoscere con distinta specifica le spese, che possono occorrere annualmente pel il mantenimento di detta accademia per l’uso convenevole. Dopo tali adempimenti si riserva di dare il suo definitivo parere». Poco dopo, il Decurionato «…considerando altronde che è necessario provvedere al locale della biblioteca comunale, perché quello nel quale attualmente trovasi è esposto a borea, e i libri soffrono nel deterioramento. Considerato che la stabilimento della detta biblioteca rivesta tutta l’attenzione del collegio per i pregiati monumenti che conserva. Il Decurionato ha deliberato che a vena del sindaco coll’intervento dei deputati delle opere pubbliche conclude venghi elevata una perizia e la spesa necessaria non solo, ma anche per la biblioteca la quale per maggior comodità del pubblico occuperà l’intero quarto del palazzo comunale verso la parte di levante». A seguire il sindaco da’ lettura di un foglio del bibliotecario Sig. D. Luigi Canonico Nocelli del 4 giugno corrente anno: «Sig. Sindaco con suo pregiato ufficio del 6 c.m. n. 506 ho ricevuto la copia della deliberazione Decurionale da cui risulta, che l’offerta della somma di D.30 annui da me fatta con mio foglio del 4 giugno da servire per dotazione dell’Accademia si desidera: 1. Che tale assegnamento fosse perpetuo; 2. Quali siano le spese che possano occorrete per il mantenimento della cennata accademia: 1. Abbenché la mia intenzione era quella di dare provvisoriamente l’indicata somma per la dotazione dell’Accademia in parola, penso spinto da quel zelo, animar debba ogni buon cittadino, onde illustrare sempre più la sua terra natale, e così far prosperare le scienze, ed incoraggiare gli amatori del culto del sapere, non sono alieno, che sia perpetuo il sopraccennato annuo assegnamento di D.30. Nemmeno però che debba ciò aver vigore durante l’esistenza dell’accademia, la’ dove poi questa per qualunque siasi causa cessasse, e non più ci fossero adunanze letterarie giusto li statuti, allora il presente assegnamento ritornar debba a me donante, ed ai miei eredi, redigendosi a tal proposito per durata memoria legale cautela. Spetta ora a questo rispettabile Decurionato fissare nello stato discusso quinquennale una vistosa somma per mantenere decoro del suddetto stabilimento. 2. Le spese che possono occorrere si richiedono a D. 24 circa per la pubblicazione dei lavori letterari dell’Accademia e la restante D. 6 per la stampa dei biglietti d’invito e spesa di scrittoio. Sarà compiacente il S. Sindaco dare sollecita comunicazione al Sig. Intendente della Provincia della presente mia offerta per le disposizioni di risulta». L’Accademia Letteraria, luogo pulsante della cultura di quel tempo, fu oggetto, fin dall’inizio della sua costituzione, di diversi lavori e pubblicazioni come ad esempio “Componimenti in prosa ed in versi recitati nella Gran Sala della Biblioteca della città di Lucera in occasione dell’apertura della pubblica Accademia Letteraria di Capitanata accordata al bibliotecario… D. Luigi Nocelli… per solennizzare il fausto giorno anomastico di S.M. Ferdinando II Re del Regno delle Due Sicilie” (Napoli, Tip. Flantina, 1833). Nel 1855 «…considerando che la Biblioteca Comunale essendo formata di molti e costosi libri si rende perciò necessario fornirle di scaffali, ed armadi ben capienti e chiusi da situarsi in un locale separato, e libero al pubblico, onde dare mezzi alla gioventù poter a di loro bell’agio occuparsi allo studio». Con i Borbone si assiste alla rinascita culturale e sociale delle Due Sicilie ed al rigoglioso fiorire di studi filosofici, giuridici e scientifici. A Napoli – prima città d’Italia per numero di teatri, conservatori musicali, tipografie e per numero di pubblicazioni di giornali e riviste – furono istituite le prime cattedre universitarie di Economia Politica con Antonio Genovesi nel 1754; nella facoltà di Giurisprudenza nacque l’Istituto della Motivazione delle Sentenze (G. Filangieri, 1774); le case editrici napoletane pubblicarono il 55% di tutti i libri editi in Italia; il Conservatorio di San Pietro a Majella era considerato il più prestigioso al mondo; per le “Belle Arti” ricordiamo la Scuola pittorica di Posillipo (Gigante, Palizzi, Fergola, Vianelli, il lucerino La Volpe, ecc.). Pubblica Istruzione Parimenti con una lettera del 6 maggio 1817 l’intendente chiede «…di essere subito informato se le scuole sono in attività, se vi siano buoni maestri, e se vi sia concorso di alunni in conformità al Regolamento del 1° maggio del 1816 e che secondo l’art. 12 di detto Regolamento iscritto nel Giornale d’Intendente n. 68 i Decurionati sono chiamati a sorvegliare il profitto degli alunni, e rapportare anche i disguidi che ne avessero luogo. Il Decurionato su tal proposta ha creduto proprio di risolvere come ha risoluto, e deliberando di creare una commissione composta dai signori Saverio Del Pozzo, Giuseppe Angrisano, Nicolantonio De Palma, Antonio Zappelli i quali debbono prendersi conto e cura di tutto onde gli allievi siano bene istruiti ed indi riferire l’occorrente al Decurionato e quindi di darsi de’ pronti ripari…». Il 21 maggio 1820 la Commissione decurionale incaricata per la pubblica istruzione deve redigere un prospetto che servirebbe da base alla convenzione da farsi coi PP. Missionari quale progetto è il seguente: «Oggi che sono li 18 aprile 1820 in questo comune in Lucera, essendosi riunite nella casa comunale il Sig. Sindaco don Onofrio Bonghi, non che la commissione decurionale eretta per l’oggetto della pubblica istruzione, con deliberazione di questo consiglio comunale, approvato dal Sig. Intendente della provincia in data del 12 giugno 1817 con lettera n. 5995: 1° ufficio con l’intervento dei sig.ri decurioni D. Saverio del Pozzo, D. Giuseppe Angrisano, per essere l’altro decurionato D. Nicola de Palma assente in seguito al regolamento relativo alle scuole primarie dei fanciulli, e delle fanciulle annesso nella circolare del 28 febbraio corrente anno… Altresì presente l’altra lettera del presidente Sig. Intendente del 20 ottobre 1819 n. 2141 primo ufficio, si sono fatte chiamare in questa istanza casa comunale i P.R. missionari detti li mandarini ai quali è affidata in questo comune la pubblica istruzione fin dall’anno 1746… Ora postosi in esame l’indicata convocazione […] che quanto sta prescritto nello stato quinquennale di questo comune intorno a l’oggetto, come ai sensi tutti i regolamenti della P. Istruzione si è venuto a stabilire quanto segue: 1. La pubblica istruzione di questo comune dei fanciulli sarà affidata a P.R. Missionari mandarini; 2. Essi a termine convocazione proseguiranno a mantenere le pubbliche scuole cioè la scuola primaria, e le altre fin’ora tenute; 3. Per la scuola primaria adotteranno, o il metodo Lancastriano, o il normale, uniformandosi a tutti i regolamenti della istruzione pubblica sanzionata da S.M. 4. Per le altre scuole fin’ora tenutesi che continueranno a tenere, conserveranno il metodo prescritto dal di loro istituto, e corrispondente all’interessante fine della istruzione della gioventù; 5. Il comune continuerà a favore dei PP. missionari lo mensile prestazione corrispondente ad annui ducati duecento a termine dell’anzidette convenzione confermate, ed approvate da S.M. nel sanzionarsi dallo stato discusso quinquennale. 6. Essendosi… in considerazione che nella installazione della scuola primaria secondaria secondo il metodo di Lancastriano, o normale fa lo mestieri per scegliersi un locale, corrispondente all’istruzione di detto metodo, così si è cominciato di assegnare ai PP. il pigione di ducati sessanta annui per il locale da scegliersi a mezzi termini del prescritto dalla legge del 12 nov. 1816 quando finalmente resta conchiuso che il decurionato soddisfano dell’ottimo portamento dei prelodati PP. non che dell’utile dato a questo pubblico, non mancherà in tutte le circostanze di prenderlo in considerazione e procurare ogni mezzo onde venire a migliorare la di loro condizione. 