Molto interessante la seguente lettera del nuovo amico neoborbonico Dario: Ronald Reagan disse: pensavamo che lo Stato potesse risolvere i nostri problemi, ma poi abbiamo capito che lo Stato stesso ne era la causa. Permettetemi di assumere, per un attimo, che ci sia un terreno solido e comune - ma inesplorato - su cui poggiano molti sentimenti e movimenti oggi in Italia. Penso a Beppe Grillo, penso a Storia libera, ai Neoborbonici e alla stessa Lega (non so se ancora quella attuale ma di certo quella originaria, di Gianfranco Miglio). Ebbene, a mio avviso questo terreno è quello dell'antistatalismo. Potrei dire della 'sussidiarietà' o della 'democrazia', ma si tratta di termini abusati su cui forse potrebbero nascere malintesi. Lo statalismo non è una qualità (quindi eliminabile) dello Stato italiano nato nel 1861, ma ne è la sua caratteristica genetica. Ciò in quanto il popolo italiano quello Stato - e quindi questo Stato - non lo voleva affatto. Attenzione: non parliamo dell'Italia, ma di un'Italia ottenuta attraverso le annessioni dirette da Torino e dai Savoia. Non sono uno storico, ma credo di poter concordare con quegli storici che affermano che, se nel 1861 fu scelto il modello francese della civil law (basato sulla legalizzazione degli arbìtri del potere), fu proprio perchè si pensava che, se si fosse lasciato spazio al popolo (modello anglosassone della common law), il fragile Stato italiano targato Savoia ne sarebbe stato spazzato via. Se questo ragionamento è corretto, allora occorre osare ispezionare le fondamenta dell'edificio "Stato italiano", perchè è lì che c'è la fragilità originaria. Non si può chiedere allo schiavo di amare il suo padrone, sicchè, fino a quando lo Stato sarà imposto, fino a quando cioè non ci saranno Istituzioni legittime (il re lo era, forse oggi lo è il prete o il portiere del palazzo o il vecchio edicolante) l'avversione sarà non solo verso lo Stato ma verso l'altro e verso ogni regola, perchè questa assimilazione è il vero drammatico portato dello statalismo.In questa prospettiva io credo che occorra mettere insieme le forze (Sud/Nord, società civile) per lavorare in armonia per ripristinare un ordine istituzionale. Tornerei perciò a proporre - dopo le elezioni politiche che oggi confondono tutto - di lanciare - per Napoli, su Napoli e da Napoli - uno sforzo nella direzione sopra indicata. Uno dei propositi dello sforzo sarebbe essere quello di avere presto a Napoli un Sindaco che si ispiri all'antistatalismo e che contribuisca a far rinascere non solo Napoli ma l'Italia intera, perchè comuni, a Napoli e all'Italia tutta, sono i problemi, Reagan docet. Dario Ciccarelli |