D'accordo con la attuale linea "rivendicazionista e attendista" mostrata dai vertici di Napoli. Ho letto casualmente e in ritardo su un sito amico una vecchia polemica a proposito di "soldati semplici al fronte e generali lontani", che mi dà lo spunto per alcune riflessioni a voce alta: 1) Napoli non è Milano, Napoli è un sistema grippato e sabotato da Milano e dintorni per i noti motivi storici; Milano è ancora quella, di cui scriveva il Foscolo, "lasciva e di evirati cantor allettatrice" è una frenetica cattiva maestra nata corrotta e corruttrice per vocazione; mi auguro che i nostri amici milanesi non siano preda di questa aria malefica. 2) Milano non è il fronte, il fronte dove si deciderà il futuro del Sud è il Sud stesso; un successo della associazione a Sud vale dieci volte lo stesso successo se realizzato a nord. Milano è invece la retrovia dove i reietti disoccupati meridionali trovano ristoro e lavoro, ma troppo spesso i reietti rifocillati dimenticano il sud; ho visto e sentito meridionali parlar male del sud per "farsi ben volere" e per ricambiare "l' ospitalità". I neoborbonici al nord dovrebbero anzitutto limitarsi a impedire questo maleinteso senso della ospitalità ed alimentare l' amore per il sud, che non è cosa scontata fra i nostri emigranti. 3) Il sud è popolato ancora da troppi "collaborazionisti per la pagnotta", per tentare il cimento di un partito politico meridionale apertamente neoborbonico; non escluderei però una partecipazione dei neoborbonici a titolo personale alle liste civiche dei piccoli comuni, almeno per farsi una esperienza politica sul campo, da far valere poi in tempi migliori per il "partito che verrà" e per iniettare nel territorio i sani germi dell' orgoglio meridionale e dell'autostima sociale. 4) Il nord come un ladro, ha fretta di scappare con la refurtiva di 150 anni di malaunità, il sud derubato non ha alcun motivo di favorire questa fuga; al contrario deve trattenerlo nel tentativo di riappropiarsi del maltolto. Se la unità del 1860, fu il sommo male per il sud, è semplicistico pensare che la secessione è il sommo bene per il sud. Potrebbe avere senso solo se il sud arrivasse a quell' appuntamento reggendosi sulle proprie gambe, e questo richiede ancora del tempo, al contrario se alla seccessione si arrivasse senza la capacità di autogoverno, cadremmo nel caos e ci ritroveremmo in breve con i caschi blu in casa.... 5) La libertà di cui necessita il sud è anzitutto quella economica, che passa per la massima occupazione e la fine della emigrazione. La libertà politica è una conseguenza. 6) Tra i due "blocchi storici" di un nord al suicidio demografico e di un sud in crescita demografica esiste una italia residente a nord fatta di "meticciato italiano", con uno o più nonni emigrati meridionali; tale componente si è fatta finora passivamente cooptare dal nord, per mancanza di una forte attrazione meridionalistica. Eventuali scenari secessionistici o indipendentistici devono tenere conto di tale componente culturale sia per la perdita di consenso a favore del meridionalismo, sia per il rischio di creare una "minoranza etnica" all' interno di un ipotetico stato del nord. 7) I mezzi di informazione nazionale sono un monopolio padano, provate a chiedere in una edicola del nord il mattino di napoli, difficilmente lo troverete; al contrario troverete ovunque al sud il corriere della sera. Solo la rivoluzione di internet ha permesso ai neoborbonici di uscire dalle catacombe della storia, ma internet da solo non è sufficiente per competere con la carta stampata, ed influenzare il grande pubblico. Rimango d' accordo con la attuale linea "rivendicazionista e attendista" mostrata dai vertici di Napoli. Francesco del. RE |