7. Il presente verbale… sarà stato ratificato dal decurionato in piena seduta, sarà per l’organo del Sig. Sindaco rimesso al Sig. Intendente della provincia per l’uso di risultati. Il decurionato all’umanità è venuto ad approvarlo invitando l’augusta commissione di manifestarlo agli augustissimi PP. Mandarini acciò […] se intendono inviarci per onde deliberare l’occorrente». (Nota: nel 1859 a Lucera viene menzionata la “Strada scuole normali”. “La Pubblica istruzione era fino al 1859 gratuita; cattedre letterarie e scientifiche in tutte le principali città di ogni provincia. Adesso nessuna cattedra scientifica”. Sono queste le testimonianze lasciate dal conte Alessandro Bianco di Saint-Jorioz, che partecipò ai massacri di cui parla nel suo libro di memorie). Costruzione del cimitero Già con verbale del 29 maggio 1818 a Lucera, a proposito della costruzione del camposanto, si parla che «…sarebbe corrispondente al Regolamento emesso dal Real decreto di S.M. del 1817… e da costruirsi nel territorio denominato “La Tributa”». Con la delibera del 6 maggio 1819 veniva proposto che «…il camposanto di Lucera deve essere secondo le disposizioni della legge corrispondente al numero delle anime della popolazione di Lucera, e corrispondente alla città che è cospicua ed è una delle capitali della provincia». Nel 1820 il cimitero probabilmente doveva già essere completato se nella delibera del 16 aprile viene disposto «…che nel magazzinetto della casa comunale esistono tutti i marmi e le pietre, i quali componevano il piedistallo della Croce che era sita in mezzo al largo della Real Chiesa Cattedrale che per ordini superiori nel 1806 fu levata, e che sarebbe dignitoso innalzare simile monumento in mezzo della cinta del camposanto, anche sul riflesso che la chiesa viene nel fondo del detto camposanto, giusta la perizia dell’Ingegnere della Provincia Sig. Ferrara». Vengono anche previsti, con ducati 72 annui, «…tre becchini – ‘e schiattamuorte – addetti al servizio dei poveri». (Nota: se si pensa che il primo cimitero d’Europa ad uso di tutte le classi sociali viene costruito a Palermo nel maggio del 1817, beh questo di Lucera dovrebbe essere uno dei primi d’Italia e forse d’Europa). Istituzione della “Scuola di Agricoltura” «…in questo medesimo comune trovasi sin dal 1818 installata una carica di agraria». Nel 1820 viene proposto un «…Rettore per la Scuola di Agricoltura a solo titolo onorifico e per poter incrementare un servizio allo stato nel ramo della Pubblica Istruzione». Con Real Decreto dell’11 settembre 1834 la cattedra viene occupata da Prof. Gennaro Galani «…che trovasi anche munito della licenza nelle scienze fisiche e matematiche» per insegnare agraria e geometria. Nel 1842 viene costruito un “Giardino Botanico” nel «…giardino attiguo al palazzo comunale che debba servire per gli alunni della Cattedra di Agricoltura teorica e pratica sotto la direzione del Prof. Galani». Istituzione presso la Cattedrale di Lucera di una “Scuola di Canto” e di una “Scuola di musica” Nel 1826 il Decurionato istituisce presso la Cattedrale di Lucera una “Scuola di Canto” gratuita della durata di 4 anni affidata al “Maestro di cappella” Enrico Pastore con contributo di ducati 140 ed un “Corso di Musica”, anch’esso gratuito, affidato al “Maestro di violino” Rocco Paradies per l’istruzione di 4 strumenti con contributo di ducati 90 (questo tipo di attività rientrava nella “Scuola delle Belle Arti”). Istituzione (1835) della cattedra di diritto e proceduta penale; nel 1819 era stata istituita quella di diritto e procedura civile Nel 1835 viene chiesta ed ottenuta l’istituzione della cattedra di diritto e procedura penale; in precedenza, nel 1819, era stata ottenuta quella di diritto e proceduta civile, 17 nov.1835, «…che fra i tratti della Sovrana Clemenza di cui S.M. ha sempre fatto dono alla città non da ultimo nel 1819 viene accordata da S.M. (Ferdinando I) la cattedra di diritto e procedura civile che venne stabilita nel Collegio Reale qui residente col soldo al Prof. di D.150 al mese a carico del comune: che l’esperienza abbia fatto conoscere l’utilità dello stabilimento essendosi offerto il mezzo alla gioventù studiosa di potere utilizzare i propri talenti nel Tempio della Dea Temi. Infatti tutto ha progredito con successo e la ridente gioventù tanto lucerina che della provincia si applica alla studio delle scienze del diritto per ciò che riguarda il ramo della legislazione civile». Con la presente delibera viene chiesto ed ottenuto anche la cattedra di diritto e procedura penale «…perché Lucera ha residenza di corpi giudiziari, si era data opportunità ai giovani studenti di occuparsi di una parte della legislazione, bisognava altresì implorare dal Re (Ferdinando II) onde si degnasse di accordare al comune la cattedra di diritto e procedura penale…». Nel 1853 Ferdinando II pone sotto la protezione di S. Ignazio Loyola il “Real Collegio”. Nel 1832 Presso i PP. Osservanti così detti della Pietà vengono istituite le cattedre relative allo «…studio di Filosofia e di Teologia con due lettori corrispondenti». Il 1° marzo 1836 vengono celebrati «…con ogni pompa e decenza i funerali in suffragio dell’estinta ben amata nostra Regina Cristina di Savoia». Nel 1838, esattamente il 21 maggio, la città contava 12.000 abitanti e possedeva 9 botteghini (la legge ne prevedeva 6) per lo «…spaccio di generi di privativa». Progetto generale dei basolati interni Nel 1838 viene presentato il progetto – con annessa indicazione – relativo alla costruzione di tutte le strade di Lucera. L’11 maggio 1838: «Il Decurionato attesochè l’interno la costruzione delle altre principali sia tanto necessario, quanto con giusto possa l’amministrazione comunale corrispondere all’adempimento dei Sovrani ordini, ed al volere del Re N.S.…». Il lavoro viene appaltato dal capo muratore Pasquale Colasanto secondo i “Basolati vulcanici” della Direzione Gen. dei Ponti e strade del 14/4/1833. «Le strade da costruirsi con basole vulcaniche e calcare sono le seguenti…»: …segue l’elenco delle strade da costruirsi, praticamente tutte. L’11 gennaio del 1852 dato che «…si mancò di costruire Largo Zingari e vicoli contigui ed avendo questo Largo destinato a piazza per la vendita di carne e pesce… si è di avviso costruirsi il Largo Zingari ed i suoi vicoli con basole calcaree nel modo dettagliato nello stato estimato dal Sig. Gifuni e poichè nel progetto generale è compreso la confezione del basolato di “Vicolo Rossina” che immette nel Largo Zingari, questo lavoro di questo vicolo viene costruito dall’appaltatore Sig. Celentani». Le strade – come risulta ad esempio nel 1859 – sono oggetto anche di cura e conservazione: «Il Sig. Sindaco presidente ha proposto trovandosi col Real Rescritto del 27 nov.1852 sovranamente risoluto avere in ogni comune provvedere alla reintegra e conservazione di tutte le strade comunali per non essere soggette in avvenire a deperimento e distruzione così ci scrissi nel lodato rescritto e della circ. a stampa del sig. intendente della provincia del 7 dicembre di detto anno n. 82 se all’uopo tanto praticasi per questo Comune di Lucera». 