Dall'adamantino cap. Romano ci viene la segnalazione di questa lettera di un internauta, Antonio Perucci, che dimostra, ancora una volta, che solo chi conosce il passato capisce il presente... Cosa è restato della Campania felix, la regione più ricca e bella del Regno delle Due Sicilie,cosa è restato del carattere allegro e generoso di un popolo gentile ed ospitale, cosa è restato della storia di quello che fu il Regno per antonomasia? Montagne di pattume sulle quali ballano la danza della corruzione politici capaci della peggiore immoralità, imprese del nord scese razzolare col grugno nelle montagne di pattume. Politicanti locali ben fermi e stretti sulle loro sedie, semplici esecutori di ogni desiderata provenga d’oltre Po. Corruzione? La Impregilo, con lo sciame di società dalla stessa create, è entrata come un ariete nell’affare “mondezza”; un termovalorizzatore che non potrà mai bruciare i milioni di ecoballe confezionate da ditte che indirettamente fanno capo alla stessa Impregilo, un gioco che dovrebbe assicurare un fiume di commesse e denaro proprio a quelle società per riparare i guasti prodotti ad arte dalle stesse. Concussione? Governatori, commissari e sub commissari che si sono distinti per l’emulazione fedele delle tre scimmiette, pronti a guardare altrove se milioni di tonnellate di reflui velenosi provenienti dal nord infettavano senza pietà terre e persone. Camorra? Nella dissoluzione e degenerazione delle istituzioni, trova il suo spazio la camorra. Camorra verso cui tutti puntano il dito cercando di defilarsi e far passare in secondo piano ogni propria colpa. Ma, o la camorra è composta da super uomini, tanto da compiere impunemente ogni possibile nefandezza o i nostri amministratori sono semplicemente inutili e forse conniventi. Quello che appare sicuro è che: Imprese del Nord, amministratori locali e camorra sono ai vertici di un triangolo malefico perseguenti il profitto e pur di ottenerlo giocano con la vita degli uomini. Mandanti, collaboratori ed esecutori a contare denaro mentre altrove si contano i morti ed i bambini nati deformi. Chiedere le dimissioni di Bassolino solo per un rinvio a giudizio? No, un qualsiasi uomo politico in altri tempi, di fronte al fallimento degli impegni assunti e per i quali ha chiesto la fiducia agli elettori, senza balbettamenti avrebbe già da tempo chiesto perdono e tolto il disturbo. Bassolino è un politico dei nostri tempi. Il dovere verso il popolo, per i nostri stakanovisti della politica, è un optional, qualcosa da sventolare in campagna elettorale, un richiamo per le allodole. Che restino pure Bassolino, Jervolino & C., una giustizia giusta e veloce potrebbe far sì che questi insieme ai loro padroni padani vengano seppelliti da una valanga di letame. |