A Franco Valerio E’ il tipo di istruzione, il tipo di storia scritta da pennivendoli di Stato, che ha enfatizzato il Risorgimento come una sorta di pillola del benessere. Una volta ingoiata, si ha l’illusione di vedere le cose chiare anche se a tutti gli effetti non lo sono. Anch’io mi sono sforzato con parenti ed amici di chiarire le cose come realmente sono e non come appaiono, altrimenti non ci troveremmo, all’alba del terzo millennio, in uno Stato diviso per mentalità, civiltà, cultura, ma unito solo sulla carta con sistema ancor oggi savoiardo. Ancor giovane, frequentando l’ITG di Biella, vedevo un alleato nel professore di Storia del Risorgimento. Egli infatti cercava di insegnare la storia come fatto reale senza fantasie; s’inceppava poi perché i miei giovani colleghi non gli permettevano di qualificare Garibaldi come ladro ed assassino. Non gli permettevano di definire il Cavour un intrigante per utili personali invece di “tessitore” e soprattutto gli impedivano di dire che Vittorio Emanuele era, nel confronto dei regnanti europei (compreso il regno delle Due Sicilie), il loro lustrascarpe, usurpatore, guerrafondaio senza dichiarazione di guerra. Impedivano di dire la verità anche sulla guerra in Crimea, dove vennero inviati bravi giovani piemontesi i cui tascapane erano preventivamente imbottiti di droga. Hanno escluso di parlare del più grande criminale dell’epoca identificabile nel Cialdini autore di massacri, furti, eccidi, stupri teste mozzate messe in gabbie ed esposte a scopo preventivo, di coloro che dovevano diventare “FRATELLI D’ITALIA”, La distruzione con incendio di Pontelandolfo, Casalduni, Isernia ed altri 50 Comuni non fu fatta nemmeno da Nerone, ma il Cialdini riuscì anche a far questo. Tutto ciò i miei colleghi l’hanno voluto ignorare. L’invenzione dei campi di concentramento, dove giovani militari fedeli al loro Re hanno perso la vita nel gelido freddo per essere poi dissolti nella calce viva, è un’invenzione savoiarda non tedesca. In una, i miei colleghi hanno preferito la pillola del benessere e, come loro, in Italia ce ne sono tantissimi ivi compresi i miei ed i Suoi parenti. Oggi, qualcosa sta cambiando grazie e solo ad internet, ma che non tutti gli italiani hanno la possibilità di consultare. Vede, Piero Angela e figlio, con tutta la loro intelligenza e meticolosità nell’illustrare l’antica storia dei Borbone, hanno dato immagini poco esplicative e certamente di poca attenzione nei riguardi, chiarendo agli italiani che hanno seguito la trasmissione di “Ulisse”, che i borbone erano sorta di tiranni e che hanno costruito le regge, la certosa di Padula e tante altre cose, con il sangue dei poveri meridionali e nel contempo faceva vedere i contadini che mangiavano e bevevano tranquillamente. La realtà è ben diversa. Da documenti ufficiali risulterebbe infatti il contrario di come viene illustrata dagli storiografi ufficiali. Senza parlare dei primati detenuti dai Borbone, parliamo invece delle industrie tessili, metalmeccaniche, concerie, ed ogni sorta di industrie per la trasformazione di prodotti, tutte trasferite, per volontà di Q. Sella & soci onorevoli, nel biellese ed in Lombardia. L’unica industria salvata dalla distruzione è la seteria di San Leucio. E l’emigrazione verso il nord Italia e nel mondo intero continua con uno stillicidio irrimediabile. Il Sud Italia siamo Noi non certo i vari Mastella, Buttiglione, D’Alema e compagni. Se non ha nulla in contrario, questa mia la faccia leggere anche a sua cognata Grazia di Afragola, a Lei un cordiale saluto, un vivo ringraziamento per quanto scritto e congratulazioni per la sua Associazione Culturale GO-Piedmont. Lucand |