1859: strade da basolarsi nel corrente esercizio finanziario. «È desiderio di tutta la popolazione di veder basolate le strade dette di San Domenico e S.M. delle Grazie poste fra il Largo Tribunali e quello del Real Liceo, e nelle quali venendo dall’alto del Real Duomo si accede alle due caserme di gendarmeria e riserva, nella camera notarile, all’ospedale civile della chiesa di San Domenico, S. Maria delle Grazie e alla casa dei EE. PP. del SS. Sacramento maestri della scuola primaria di questa città. Considerando che la strada non è coverta da alcuna pietra, essendo un terrapieno tutto ingombrato che fosse da conservarsi cereali, quali nei mesi di inverno si rende difficile l’accesso sia di essa per il gran fango, che ivi si forma, tanto che nel passato inverno vi fu reclamo incessante per parte dei comandanti le due caserme. Considerando, che la cifra di risorse tali da potersi ottenere la costruzione di dette strade, che in perizia montava a D.8126 e che ove per altresì si oviasse la cennata somma non vi farà più speranza di richiederle per l’oggetto. Ad unanimemente avvisandosi delibera che nel 1859 sia basolato in preferenza e con la moziona sollecitudine la strada che dal Largo Tribunali meno all’altro del R. Liceo, e che viene denominato Largo di S.M. delle Grazie, Largo San Domenico e terza strada tribunali». Istituzione di una banda musicale con strumenti a fiato e corde Nel 1842 viene costituita una banda musicale con «…strumenti a fiato e corde per le funzioni sacre, per le feste civili e popolazione e per uso del teatro». Conservazione del castello 1.10.1852: «Attesoché l’Augusto nostro Monarca onorava nell’anno 1841 di sua Real presenza questa città, fra le altre cose che vi ammirò fu il Real Castello opera di origine romana, ristabilita dai svevi e diventata il loro baluardo, infine dopo annosi assedi gloriosamente espugnato dagli angioini col discacciamento dei saraceni, che qui vi avevano stanza, […] di alto interesse nella nostra storia patria, e ricorda fatti per quali un tale monumento si rende a noi di tanto importanza le sue torri, la sue altissime mura sfidano tuttora i secoli e quanto le a rispettato il telpo, la barbera mano dell’uomo rapacemente distrugge. Per presente sordito interesse di meschinissimo guadagno vi si dolgono pietre si portano via i mattoni, ed altri materiali; e fino a procurare la ruina di questa vetustissima Nova, che invece dovrebbe essere diligentemente conservata, e prolungata la sua esistenza il più che sia possibile. Fu per arginare tanto vandalica distruzione che allora la Maestà del Re N.S. compiaceva esternare il Suo Reale pensiero, cioè che fosse ceduto al comune, che […] al certo con ogni sforzo impedito tanto ruina. Si benignò tanto anche il sindaco di quel tempo D. Giambattista d’Amely, ed il sig. tesoriere monsignore Lombardi coneché ed poi il suolo del Real Castello, con i terreni adiacenti si appartiene al Real Orfanotrofio militare così la lodata M. S. credi poter conciliare i rispettosi interessi progettando darsi a uso del comune con pagare un modico canone ordinò […] A S.E. il Principe di Satriano che lo seguiva, che fino a quando tanto non si fosse affittato nelle locazioni che vi appresso avrebbe fatto si fosse poste per precipua condizione del Reale Orfanotrofio mantenersi, dal […] le mura del castello, tuttavia […] avesse dovuto comportare una diminuzione di estaglio». Aperture di farmacie Pietro Galiani chiede di aprire una farmacia nel Largo degli Zingari, precisamente nella casa di Alessandro Tamerano, a 60 passi grammatici dalla farmacia Galiani nel Largo Mercato e passi 61 dalla farmacia Iliceto nel Largo Cattedrale, che sono le più vicine. Nel 1858 Beniamino intende riaprire la sua farmacia nel luogo detto Real Liceo propriamente nel sottano di proprietà dei PP. Scolari. Il Galiani esercitava già tale professione nel 1833; Francesco Paolo di Muro possiede una farmacia sotto la casa di Iliceto. Pasquale Guarelli ha proposto di aprire una novella farmacia nel Largo Lecce sotto la casa di proprietà di Giuseppe de Siena, vicino a detta farmacia erano quelle di Vincenzo Pellegrino e Luigi Monaco. Nel 1851 il farmacista Domenico Pellegrino per il bisogno della popolazione e dei forastieri che transitano e dimorano per essere la sede del tribunali della provincia apre una farmacia alla strada S. Caterina e propriamente sotto il palazzo di Raffaele Pitta. Nel 1853 D. Antonio Ciabattone apre una farmacia nella «…strada del corso e propriamente sotto il Palazzo di D. Giuseppe Lombardi per la necessità della popolazione e del commercio attivo dei forestieri». Nel 1854 esistevano a Lucera 12 farmacie. Nello stesso anno il Sig. Raffaele Nansollini chiede di aprire una in contrada San Giacomo sotto il palazzo dei Sig.ri Curato. Il Comune, considerando che la zona richiesta era sprovvista di farmacia ne autorizza l’apertura. (Nota: nell’Archivio di Torino è stata recentemente scoperta la “Farmacia omeopatica”. Introdotta per la prima volta nel Regno delle Due Sicilie da Francesco I e Ferdinando II di Borbone, vollero rispettivamente che fosse praticata nel 1828 nell’Ospedale militare della Trinità di Palermo e nel 1837 nella cura dell’epidemia del “morbo asiatico”). Vendita della frutta …«definire la vertenza per la infissione, e vendita della frutta in questa città si danno delle norme perché il Collegio Decurionale della classe di esse possa delucidare l’art. 15 del regolamento municipale in vigore, e provvedere al regolare servizio di questa piazza. Il Decurionato, letto lo statuto municipale, letto il sullo dato uffizio nel quale si stabilisce: 1. Rettifica dell’art. 15 del paragrafo 3° nel vigente regolamento municipale; 2. Vigilanza, e assisa da usarsi dal 1° eletto,ed in caso l’impedimento nominarsi un aggiunto; 3. Acquisto di stadere, e di bilance per conto del comune. Sul 1° rettifica il suddetto art. 15 nel modo seguente: “È vieta la vendita e la compra a minuto fuori la città del grano, degli altri cereali o legumi, e di qualunque altro genere di consumo non escluso la frutta di ogni specie vivendi che secchi, così in particolare, che i così detti ricattieri, carlantini e sensali. Tutti i suddetti generi entra debbono liberamente in città affinché ognuno abbia il vantaggio di comperare senza monopolio, e debbono i venditori piazzarsi nel Largo Mercato. Ben vero decorsi […] dal momento della ricevuta assisa è in libertà di ognuno occupare detto generi, e venderli come loro piaccia. I contravventori saranno puniti coll’ammenda di carlini 5 a 15 esigibile amministrativamente”». Vendita del pane Severe norme di controllo assicuravano la vendita, la qualità, il peso ed prezzo del pane; era inoltre stabilito che alla popolazione non poteva mancare pane per 4 ore (…e pensare che dopo 80 anni dalla “Unità d’Italia”, durante il periodo fascista, alla popolazione spettava – esibendo la “tessera”, ahimè oggi è ritornata di moda – 100 grammi di pane al giorno a persona!). Nel 1817 (regnante Ferdinando I) l’Appalto della panatica era regolata dalle seguenti condizioni: «…il peso del pane deve essere di once trentatré il rotolo […] restando ferma la penalità del pane, qualora viziasse nella qualità o peso […] e la multa di D.70 se resta approvata, mancando il pane per ore quattro; che il prezzo del pane deve regolarizzarsi ogni dieci giorni sul prezzo del grano seguito nelle mercantili, con calcolo e saldo delle spese di forno, molitura, dazio e spese minuto calcolo da farsi a noma dei saggi fatti nella Commissione Annonaria della Capitale…; la libertà di commercio non ammette preferenza di sorte alcuna nell’acquisto dei generi…». Nel 1854 causa abusi dei possessori e commercianti di grano, viene proposto «…il reclamo dei fabbricanti del pane e della pasta a trafila che vogliono essere aumentato l’assisa di tali commestibili, essendosi aumentato il prezzo dei cereali». Il Decurionato preso atto di ciò riferisce che il 1° eletto «…il quale Domenica, Lunedì e Martedì di ultimo fu in straordinaria attività, perché potevasi verificare totale mancanza di pane, ma si allontanò come si potè tale sciagura. Il detto aggiunto ha dichiarato che i fabbricanti del pane non possono avere cereali dai signori