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evento-spettacolo \"La voce de lu viento\" |
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Vogliamo portarvi a conoscenza di una nostra iniziativa relativa al "brigantaggio" nella zona del Pollino. Il nostro Teatro e la relativa sua Compagnia ha meso in scena, nell'ambito delle manifestazioni relative alla rassegna Mediterranea 2007, a cura della Comunità Montana dell'Alto Jonio, l'evento spettacolo "La voce de lu viento" (passiune populare pe' lu Trono e pe' l'Altare) di Giuseppe M. Maradei.
Inviamo la nota dell'autore:
L'inganno della Storia, il sangue dei vinti e la voce del vento
La montagna. pietre segnate dal tempo.luogo di memorie, terre assolate e silenti, adagiate fra l'azzurro di sogni sospesi e vecchie leggende. regni senza confine .battuti dai venti.
Il cuore del Pollino racchiude storie e memorie, che affondano le loro radici in un patrimonio mitico di ricordi e "intuizioni" di un giorno trascorso, deformate dallo specchio della tempo.
Di tutto questo non c'è traccia nel grande libro della Storia, quella importante ed ufficiale, quella con la "S" maiuscola. Quelle pagine, candide e linde, sono state scritte da chi ha vinto, con lettere "d'oro zecchino". La grafia è raffinata, ricercata e ordinata. I caratteri sono precisi: ogni linea è ben segnata ed ogni curva perfetta, perché vergate con "squadra" e "compasso" da mediocri "architetti" di una provincia lontana e "isolata".
I "conquistatori", nel consueto delirio di onnipotenza, imbrigliati nel peplo delle ragnatele ordite, hanno voluto dettare le proprie ragioni auto-osannandosi ed auto-incensandosi, auto-elevandosi agli onori di quegli stessi altari che hanno osato profanare, sulle macerie degli antichi templi da loro distrutti. Al loro fianco gongolano i "compari" ben pagati, nuovi servi sciocchi di falsi " re galantuomini" e vere "negazioni di Dio".
I "lumi della ragione" generano solo furbizia bottegaia e corruzione. Le coscienze si annebbiano. Si abbattono le antiche venerate immagini e si profana la radicata sacralità dei templi, per erigere nuovi simulacri del "vuoto" e solenni lupanari. Tutto si fa mercato. mercato in cui si fa mercato di tutto.
.Ma non tutti vanno alla fiera delle vanità e degli "eguali" con muli stracarichi di ceste da colmare.
L'erba calpestata rialza la testa e si fa irto rovo, con spine amare e pungenti.
.E guai a chi ritorna sui suoi passi!
La sacra ampolla è infranta! .Ma il sangue raggrumito si scioglie e ribolle di orgoglio per difendere e riaffermare l'appartenenza alla Terra e la dignità di una Stirpe antica.
...Eppure, di questo, la Storia preferisce tacere. Nel suo libro ben rilegato in pelle, ebbro di bugie e ipocrisie, non c'è spazio per altre ragioni, specie se sono quelle scritte col sangue dai vinti, ragioni esiliate nel regno dell'omissis. e del silenzio.
Il sole, figlio del levante, tramonta lentamente affogando a ponente, nell'altra faccia del mare bifronte. Le ombre si allungano silenti, avvolgendo col loro strascico ogni cosa. La notte discende e si ripopola di spettri senza requie. condannati dal tribunale dei vinti a non aver pace . condannati a vagare in un limbo senza storia e senza memoria.
.Ma il vento fa giustizia. scoperchia i sepolcri violati. lacera i sudari unti e consunti e mette a nudo le anime.
Traditi. venduti. spogliati. martoriati. e crocifissi. quell'orda di spettri laceri risorge dalla terra e si erge verso il cielo. tendendo le mani supplici per afferrare un brandello di giustizia.
Le orbite cave di quei teschi fissano il Cielo. l'unico Regno che conosce giustizia.
. L'Onnipotente, Assoluto, Eterno ed Altissimo piange a quella vista. e una lacrima è la stella cadente che dona pace, rischiarando per un istante, che sembra eternità, con il fuoco "fatuo" di quella scintilla, il vuoto di quello sguardo.
.E una pioggia di giustizia e di verità discende a bagnare quei corpi. a spegnere la sete di quelle bocche. a lenire il dolore delle ferite riarse. a lavare il fango scagliato. l'onta subita da quegli innocenti. vittime ignare di un "peccato originale", ereditato dalla terra al momento della nascita, e di un destino che si vende per trenta denari d'argento.
L'aria torna pregna di un acre odore di sudore e di sangue. perché la storia "che non c'è" è quasi sempre un parente scomodo, specchio opaco di una coscienza che disprezza sé stessa. una assenza bramata, ricercata e voluta. una pagina triste, spiacevole e gualcita che si accartoccia e si getta via o si affida alla fiamma. perché non sia letta da nessuno.
Solo il vento. che non ha padroni, può ridare vita a quelle ceneri ed innalzarle fino alle stelle. Solo il vento può rendere ai vinti la voce negata e la dignità della memoria. .E, soffiando nel cavo delle loro ossa disperse in una terra, sconsacrata dai nuovi "parvenus" venuti da lontano, ma sacra da sempre, riporta gli echi e i profili dei loro canti lontani.
.E chi difendeva sé stesso, il proprio Dio, la propria terra, la propria famiglia, la propria identità e la propria storia fu detto "brigante"! .Ma brigante non era e non fu. Fu come il vento. Per essere libero, si fece e fu vento.. Il vento. Ogni lamento si affida al vento, ogni grido, ogni sospiro, ogni preghiera. La notte raccoglie tutte le voci. e tutte queste voci diventano una sola voce. la sua voce: la voce del vento.
Giuseppe M. Maradei
Laghi di Sybari, 29/VII/2007. |
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