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ancora sui rifiuti PDF Stampa E-mail
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Banalità, amarezze e rabbia.

 Più passano i giorni, più aumentano i sacchetti per le nostre strade, più cresce il numero di quelli che vogliono aiutarci, più si resta perplessi. Due-tre domande, però, dobbiamo farcele. Prima Pianura, ora Chiaiano: qualcuno poteva dubitare del fatto che le popolazioni locali avrebbero reagito di fronte alla prospettiva di creare sotto casa loro una discarica da centinaia di migliaia di tonnellate di rifiuti?

 Prevale la sensazione, forte e amara, che si siano scelti quei siti per scaricare sulle popolazioni tutta la responsabilità del dramma-rifiuti. In tutta Italia (e anche a Napoli, ormai) si è diffusa l’idea (falsa e semplicistica) che quei sacchetti stanno ancora lì per colpa o solo per colpa di chi protesta. Molto più complicate le cause. Molto più facile far credere a tutti che i manifestanti di Acerra ieri o di Pianura e Chiaiano oggi abbiano rovinato tutto. Di qui la caratterizzazione di tutti i nuovi provvedimenti: in risalto non le bonifiche e neanche le responsabilità chiare di politici e imprenditori ma la “legalità” (parola magica e vuota) e, ancora di più, la severità con il famoso slogan “lo Stato c’è” e l’esercito schierato, in mimetica, anche quando il commissario Bertolaso parla per tre ore in diretta con Bruno Vespa come se invece dei sacchetti neri e puzzolenti avessimo di fronte dei temibili e agguerriti terroristi. Tutti concordi, tutti compatti, destre e sinistre. Tutti concordi e compatti addirittura con Bassolino dopo che ci avevano tormentato durante la campagna elettorale accusandolo come il responsabile del disastro, dopo che la magistratura ha avviato indagini sul conto della Regione, quando la gente ormai (giustamente o semplicisticamente) gli attribuisce gran parte delle colpe: e che credibilità possono avere i governanti di oggi quando si fanno scattare decine di foto di tavoli comuni, con sorrisi, braccetti e comunicati congiunti? E via con una serie insopportabile di luoghi comuni e frasi fatte. Prima banalità: la camorra. Tra migliaia di abitanti può essere pure che ci sia qualche camorrista ma allo stesso modo in quelle manifestazioni sono presenti insegnanti, salumieri o impiegati. E questa tesi è stata confermata ai magistrati qualche giorno fa dallo stesso capo della Polizia Manganelli. Qualche politico locale (da quanti anni assente da Napoli?) ha addirittura sostenuto (con quali prove e dopo quale indagine?) la tesi dei 20 euro per protestare o dei 50 per fomentare… Ma pensate veramente che la camorra, con tutti i miliardi di euro che ha guadagnato e guadagna nei suoi affari anche legati ai rifiuti (e con la complicità di politici e imprenditori locali e anche del Nord) possa mettersi a organizzare cortei e striscioni? Seconda banalità: “non fate la differenziata”. Mettendo da parte i dubbi che ci vengono in merito ad altre possibili soluzioni quando (mi è capitato qualche mese fa) per le strade di New York non c’è un solo negozio che abbia bidoni per la differenziata, ma veramente qualcuno può pensare che nella terra dove è stato inventato il teorema di Pitagora qualcuno possa avere difficoltà intellettive tali da non riuscire a mettere un po’ di immondizia in quattro secchi colorati? Qualcuno potrebbe informare, ad esempio, Luigi Paragone (ex direttore della Padania e attuale vice-direttore di Libero) che, pur facendoci piacere che la nonna a Varese gli insegnava a differenziare, anche noi saremmo intellettivamente addirittura in grado di distinguere un fascio di friarielli (ortaggi, umido) da una scatola di plastica? Corollario della seconda banalità: nessuno mai si è chiesto (o ha indagato) sui motivi per i quali la differenziata non è mai di fatto partita da queste parti e su chi si è arricchito per questi ritardi? Altro corollario: ammettiamo che abbiamo molte colpe: siamo sicuri che le società settentrionali o multi-nazionali (tipo-Fibe-Impregilo con azionisti famosi e tutt’altro che campani) che dovevano gestire tutto il ciclo-rifiuti (dalla raccolta ai CDR fino agli inceneritori) non ne abbiano? Siamo sicuri che è normale che le stesse società continuino a gestire le nostre cose addirittura quando trasportiamo in Germania quei famosi treni o, probabilmente, per la costruzione dei prossimi inceneritori o magari i ponti sugli stretti di