lucerini possessori negozianti di grano: che su il mercato quotidiano non favorisse offrendo ogni mattina grani di ogni qualità provenienti dai paesi limitrofi, non si sarebbe come rimediare che qui si pensa in ogni modo farsi sentire una carestia, mentre il signore ha provveduto con abbondante raccolta, e mentre i granai riboccano ancora di cereali, ed i negozianti non contenti che siansi tanto grano prodotto dal suolo lucerino, e che altro giornalmente ne arriva dai vicini paesi sul mercato, vogliono portare il prezzo ad una misura eccessiva, in modo, che già stamattina nel mercato il prezzo fatto è giunto a D.3,58. Il grano del suolo lucerino non si vuol vendere, e per un singolare favore, grazia, e privilegio si vende a qualche uno un tomolo col prezzo di D.3,65. E non lascerà crescere il prezzo se non… raffermerà gli abusi, e l’avaria. Al mercato si altera perché i misuratori, ed i carlantini, i quali non dovrebbero andarsi, si permettono negoziare, cioè, che loro non è permesso. L’amministrazione non arriva ad allontanarli, perché continue persone di fiducia, che possono coadiuvarla, ne può starsi, sempre in mezzo al mercato perché manca della forza necessaria ad ovviare tal…? I proprietari, i coloni, gli industriosi, ed i negozianti tengono il grano, e non vogliono venderlo per qualunque siasi prezzo. Poiché il prezzo dei maccheroni in grani 9 e 1/2 al rotolo, del pane bianco di semola in grani sei, e del pane nero in grani cinque è gravoso per questa popolazione non merita altro aumento. Poiché è un abuso alterarsi tanto il prezzo del grano che dipende dal capriccio dei negozianti, i quali potranno far mangiare il pane per non di su […] quale esorbitante. Poiché in diversi comuni della nostra provincia, e del regno si è fatto un ratizzo di generi da contribuirsi dai proprietari da vendersi per la pubblica grazia di grani… È fissato il prezzo come in bisogna lasciassero, Foggia… ed altrove. Poiché così potrebbe per Lucera anche farsi, stabilendosi il prezzo di D.3,10 il tomolo… All’unanimità… pregasi proporre il Sig. Consilio Intendente: 1. Autorizzare un ratizzo e stabilirsi il prezzo di D. 3,10 per ogni tomolo di grano duro. 2. Di punire severamente, adottando le misure istantanee di polizia, i carlantini, misuratori, e sensali, che per monopolio alterano il mercato, scortano i contratti, e si fanno negozianti, permettendosi ancora uscire fuori la città per contattare, quale punizione dovrà essere afflitta sul processo verbale dal 1° eletto o di chi ne fa cenni. 3. Che una deputazione di quattro decurioni la settimana per giro coadiuvano il 1° eletto sul mercato a vigilare perché si allontanino le frodi, ed i generi siano liberamente immuni in questa città, e venduti sul mercato, ed affinché i mesuratori, sensali, carlantini non vi si presentino per […] da negozianti, e molto meno escano fuori la città ed immetter i detti generi, e cioè nel diane di aversi l’esatta esecuzione delle LL. Patrie art. 15 parte I. S. Mi. polizia urbana. 4. Che qualora i possessori di grani non volessero venderlo alle ragione come sopra, o che fissare il S. Intendente autorizzarsi questi amministratori comunali, impedire l’estrazione da questa città, oltre le altre misure che saprà alla saggezza del S. Intendente disporre. Per tali risoluzioni non vi è luogo per ora ad aumentare il prezzo dei commestibili suddetto sino alla risoluzione, che darà l’ottimo capo della provincia il Sig. Intendente. Nel 1859 i panettieri propongono un esposto […] che si dolevano presso la lodata autorità perché indistintamente a grani 5 e 1/2 il rotolo si assignava il pane da essi confezionato, ed il pane forastiero. Il Decurionato veduto l’ufficio del 7 aprile 1953 cioè che la immissione e la vendita del pane forastiero in Lucera sia libera, da seguire in luoghi pubblici. Il Decurionato ha stabilito: essere del tutto inesistente il dedotto dei panettieri circa la qualità del pane forastiero giacché desso non sia mai prezzo fino, e l’assisa viene data secondo la qualità. È ben notorio che questi naturali comprano in preferenza il pane forastiero, non più indigeno, perché lo trovano di migliore qualità e di più esatto, e vero. Quello esibito al Sig. Intendente indicandosi come forastiero ed è sospetto che sia stato falsificato da essi stessi ricorrenti. La immissione del pane forastiero non può affatto continuarsi nelle circostanza si è veduto, che esso ha sostenuto in gran parte i bisogni della popolazione. È principio di ogni buona amministrazione e di pubblica economia promuovere lo smercio dei commestibili e quindi agire in senso diverso e lo stesso far dare la […] al municipio, e ad un intero paese che da pochi panettieri i quali ove usassero migliorare la confezione del loro pane, richiamerebbero a loro i compratori. Pertanto ciò il Collegio Decurionale, prega le più volta lodata autorità del S. Intendente a ritenere come inesistente, e di alcun valore l’esposto dei panettieri che anzi, si augura avere mezzi tali onde respingere gli abusi, che si commettono da questa classe a danno della popolazione. Nello stesso anno il Collegio Decurionale vedendo è costretto ad emettere una precisa disposizione di legge a tutela della popolazione nei confronti dei panettieri: …si emettono le provvidenze contro i fabbricanti, e venditori di pane in questa piazza per le contravvenzioni che commettono al pubblico sia facendo mancare il pane, sia adulterandolo o dandone minor peso nella vendita lo ha inoltrato il collegio e facendone un apposito articolo addizionale al regolamento municipale: “I manifattari e venditori di pane, servono stare agli orini dal 1° eletto in quanto alla qualità, al peso ed al prezzo, volendo desistere dal mestiere, mal potranno che trascorso un mese dal giorno delle fattone dichiarazione al mentovato funzionario, sotto pena di una multa di carlini ventinove in ciascuno dei giorni ed stabilito mese, si benefizio del comune, da esigersi amministrativamente, salvo le pene delle leggi e dei regolamenti e salvo pure la riparazioni dell’autorità di Polizia nelle linee di ordine pubblico”». Vendita della carne A tutela della salute dei cittadini rigorosi controlli sanitari venivano effettuati sulla carne da mettere in vendita. «…per veduta di polizia sanitaria viene impedito lo smaltimento della carne di animali morti di qualunque specie»; «…tutte le carni vaccine siano di 1ª e 2ª qualità siano mortevive non potranno esporsi in vendita se sia il 1° eletto, intesi i Deputati sanitari non si sia assicurato della salute di esse»; «…l’appaltatore è obbligato tenere aperte le botteghe sino alle 4 della notte giusto il regolamento municipale, come pure di tenere esposta tutta la carne fuori le botteghe nelle ore in cui vi è maggiore concorso per la piena vendita»; «…l’appaltatore col suo operato è solidalmente obbligato per la mancanza delle carni»; «…lo scanno e preparazione delle carni, sarà esposta in un sol luogo a seconda del regolamento di Polizia Municipale, e la vendita poi delle carni sono parimenti esposte in un sol luogo, ossia nel Largo detto Zingari» (la piazza dove oggi si svolge l’attuale mercato giornaliero, cioè piazza della Repubblica). Acquisto di libri e riviste per la biblioteca Vengono acquistati periodicamente per la biblioteca testi, giornali e riveste come ad esempio il giornale intitolato “Giurisprudenza”; “Analisi dello stato economico industriale del Regno di Napoli”; “Galleria contemporanea”; “Dizionario dei paesi del Regno delle Due Sicilie”; l’Opera intitolata “Testi Barleanici” dell’augusta Reale casa di Napoli; il “Dizionario Geografico del Regno”; il “Gran Dizionario delle scienze naturali” acquistato nel 1854; il “Saggio etnologico sulla razza umana” a cura del Dott. Giustiniani; “Memoria sugli insetti nocivi alla