Non per fare il professore... ma la frase "temo i greci e i doni che portano" è una traduzione un pò approssimativa di un verso dell'Eneide di Virgilio "timeo Danaos et dona ferentes" che più correttamente dovrebbe risultare: "diffido dei Greci anche quando portano doni". A pronunciarla non erano i latini o i romani ma i troiani che erano in guerra da dieci anni con i greci per via di Elena sottratta da Paride a Menelao. I Greci con Ulisse avevano escogitato l'idea di fingere di lasciare la spiaggia di Troia come se volessero rinunciare a continuare la guerra e lasciarono il cavallo di legno (diventato poi "il cavallo di Troia" utilizzato anche nelle conversazioni politiche) nella pancia del quale stavano i migliori soldati nemici. A chi diceva che quella statua era un dono che doveva essere trasportato all'interno della città si opposero Cassandra e Laooconte. Una era condannata a prevedere sempre il giusto ma a non essere mai creduta. E dell'altro si sbarazzarono gli dei dell'Olimpo filo-greci mandandogli contro un serpente che lo trascinò in mare e lo divorò. Erano loro che sollecitavano i concittadini a non fidarsi di quei regali inspiegabili. "Guardate - ripetevano - i Greci sono figli di puttana. Pericolosi anche se arrivano con plateau di pasticcini..." Non furono creduto e si sa com'è andata a finire. Non sembro un saputello che vuole dare lezioni... vero... un abbaaccio a tutti onore al Borbone e cordialità a tutti ldb |