Lettera inviata al Corriere della Sera da un nostro lettore registrato come abbassoisavoia: Gentilissimo Direttore, dopo aver letto sia l'articolo di Galli Della Loggia che le risposte dei Ministri Gelmini e Tremonti ritengo necessario chiarire quanto segue. Il punto non è davvero se questa scuola, frutto di un lassismo esasperato, che si estende finanche all'Università, debba essere riportata alla giusta meritocrazia, in quanto tutti siamo d'accordo e da anni ci chiediamo quando accadrà, ma quali siano i rimedi da adottare subito e quale "modello" scegliere.Se il Ministro Gelmini nella sua risposta ha sicuramente preso come punto di riferimento il 1968 e tutto ciò che esso ha determinato (la Gelmini invero per l'età anagrafica dovrebbe essere stata educata secondo modelli post-sessantottini), il Ministro del Tesoro ha parlato (a meno di un refuso giornalistico) di ritorno all''800! Orbene, ognuno ha i suoi modelli, ma il secolo XIX è stato, al pari del XX secolo, lungo e ricco di cambiamenti epocali. Ciò che preme sapere è se il Ministro intenderebbe riferirsi a modelli: -antecedenti o seguenti al Congresso di Vienna? -antecedenti o susseguenti all'Unificazione dell'Italia? Ciò solo a mò di esemplificazione e soprattutto, nel caso in cui vertesse per l'ultima ipotesi, cronologicamente un pò più vicina, al fine di sapere se andrebbe di pari passo con il "federalismo fiscale". Nell'ultima ipotesi mi sembrerebbe più logico che, stante il modello di federalismo fiscale proposto, il Lombardo-Veneto adotti i programmi scolastici asburgici, il Piemonte e la Liguria quelli dell'alta Savoia o comunque francesi, il centro Italia si divida fra programmi di ispirazione "papalina" ovvero medicei. Noi del sud, da "borbonici", volentieri adotteremmo i programmi spagnoli, ottimi fino alle università, le quali sono, al contrario di quelle italiane, in grande espansione e ricevono investimenti in ricerca e know-how che l'Italia intera non potrebbe neanche sognare, con qualsivoglia governo| Ovviamente, richiederemmo al signor Ministro, anche la restituzione di tutto quanto Garibaldi ed i Savoia per primi ebbero a rubare e depredare, a cominciare dalle casse dell'allora Regno delle due Sicilie e poi del Banco di Napoli, fino all'ultima sua "sparizione" nelle gole savoiarde! Penso che quanto detto non sia nuovo e debba risuonare nelle orecchie di coloro i quali tanto parlano di riorganizzazione "federale" che dovrebbe portare benefici al Sud: va bene l'ottocento pre-unitario, ma che ci venga restituito il maltolto! |