frutta, cereali e legumi”; “Storia della congiura dei baroni nel Regno di Napoli” ecc. ecc. Condotta degli Impiegati comunali Ogni trimestre – come risulta nel 1853 – il Collegio Decurionale deliberava sulla condotta tenuta degli impiegati comunali. Il Decurionato «…sulla considerazione di aver questi impiegati comunali con tutta esattezza ad eseguito ai loro doveri, mostrandosi onesti, e zelanti nel disimpegno del rispettivo carico… ad unanimo voto… trova commendabile sotto tutti gli aspetti gli impiegati di questa cancelleria» (per il ministro delle “innovazioni re cape ‘e c…”). Istituzione della fiera e del mercato Una delibera del 12 maggio 1820 proponeva di «…restringere i venditori dei commestibili, combustibili e di pizzicaria che attualmente si vedano esposti non solo nella piazza mercantile ma anche negli altri siti della città, traslocandosi nei tre luoghi e cioè mercato, S. Leonardo e del Carmine,… Lo spazio mercato si prolunga sino al Largo del Real Collegio, ossia Perreca, ed incluso il luogo medesimo: quello di S. Leonardo dall’angolo della casa di Saverio del Pozzo sino alla casa del sig. Cavaliere Zunica, e a quella del Carmine dell’angolo Prignano, alla casa dei signori Scoppa dovendosi esclusivamente tutti colà portare per la vendita delle rispettive robe, affidandosi la conoscenza, ed esecuzione di questo provvedimento alla… deputazione. I Decurionati De Pozzo, Vigilante ed Angrisano sono stati di avviso di eseguirsi strettamente il risultato, ossia la deliberazione del 3 maggio approvata dal consiglio e dal Sig. Intendente per la ragione di ampliandosi il così detto largo mercato non vi sarà più l’unione dei venditori tanto desiderato nei tre spiazzi designati, oppure realizzandosi in detto luogo solamenti si avrà una piazza nuncomodo alla popolazione perché posta all’estremo angolo della città». Delibera del 16.2.1852: «Signori, questo comune con Real Decreto del 25 luglio 1810 è autorizzato a celebrare mercato ogni martedì di ciascuna settimana… mercè privilegi antichi con autorizzato era… a celebrare ogni anno 3 fiere che poi sia per i numeri in per altro caso rimasero in oblio, col appena un rastro se ne osservava. L’amministrazione nel 1840 volendo richiamare in […] queste fiere, che formano la grandezza dei comuni propose, ed ottenne con Real Decreto del 21.9.1841 la ripristinazione di 2 fiere cioè la prima negli ultimi 3 giorni di marzo e l’altra negli ultimi 3 giorni di settembre di ciascun anno. Di queste due fiere una sola, cioè la seconda da mettersi in atto, ma pure […] di tutti gli sforzi protesi dall’amministrazione nell’intento si è ottenuto, tanto che nel 1848 in poi non ha avuto più luogo per mancanza di concorrenti atteso che il tempo non opportuno, utile quindi sarebbe trasferire dette fiere nel mese di Agosto, nel qual era di antico uso celebrarle, e che vediamo… prosperi affetti giacché moltitudine di forastieri qui si recava a vendere i loto animali, i loro prodotti, e le loro merci, spinti dalla mole dell’interesse che lo hanno sperimentato favorevole, trovandosi allora la città piena di gente, che da convicini paesi si recano in occasione delle festività della nostra augusta padrona S. Maria Assunta in cielo. Come del pari necessario si rende aver un altro mercato, oltre di quello stabilito da aver luogo in ogni sabato di ciascuna settimana, poiché ben si vede che i naturali dei vicini paesi qui concorrono in tutti i giorni, ed in tutti i giorni vi è sempre un mercato. Propone quindi il collegio decurionale a risolvere l’occorrente su questa cura proposta che torna conveniente di pubblica utilità. Il Decurionato accogliendo la proposta del Sig. Sindaco ad unanimità di voti delibera. È di avviso implorarsi della Munificenza Sovrana: 1. che il comune possa celebrare altro mercato in ogni sabato di ciascuna settimana, oltre quello del martedì; 2. che le fiere come detto con Real Decreto del 21. serr. 1841 sia trasferta nei giorni 17, 18 e 19 agosto invece che gli ultimi 3 giorni si settembre». Ancora in tema di mercato, il 22 genn. 1853 «…lettera con la quale riportansi la Sovrana determinazione perché non abbia più luogo la celebrazione dei mercati nelle domeniche, quindi fissasi da decurionato altra giornata. Rispettando i Sovrani comandi rassegna, che in Lucera la giornata del mercato è fissata al martedì, giusta la Sovrana concessione del Real Decreto del 15 luglio 1810». Pozzi artesiani Vengono scavati in città “pozzi artesiani” per l’approvvigionamento idrico (tra i primati del Regno delle Due Sicilie vi è anche quello, voluto da Ferdinando II, di scavare per la prima volta i pozzi artesiani), Istituzione di 2 “Monti frumentari” ed 1 “Pecuniario” Nel 1853 risultano essere istituiti in città 2 “Monti frumentari” ed 1 “Pecuniario” affidati – per la gestione – ad una “terna” di persone. Con la restaurazione i “Monti Frumentari” furono regolamentati da un decreto regio emanato il 29 dicembre 1826 da Francesco I di Borbone: prevedeva severi controlli di gestione. I Monti frumentari vengono creati per «…somministrare grano agli agricoltori da seminare e da mantenersi colle loro famiglie, tagliando così in pari tempo le gambe all’usura». Il “Monte Pecuniario” prestava invece somme di danaro ai contadini per le spese del raccolto ad un tasso vantaggioso sfuggendo alla piaga degli strozzini. Condotta medica, arte dell’ostetricia, vaccinazione Già nel 1749 (regnante Carlo III di Borbone) la città di Lucera venne divisa in 4 quartieri affidati a dei «…medici che devono visitare i cittadini». Servizio di vaccinazione: come disposto dall’Istituto Centrale Vaccinico il comune di Lucera deve provvedere periodicamente – attraverso la condotta medica – alla vaccinazione della popolazione. Ai poveri ed agli indigenti veniva data medicina gratis. È il caso per esempio del 1858 dove «…viene sottoposto allo esame del Collegio il ricettario delle medele somministrate ai poveri infermi del comune dal defunto farmacista D. Gennaro Maria Galani nel decorso esercizio 1858. Il Decurionato, veduto il ricettario che monta a D.418 e g.na 43, e che giusta la consuetudine e convenzione deve ridursi alla metà. Veduto lo stato discusso in vigore dove all’art. 92 sono segnati… D.200 per l’oggetto. Considerando che la somministrazione è stata fatta regolarmente e coscienziosamente», dispone di corrispondere la somma al farmacista. Ogni trimestre veniva anche insegnata l’Arte ostetricia (a tutela della salute a Napoli fu istituita, nel 1818, la “Commissione di vaccinazione del vaiuolo”. Nel 1821 fu emanata una legge con la quale si escludeva da ogni «…ufficio o munificenza sovrana» i genitori che non avessero vaccinato i figli: la percentuale di vaccinazione raggiunse il 94% della popolazione). Erogazione di pensione Nel 1859 la Sig.ra Lucrezia Maria Petroli vedova del D. Gennaro Galani, Prof. della Cattedra di Agricoltura e Geometria presso il comune di Lucera fa domanda di “pensione di Giustizia”. «Il Decurionato, veduta la dimanda, e documenti in appoggio; considerando, che il Sig. Galani ha sostenuto tale cattedra dal 25 gennaio 1834 al 17 febbraio 1859 senza interruzione alcuna, godendo l’annuo soldo di D. 180, e rilasciando a beneficio del Monte vedovile il 2,1/5 per cento; considerando esservi tutta la giustizia, perché la vedova abbia la dimandata pensione; a unanime voto ritiene la dimanda, e prega perché sia nei modi di Legge liquidata la pensione di Giustizia» (tra i “primati” del Regno delle Due Sicilie vi è anche quello della «prima istituzione del sistema pensionistico al mondo» attuato nel 1813, questo di Lucera è un esempio eclatante!). Appalto per la pulizia delle strade Il 27 agosto 1835 vengono rinnovati i contratti di dazi di consumo, della pulizia delle strade, di illuminazione e manutenzione dei