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GIUSEPPE CAMMARANO PDF Stampa E-mail

DELL’ATTIVITA’ DI GIUSEPPE CAMMARANO NEI SITI REALI CASERTANI

 

 

L’artista Giuseppe Cammarano (Sciacca, 1766 – Napoli, 1850) è stato tra i maggiori esponenti della pittura napoletana dalla fine degli anni Novanta del Settecento alla prima metà del secolo successivo. Egli svolse la sua attività di frescante, ornatore e ritrattista per più di settanta anni; diversi furono i suoi maestri, e sin dall’inizio della sua carriera fu al servizio dei Borbone, senza trascurare altre importanti committenze come quelle dei francesi e del resto della nobiltà regnicola. La produzione pittorica partenopea di Cammarano è sterminata, ma molte sue opere si trovano anche in Terra di Lavoro. Difatti alcune sue esecuzioni sono presenti nei siti reali borbonici di Caserta, Carditello e San Leucio.

Già nel 1791 Giuseppe Cammarano venne impegnato per la realizzazione delle “pitture della Stanza da Letto” della Reggia di Carditello. Presso questa regal tenuta di campagna l’artista siciliano per l’esecuzione dei suoi affreschi si ispirò ai lavori, già conclusi, di Fedele Fischetti, di Domenico Chelli (suo primo maestro) e Jacob Philipp Hackert. La visione dei dipinti della fabbrica di Carditello consentì a Cammarano di coniare un nuovo linguaggio pittorico che facesse capo alle esperienze tardo-barocche di Fischetti, alle scenografie architettoniche ed illusionistiche di Chelli, ed ai fotografici paesaggi neoclassici di Hackert.

Le stupefacenti prove dimostrate dal siciliano attraverso le pitture di Carditello furono premiate da Ferdinando IV di Borbone con un viaggio di studio a Roma. Durante il suo soggiorno romano ebbe modo di aggiornarsi sulle novità neoclassiche allora in voga.

Il suo ritorno a Napoli fu segnato da un nuovo incarico da parte di re Ferdinando, questi gli chiese di restaurare tutti gli affreschi della reggia di Carditello, deturpati dalle truppe francesi durante l’occupazione del sito avvenuta a seguito della rivoluzione partenopea.

Come è noto i Borbone non fecero in tempo a tornar dalla Sicilia dopo la parentesi repubblicana che dovettero ritornarvi a causa dell’arrivo delle forze napoleoniche. Anche durante il cosiddetto “decennio francese” Cammarano ebbe modo di esprimere la propria arte per importanti committenze; ma fu in particolare al tempo di Murat che egli raggiunse la massima notorietà.

Sotto la reggenza del cognato di Napoleone Giuseppe Cammarano divenne pittore di corte e professore della Real Accademia di Belle Arti di Napoli. Immediato fu poi il suo impiego come frescante in alcuni ambienti della Reggia vanvitelliana. Nel 1814 dipinse “Minerva premia le arti e le scienze” nella volta della Sala del Consiglio dell’appartamento ottocentesco. Dopo qualche anno eseguì anche l’affresco raffigurante “Cerere” nel piccolo “cabinet” poi dedicato a Francesco II.

La produzione artistica di Giuseppe Cammarano non conobbe arresti neanche con il ritorno dei Borbone, infatti per quanto possa esser stato maestro di fiducia dei napoleonidi, re Ferdinando, apprezzando ancora una volta le sue velleità artistiche, lo volle nuovamente suo pittore di corte, superando, con grande lungimiranza intellettuale, qualsiasi pregiudizio politico ed ideologico.

Nel 1818 l’autore di Sciacca dipinse per la restaurata dinastia borbonica in una sala “murattiana” dell’appartamento nuovo del real palazzo casertano “Ettore che rimprovera Paride”. Ma il capolavoro di Cammarano eseguito nella Reggia di Caserta è l’affresco, stante nella “Camera da Letto di Francesco II”, raffigurante “La vittoria di Teseo sul Minotauro” (1824). In questo dipinto il pittore siciliano sintetizzò tutta la cultura neoclassica appresa attraverso la visione delle opere di Hackert e di Füger, senza omettere la sua personale interpretazione del classicismo rinascimentale di Raffaello.

L’attività del pittore di Sciacca proseguì ancora in favore della corte borbonica anche sotto la reggenza di Francesco I. Nota è infatti la serie dei ritratti della famiglia del figlio di re Ferdinando, attualmente conservati nei depositi della Reggia vanvitelliana.

Gli ultimi anni della sua carriera artistica pure furono spesi a Caserta. La stima accordatagli da Ferdinando II gli consentì di mantenere la sua posizione di pittore di corte, inoltre fu incaricato di procedere ai restauri di diversi affreschi del Belvedere di San Leucio, a cui aveva già accorso, sia nella veste di autore che di restauratore, diversi anni prima.

All’indomani del trasferimento della sedia vescovile casertana dalla medioevale borgata di “Casa Hirta” alla ormai istituita città del piano, Cammarano venne impegnato nella decorazione di alcuni ambienti della nuova cattedrale di Caserta. L’opera massima di questi suoi ultimi interventi è la “Ultima Cena” (1843) dell’abside.

Nel 1850 l’artista siciliano concludeva la sua esistenza, e già nel 1862, quindi a dodici anni dalla sua morte, veniva ricordato, in occasione dell’Esposizione Internazionale di Londra, nell’elenco dei maestri più rappresentativi della scuola napoletana di fine Settecento e della prima metà dell’Ottocento. Nella relazione approntata in merito veniva così precisata la sua posizione: “surse tra noi il Cammarano Giuseppe in quella medesima guisa che a capo dell’Italiana pittura e in più grandi proporzioni d’importanza e di merito, sorgevano nella rimanente Italia il Camuccini, il Benvenuti, il Landi”. (Cfr. “Relazione sullo svolgimento delle tre arti, pittura, scultura ed architettura nelle province meridionali dal 1777 al 1862, scritta in occasione del sottocomitato speciale delle arti in Napoli, per l’esposizione di Londra del 1862”, in ‘Memorie di Belle Arti’, Napoli, 1862, Miscellanea XXVII, p. 32.).

 

 

Luigi Fusco       

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