Messina? Terza banalità: Napoli deve dare il suo contributo. La nostra è una delle città al mondo con la più alta densità di abitanti per metro quadro: pur riconoscendo la necessità di un nostro contributo, non si può pensare di aprire discariche o inceneritori quando pochi metri sopra le discariche o sotto gli inceneritori abitano decine di migliaia di persone. Quarta banalità: è un problema dei napoletani. Frase che ormai si è diffusa non solo negli ambienti leghisti ma anche tra gli stessi napoletani e soprattutto tra artisti e cantanti vari di turno che in città non rivivono da almeno una ventina di anni. Abbiamo saputo, però (e il presidente Napolitano, per fortuna, si è ricordato di ricordarlo recentemente), che centinaia di migliaia di tonnellate di rifiuti spesso nocivi partivano dal Nord sono stati scaricati nella nostra terra illegalmente e, cosa ancora più grave, legalmente, con la complicità di camorristi e di politici locali. E la magistratura è risalita anche ai nomi di quelle fabbriche. Molte discariche campane, allora, sono piene anche per questo e nessuno di noi (fino ad oggi), a parte i diretti interessati, al contrario di quanto spesso ci dicono, poteva sapere quello che stava succedendo a due passi da casa sua ingenuamente carico di fiducia verso quelle istituzioni che dovevano proteggerci ma non l’hanno fatto. Ecco perché, tra l’altro, era necessario mettere al primo punto dei nuovi decreti le bonifiche, se non altro per riacquistare un minimo di fiducia tra i  cittadini traditi: lo stesso Bertolaso ha ammesso che le bonifiche costano 5 volte di più rispetto alle nuove discariche e si preferisce la seconda strada. Quarta banalità: la magistratura ostacola i progetti per l’emergenza. Ammesso che per il passato sia stato vero, oggi siamo finalmente di fronte ad un’inchiesta pesante e profonda e bisognerebbe reagire non contro la forma o i tempi di questa inchiesta ma nel merito e nei contenuti: qui si parla di diretti collaboratori dei commissari straordinari che sapevano quello che si faceva ma non parlavano, di spazzatura coperta con una specie di calce per non farla puzzare troppo e farla passare ai controlli, di  un micidiale percolato che si avviava (e si è spesso avviato) verso le falde acquifere. Qui c’è a rischio la salute di un’intera popolazione: non si tratta semplicemente di numeri di protocollo sbagliati o di “dispetti” partitici. Quale fiducia possiamo avere verso certe istituzioni se qualche giorno fa sapevano tutto questo e non hanno parlato? Quinta banalità: gli inceneritori non fanno male, anzi, fanno quasi bene e giù con il racconto di pic-nic all’aria aperta sotto i fumi dell’inceneritore di Brescia o di Vienna. Non ho mai amato no-global e blogger stile-Grillo, però qualcosa non quadra: prima di tutto le conseguenze del lavoro quotidiano di queste macchine “di nuova generazione” non le conosce nessuno, né da una parte né dall’altra. Con questi chiari di luna, però, non vorrei che fra vent’anni qualcuno (com’è già capitato per altre faccende) possa svegliarsi e dire: avevate ragione, sono aumentati i casi di tumore, cambiamo tecnologie. E a questo proposito: siccome ogni macchina di questo tipo costa centinaia di milioni di euro, è proprio sicuro che non esistono (come molti paesi hanno già dimostrato) altre tecnologie meno inquinanti e meno costose? Altro corollario: può essere pure che gli inceneritori “fanno bene alla salute”, ma siamo sicuri che sia così quando si bruciano eco-balle che, come tutti ormai sanno, non sono affatto “eco”(altra dichiarazione di Bertolaso: “Vi piaccia o no, ad Acerra vanno bruciati quei sei milioni di eco-balle già accatastate in Campania”). Molti dubbi, molte amarezze e un sogno: ci svegliamo all’improvviso senza politici locali e nazionali: tutti fuggiti via. Soli, senza destre, senza sinistre, senza governatori e senza sindaci: solo noi napoletani da Pianura a Chiaiano, da Fuorigrotta al Vomero, da Secondigliano a Posillipo, da Acerra a Caserta, da Avellino a Salerno. E senza alternative: dobbiamo vedercela da soli. Un po’ di paura, qualche dubbio, qualche tensione ma poi ci rimbocchiamo le maniche e iniziamo a raccogliere, strada per strada, i sacchetti materiali e morali accumulati da troppi anni. Non sarà facile ma non lo è neanche ora con tutta questa gente che “ci vuole aiutare”. E poi è solo un sogno.

 Gennaro De Crescenzo

 

 

 

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