fanali così come prescritto dalla legge 12 dicembre 1816 sull’amministrazione civile, art.233. Il 10.11.1840 viene concesso ad Agostino Barlearo l’appalto per la pulizia delle strade interne della città. Il contratto relativo all’appalto è formato da 10 articoli, eccone in breve il contenuto. «Dovrà essere sempre mantenuta la città in ottimo stato di pulizia; sarà nell’obbligo dell’appaltatore di tenere 2 carrettelle fisse, animali da cavallo o asini, le quale giornalmente girano per la città dovendo principiare in lo sito da due delle opposte porte di Lucera, cioè la prima porta di Troia e la seconda quella di S. Severo; ogni carrettella avrà altro conduttore un coadiutore per spazzare le strade, e radunare l’immondizia; quante volte gli agenti comunali vedranno la città sporca, o non è nello stato si ottima pulizia promessa, potranno sospendere il programma mensile davanti all’appaltatore, restando in facoltà degli agenti medesimi di prendere i mezzi necessari inde la città sia regolarmente pulita, avvalendosi di parte…; quante volte gli agenti comunali rinverranno nelle strade, o in qualunque angolo delle medesime immondizia, avranno diritto di comminare una multa contro l’intraprenditore; non deve l’intraprenditore permettere che si vedessero in nessun posto di Lucera immondizia riunita, o sia cosi detti casalini… e quante volte regolarmente pulito, vedessero l’inosservanza degli abitanti vicinali a tanto proseguire, ne deve dare avviso scritto all’agente comunale, ossia al 1° eletto per avvalersi delle misure, che gli permettono gli statuti municipali». Se il Decurionato non era contento dell’operato dell’appaltatore non gli rinnova il contratto e affidava la pulizia delle strade alla “Commissione sanitaria”. È il caso di Giovanni Antonio Colucci che, nel 1837, chiede il rinnovo dell’appalto: il Decurionato considerato che non vi è stata affatta una soddisfazione prolifera di strade, così tanto necessaria alla pubblica salute, specialmente nei tempi presenti… a maggioranza di voti il Decurionato rifiuta l’offerta e stabilisce che la pulitura delle strade interne dell’anno 1837 si esigeva per economia, affidandosi tale esecuzione alla commissione sanitaria del comune, acciò d’accordo col 1° eletto possa occuparsi per un affare tanto interessante» (Berluscò, l’acqua è fresca!!!). Costruzione del “Real Teatro Maria Teresa Isabella” Il 16 aprile 1820 viene già discusso la costruzione del teatro: «…propostasi la lettura del Sig. Intendente del 13 aprile c.m. 1° ufficio n. 4937, in rapporto al Teatro da costruirsi in questa città». I lavori iniziarono nel 1833. Nel 1836 la «…galleria comunale è in costruzione sul vestibolo del teatro». Il 6 ago. 1837 «…trovandosi già compiuto la sala da ballo, e che il nuovo teatro è quasi al suo termine è necessario nominare i deputati per l’ispezione, vigilanza e custodia di siffatte opere pubbliche e della buona tenuta degli oggetti e mobilia che si trovano esistenti». Nel 1853 si effettuano lavori per un «…progetto di abbonamento per una compagnia di musica che è in atto e che dovrebbe aprire dalla metà del prossimo mese di agosto fino al carnevale del 1854». Il 3 luglio 1854 si effettuano ancora dei lavori per ospitare la “Compagnia Musica Mastrobisi”. Nel 1855 «…il teatro ha bisogno di essere illuminato… in occasione anche delle feste di corti; siffatta illuminazione può ottenersi con fanali fissati sopra bracciali di ferro fuso procurando con ciò bellezza». Il «…valore del Teatro e della Galleria» ammontava a D.17850,29 oltre a D.1040 per le «…spese, gran fiscario, e prezzi interrotti fiscali dell’Ing. Oberty» come richiesti dall’appaltatore Vincenzo De Peppo relativi al periodo 1833-1840 invece della somma stimata in un primo momento in D.14823,06. Della diatriba viene investita la “Gran Corte dei Conti” (nel 1812, a Napoli, fu costruita – annessa al “Real Teatro S. Carlo” – la prima sala da ballo in Italia). Installazione dei fanali per l’illuminazione. La Legge sull’amministrazione civile del Regno delle Due Sicilie del 1816 prevedeva tra i dazi «…l’illuminazione e manutenzione dei fanali». Con delibera del 18 nov. 1829 (regnante Francesco I) veniva stabilito «…che essendosi costruiti altri nuovi fanali, conveniva che il decurionato avesse determinato i luoghi nei quali si dovessero fissare. Il Decurionato delibera che altri 8 nuovi fanali si fissano nei luoghi seguenti: il primo all’angolo della casa di Federico Piemonte perché rimanghi illuminato con la strada, anche lo spiazzo esistente dinanzi al Real Collegio; il secondo all’angolo della casa nuova del Sig. Nicola Ardito propriamente quello che guarda la Porta di Troia e che più possono alluminando; il terzo all’angolo destro del palazzo dei tribunali, acciò faccio ordine coll’altro all’angolo sinistro; il quarto all’angolo della casa di Prudenza strada S. Matteo; il quinto alla strada Cimino, e propriamente all’angolo della casa del Sig. Pepe, che sporge in detta strada; il sesto all’angolo della casa di Carmine Molino, che sporge nel vico delle chianche vecchie, servendo per dar luce anche la strada Carpentieri; il settimo all’angolo della casa nuova di Vincenzo Petrillo per dar luce al largo accetta, ed alla strada straccioni; l’ottavo finalmente all’angolo del palazzo vescovile per dar maggior luce al largo vescovile ed illuminare la strada seminario». Nel 1837 «…vengono aggiunti altri 4 fanali per l’illuninazione cioè 1 a Voco S. Maria Maddalena, l’altro a Latgo Zingari e gli altri 2 dalle parti dell’amm.ne Conte». Nel 1843 la città contava 64 fanali per l’illuminazione; erano stati collocati anche in luoghi particolarmente bui come ad esempio “Via alle mura”. Il 15 e 16 gennaio dello stesso anno una forte tempesta provocò gravi danni ai fanali, subito si dispose «…urgenti riparazioni per non far mancare l’illuminazione notturna della città specialmente nella stagione invernale». I fanali era illuminati ad olio (come del resto tutte le città italiane ed europee, n.d.a.) come risulta dal «…contratto di appalto pubblica illuminazione» relativo al periodo 1.1.1851-31.12.1856. Tre persone con tre scale provvedevano ad illuminare la città un’ora prima della notte; le stesse – come da contratto –erano obbligate a girare più volte la notte con «…ogli, e di calzettelle». I fanali dovevano essere muniti di tubi di vetro doppio onde evitare che col vento si spegnessero e dovevano “luccicare” fino all’alba della mattina seguente. Se da un controllo della “Guardia Urbana” risultava che qualche fanale fosse «…spento o quasi spento» veniva applicata una multa. A tutela dei cittadini per evitare frodi già nel 1829 veniva disposto che «…i venditori di commestibili, e i padroni di bettole e cantine faranno uso avanti le proprie botteghe in tempo di sera di una lampada di lastre della lunghezza di palmi 1 e 1/2 e della lunghezza di palmi 1 e mezzo di sera accesa in tutte le stagioni fino alle 2 della notte. I contravventori saranno soggetti alla detenzione da 1 a 3 giorni di carcere e alla multa di carlini 5 a 29 d’applicarsi dal Regio Giudice del Circondario» (Napoli, nel 1839, fu la prima città ad essere illuminata a gas in Italia; sempre a Napoli fu effettuato il «…primo esperimento di illuminazione elettrico in Italia a Capodimonte»; nel 1852 a Lecce avvenne il primo esperimento italiano di una città illuminata ad energia elettrica). Istruzione del catechismo Nel 1853 risulta essere attivata l’istruzione del catechismo domenicale fin dal 1746: «…considerando d’altronde che avuto essi PP. adempiuto nel corso del 1852 non solo all’istruzione pubblica ma bensì alla istruzione catechista in ogni domenica in questa Real Cattedrale Basilica a nome dell’istrumento rogato nel 1746». Istituzione delle “Suore della Carità” nella scuola delle fanciulle del “Regio Orfanotrofio Ferdinandeo” In città, nel 1853, erano attivi i seguenti pii stabilimenti femminili: • Conservatorio San Carlo; • Conservatorio dell’Annunziata; • Conservatorio Cimino-Gargano; • Conservatorio Santa Maria Padrona; • Conservatorio Ferdinandeo e più tardi, su approvazione del Re, «Eredità Pellegrino devoluta al Reale Orfanotrofio Ferdinandeo». «In seguito dal lodato S. Sindaco si è proposto che fu non molto tempo con generale compiacenza e soddisfazione andrà ad attuarsi il conservatorio Ferdinandeo-Pellegrino la cui direzione verrà affidata alle monache francesi, così dette Figlie della Carità. E comechè osserveranno trovansi stabilite si prestano con tanta carità di filantropia alla istruzione pubblica delle fanciulle, così sarebbe cosa di molto utile, e convenevole che oltretutto qui si verificasse, volendo dire che una di quelle suore, che qui verranno attendere a dirigere la scuola suddetta invece dell’attuale maestra, che resterebbe soppressa. Il comune…». Imbiancamento delle facciate delle case ogni cinque anni I proprietari delle case erano tenuti ad imbiancare le proprie abitazioni ogni 5 anni; «…proposizione del decurionato fatta nel 1852 per lo rinbiancamento delle facciate delle case dei privati, la lodata autorità ha creduto convenienza nella sua frequenza modificare l’articolo al regolamento medesimo. La legge per la cura della bellezza e comodità architettonica della città e di collegi volendo provvedere con apposito regolamento con tanta importanza alla moderna civiltà, d’altronde ricorrendo al benessere della salute, così tutti i padroni di case, e di edifici tenuti di bianco saranno obbligati in ogni quinquennio rinnovare l’imbiancatura esterna delle loro case ed edifici. In caso di contravvenzione si darà luogo alla multa di carlini 29 oltre le disposizioni che l’amministrazione credesse dover provocare dall’intendenza». Installazione del telegrafo elettrico Nell’ottobre del 1852 viene richiesta con delibera comunale una perizia dall’arch. Filippo Gifuni per «…la necessità e l’utilità di tramutare la macchina dal Real Castello in questo abitato e propriamente sul locale di S. Domenico con pigione annua di ducati 3». Successivamente «…il lodato sindaco ha fatto proposito dell’uffizio del Sig. Intendente della Provincia del 31 ottobre ultimo, n. 13569 relativo al trasferimento della macchina telegrafica dal Castello al locale dell’abolito monastero di S. Domenico ed alla fissazione dell’annuale pigione in seguita dell’offerta fatta dall’uffiziale di dettaglio del Reale Corpo Telegrafico in questa Provincia. Il Decurionato: veduto il detto uffizio, e l’incartamento corredato e considerando che il luogo fuori la città nel quale attualmente è sita la macchina telegrafica non si presta agevolmente per l’esattezza e sollecitudine tanto richieste nel disimpegno del Real Servizio; considerando che piazzandosi la detta macchina nell’abitato del comune importa principalmente mirare allo scopo della più pronta trasmissione degli ordini e partecipazione degli arrivi tra le autorità e per conseguenza all’esatto e sollecito servizio del Real Governo; considerando che nel locale dell’abolito monastero de PP. Domenicani quantunque vi stazionano gl’individui del Real Corpo delle Guardie di Pubblica Sicurezza pure una camera non è stata mai e non può essere dai medesimi occupata trovandosi in un sito del gran locale all’interno segregato dagli altri addetti per l’abitazione e bisogni dei suddetti individui come pure non può considerando che la dinotata camera e la lammia laterale bene si possono prestare per la situazione della macchina telegrafica e servire per officina agli impiegati del Real Corpo Telegrafico; considerando che trattandosi di contribuire al Pubblico Real Servizio, con la fissazione di una discreta somma a titolo di pigione annuale si viene a rendere omaggio al Re N. Sovrano e Signora…, ad unanimità delibera di accogliersi l’offerta dell’uffiziale di dettaglio del Real Corpo Telegrafico in questa Provincia per l’oggetto indicato e di concedersi allo stesso Real Corpo in fitto la indicata camera nel locale di S. Domenico per l’annuale pigione di ducato 7.50». Nel 1859 la “Stazione del Telegrafo Elettrico” viene trasferita nella «…casa degli eredi del fu D. Gennaro Cibelli sita nella strada del Pozzo, luogo centrale e cospicuo del comune per la pigione annua di D.150». (Nota: tra i primati del Regno delle Due Sicilie vi è anche quello del “Primo telegrafo elettrico in Italia inaugurato il 31 luglio 1852”; questo di Lucera ne è un esempio). Costruzione dei cessi e fogne in tutte le case della città «Il lodato Sig. Sindaco ha proposto diversi provvedere a far costruire i cessi e la fogna in tutte le case di questa città che ne mancano. Il Decurionato ha osservato: la salute pubblica, la decenza, la civiltà reclamano assolutamente necessari i serbatoi del fieno umano, e delle acque immonde. È noto a tutti che spargendosi tali lordure per le strade o in taluni punti della città, l’aria […] insalubrissima, pregna di tanti gas nocivi alla economia… Di siffatta proposizione si trattò altre… e precisamente a 13 luglio 1853 quando fu fatta altra deliberazione e si concluse farsi le fogne e cessi per appalto ovvi proprietari si mostreranno restii all’obbedire… Il Consilio dell’Intendenza, cui l’ostare…, risolvè mettersi in mora i proprietari a costruirvi i cessi nelle rispettive case, non curandosene l’adempimento elevarsi i verbali come per legge. Tale provvedimento è savio per chi ammenda alla ragione ed alle disposizioni imperanti ma disgraziatamente quando il proprietario deve profondere una parte della rendita per il pubblico bene a rendere un comodo per altro necessario al simile non intende ciò eseguire le disposizioni allo scopo. E così la dimostrazione il fatto. Sono moltissimi anni da che si comanda la costruzione dei cessi ma niuno obbedisce si dice elevarsi i verbali contro i contravventori. Ebbene quasi tutta Lucera dovrà essere tradotta innanzi al giudice, questo pronunzierà la multa da 5 a 29 carlini: l’arresto nò perché non comminato colla Lessi Patrie: e qual però ne avrebbe l’amministrazione per siffatto… verbale? Nessuno, anzi danno. Il contravventore se sarà condannato dal giudice regio avrà il diritto di spiegare lo appello innanzi la Gran Corte Civile e di poi ricorso per annullamento in Corte Suprema di Giustizia. I giudizi debbono correre secondo il ruolo e toccare le loro…, e non altrimenti per la discussione dei gravami. Ma ammettendosi la ipotesi favorevole che la contravvenzione sia dimostrata e pronunciata irrevocabilmente, il tempo ci à dimostrato che di tanto in tanto non mancano Sovrana Indulgenza, le quali o aboliscono il procedimento o condonano la multa». (Nota: queste indulgenze sono frutto dell’amore che il Re aveva verso il suo popolo perché non lo voleva veder soffrire, non come oggi che si concedono amnistie e condoni a solo scopo elettorale!!!). «E che dirsi quando le contravvenzioni non si pronunziano dal Giudice? L’amministrazione comunale soffra il dispiacere di vedersi condannata alle spese del giudizio, questa proposizione è figlia della esperienza poiché molte deliberazioni servonsi fatte proponendosi i fondi per pagare le spese cui sussidiariamente viene condannata l’amministrazione comunale… atteso il tempo che deve trascorrere e che per procedura deve passare un danno recano all’amministrazione comunale… La proposizione da adottarsi, e che mira ad un certo fine sarebbe di obbligare i proprietari a siffatta costruzione colla minaccia di farsi fare dall’appaltatore, ed esigersi la spesa amministrativamente con ordine del sindaco. La pena deve essere tale da raggiungere lo scopo il più che si può subito. Quindi il decurionato all’unanimità delibera farsi ordine ai proprietari delle case mancanti di cessi e fogne costruirli fra un mese quale inutilmente evaso saranno fatti da un appaltatore a cura del 1° eletto colla intelligenza della deputazione delle opere pubbliche comunale. Le condizioni dello appalto saranno le seguenti: 1. Celebrato l’incanto, ed approvatone l’esercizio del sig. intendente l’intraprenditore è nell’obbligo di costruire sia a tradursi tutti quei luoghi immundi e purgatoi che qui si dovranno in nota del 1° eletto. 2. I pagamenti salve le comminazioni particolari tra il proprietario della casa e l’intraprenditore, saranno fatti nel seguente modo: da ducato 1 a ducato 15 allo scadere di sei mesi dopo finita l’opera, col esercitarne lo scandaglio finale; da ducato 16 a 30 dopo un anno; da ducato 31 a 90 dopo un anno e mezzo; da ducati 91 in sopra dopo due anni, nel quale tempo di dilazione dovrà pagarsene l’interesse 5 per 100. 3. L’intraprenditore scaduto il termine di soprafiscato potrà esigere l’importo di detta opera dal proprietario di quelle case, dove sono state eseguite, e ciò nei termini amministrativi siccome con i cennati regolamenti municipali e prescritto, senzaché l’amministrazione sia tenuta a versare garanzia per la somma che non si introita, […] presterà tutta l’assistenza per farla soddisfare dai debiti morosi, qualora contrasteranno l’esigenza del debito. 4. La fabbrica sarà pagata a ragione di carlini 1,80 vintotto la canna di palmi 128, e la lammia a regola d’arte. 5. Lo stesso sarà pagato a ragione di grani sessanta la canna di palmi 128, compreso il trasporto fuori le mura, e nel luogo che indicherà il 1° eletto. 6. La volta inisserata geometricamente a ducati 5 la canna… 7. La forma a ducato 1 la canna quadrata». Ripartizione dell’acqua pubblica gratuita Nel 1858 il Decurionato «…è di avviso non esservi luogo a tassa per la ripartizione delle acque pubbliche». (Dedicato al “Cavaliere”, al “ministro della paura”, “mezza cazetta” e ‘i piscitielli ‘e cannucce ra Lega Nord). RITRATTI DELLE LL. MM. Nel 1859 vengono commissionati due dipinti, uno per la Regina Maria Sofia (chissà che fine avrà fatto) ed un altro per il Re, S.M. Francesco II (è stato restaurato questo dipinto ritrovato nel Museo Civico di Lucera così come promesso?), «…2 ritratti delle effige degli Augusti Sovrani Regnanti (D.G.) attendendosi indi a tale esecuzione atto deliberativo per i fondi onde legittimarsi la spesa come per legge, dall’artista di Napoli D. Luigi Rizzi venivano spediti i lodati ritratti, ducati 100 di spesa e ducati 4 per trasporto». Furono anche commissionate delle «…incisioni delle LL. MM. eseguite da Giuseppe d’Ovidio su ferro fuso con fondo in velluto e cornici dorate». Altri interventi di rilievo da annoverare sono: «…la piantagione da farsi nel 1859, dalla strada esterna rotabile che circonda questo abitato in due punti e cioè dalla Porta della Croce all’altra di S. Severo e rimpiazzandosi i mancanti alberi dalla Porta si S. Antonio Abate fino al Convento del Salvatore. E come che i siti indicati servono di passeggiata pubblica così si trova necessario decorare di una piantagione; la richiesta presentata in data 17 settembre 1859 di istituire l’Archivio Storico e con la quale il 26 settembre c.m. il consiglio comunale delibera : “…ritornando sull’oggetto si ordinava farsene subito materia di occupazione del Decurionato”; nel 1836 risultava già istituita la “Conservatoria delle ipoteche” e nel 1846 il “Catasto provvisorio”; ed ancora: un ospedale civile, un ospedale civile per le donne indigenti, un ospedale per ricovero di persone colpite da colera, un ospedale civile distrettuale per i “poveri lucerini e famiglie commiserabili e della carità” presso l’ex convento S. Leonardo (1841); viene costruita la strada provinciale da Lucera a Troia; la città viene provvista di “tavolette per indicazione delle strade”; viene elaborato il “piano delle fosse” da stabilirsi in Lucera; “considerato le innumerevoli fabbriche novelle” si predispone di compiere una serie di “saggi” per la costruzione di pozzi per l’acqua; tramite Re Ferdinando II, Pio IX nel 1851 “decora la Dignità ed i canonici di questa Real Cattedrale Basilica del distinto privilegio della Insula Pontificali ad instar abbatum”; presso il comune risulta essere istituito il “veterinario comunale”; ogni anno venivano elargiti “…ducati 80 da sorteggiarsi facendo 4 maritaggi tra le donzelle povere del comune nel felicissimo giorno del 30 maggio, onomastico di S.M. il Re nostro Sovrano…” ecc.» (…e scusate se è poco!!!). Il 10 settembre 1860 il sindaco di Lucera Achille Cavalli annunciava con due giorni di ritardo «…con tutti i modi dell’animo all’ingresso trionfale dell’illustre dittatore Gen. Garibaldi in Napoli… e di aderire al governo di Vittorio Emanuele ed alla dittatura dell’eroe d’Italia G. Garibaldi». È la fine!!! Per il Popolo delle Due Sicilie, un Regno durato ben 878 anni (da questo momento in poi identificato come Sud o Mezzogiorno) inizia la “auto cancellazione” della sua storia, della sua cultura, delle sue origini, delle sue passioni e delle sue tradizioni. Vengono dedicate strade, piazze, caserme e quant’altro a criminali di guerra definiti “eroi”. Il Sindaco di Torino, nel 1861, scrive al Decurionato di Lucera “invitandolo” ad erigere un «monumento a Cavour». (Ma per piacere!!!). Il “Real Teatro Maria Teresa Isabella” viene intitolato (una pagina nera per la città di Lucera che attende giustizia) all’avventuriero “eroe” Garibaldi, un “personaggio” che nel 1835 si era rifugiato in Brasile, dove all’epoca emigravano i piemontesi che in patria non avevano di che vivere; che portava i capelli lunghi perché, avendo violentato una ragazza, questa gli aveva staccato un orecchio con un morso; che fra i 28 e i 40 anni visse come corsaro assaltando navi spagnole nel mare del Rio Grande do Sul al servizio degli inglesi, che miravano ad accaparrarsi in quelle aree, e per circa sei mesi trasportò schiavi cinesi in Perù; che in Sud America non è mai stato considerato un eroe e che per salire a cavallo aveva bisogno dell’aiuto di due persone; che per la spedizione dei Mille fu finanziato dagli Inglesi con denaro rapinato ai turchi durante la guerra di Crimea, equivalenti oggi a milioni di euro. I “Briganti”, Eroi del Sud, accortisi della messinscena dei conquistatori che sotto mentite spoglie inneggiavano alla giustizia, alla libertà, al progresso ed alla civiltà, tennero alta la dignità di un popolo con una vera ed autentica resistenza popolare. Deportazioni (nel lager di Fenestrelle i prigionieri Duosiciliani venivano eliminati nella calce viva), eccidi, rappresaglie, saccheggi, paesi incendiati, furti, violenze di ogni genere su bambini e donne ed esecuzioni sommarie costeranno al Popolo delle Due Sicilie circa un milione di morti ed una economia completamente distrutta. Ci saranno nel terzo millennio “Nuovi Briganti” che vorranno riappropriarsi della loro storia, della loro Cultura e delle loro radici? Attendiamo fiduciosi! Anche a Lucera! D’altra parte, basta dare uno sguardo all’oggi per capire quel che era ieri e che avrebbe dovuto essere il domani! «…Non vi dico addio, ma a rivederci. Serbatemi intatta la lealtà come eternamente vi serberà gratitudine e amore il vostro Re Francesco» (Roma, 14 febbario 1861) «Metto nelle mani del Signore la causa del mio trambusciato (afflittissimo N.d.R.) Paese» (Preghiera di Francesco II, Diario, 31.Dic.1867). Bibliografia Delibere dell’Università di Lucera 1815-1860. Biblioteca comunale di Lucera - “Due Sicilie, 1830-1880” - Antonio Pagano, Capone Editore - 2002). “Storia, società e briganti nel Risorgimento italiano” - Ottavio Rossani, Pianeta Libri Editore - 2002. e. gemminni
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