Le bonifiche sono il nuovo (relativamente) leit motiv delle giunte regionali e provinciali del nostro territorio. La grancassa di questa soluzione ai nostri mali ambientali l’ha suonata il sempiterno Bassolino che ha messo su una coreografia tipica da regime con immagini di lavoratori che spalano mondezza trasmesse dalle televisioni il giorno stesso dell’annuncio dei finanziamenti. Eppure a scorrere le cronache il tema bonifica non è inusuale per la nostra storia, basti pensare che a Marcianise nel 2000/2001 sono stati stanziati ingenti finanziamenti all’ACSA per bonificare la discarica di Santa Veneranda. Nel 2005 un finanziamento di 14 milioni di euro si indirizzava per la realizzazione di un piano di bonifica del territorio di Villa Literno ed il governatore della Campania affermava: “ Il piano rientra in una generale strategia di risanamento ambientale dell’intero litorale domizio.” La regione è impegnata su questo fronte dal 2001 con i risultati che ha descritto la goletta verde di Lega Ambiente: balneazione impossibile per tutta la costa casertana, senza parlare del retroterra che è un mare di discariche abusive. Il territorio della nostra provincia è contaminato, colmo di rifiuti, le campagne sono un immondezzaio continuo dove trovi di tutto. Pensare di bonificare queste aree immense oltre che impensabile allo stato attuale è ridicolo. La raccolta dei materiali residui nocivi, dell’immondizia, dei rifiuti sparsi per la regione è tale che determinerebbe l’apertura di decine di altre discariche o la necessità di siti attrezzati per lo smaltimento o il trattamento. Dove sono questi impianti? Non c’è una struttura per assecondare le improbabili opere di bonifica ed è evidente che siamo di fronte al nuovo ennesimo business per arraffare milioni di euro che finiranno nelle tasche dei soliti furbi. L’esempio più vicino è la promessa bonifica dei siti di stoccaggio e smaltimento de LoUttaro che dovevano attuarsi già per protocollo nel mese di giugno scorso. Sull’onda dei finanziamenti di Bassolino s’è riproposta l’impresa avventurosamente a Luglio, come se toccare la montagna di rifiuti, chiamata panettone, fosse cosa facile. Il grande ammasso di rifiuti coperto da un telone è come una bomba ecologica e richiederebbe cautele molto simili al disinnesco di un ordigno militare con specialisti per il trattamento e forse una evacuazione temporanea della popolazione. Ma forse chi afferma il concetto di bonifica sul pulpito politico non sa di che parla o usa questo concetto a fini demagogici. L’espressione ha implicazioni psicologiche in funzione “rassicurante” rispetto alla crisi endemica che colpisce il territorio della nostra regione. Di fronte al caos imperante dei rifiuti si promette una via d’uscita rassicurante. In realtà la bonifica ha altri significati derivanti dalla storia della nostra stessa terra. Il riferimento è all’epoca borbonica con il recupero di campi laddove esistevano paludi ed aree esposte alla malaria. Un tempo si sanificava l’ambiente con la costruzione dei regi lagni oggi si contamina la terra con rifiuti di ogni genere salvo poi millantare improbabili soluzioni al problema creato dall’uomo stesso. Al di là di questi riferimenti generali, oggi vi è un ennesimo finanziamento per la bonifica del litorale domizio flegreo, di Marcianise, dell’area de LoUttaro. Ma oltre i confini degli annunci non si vede nulla di concreto. Esistono protocolli ben precisi che sulla scia di impegni precedenti hanno creato un immaginario mondo giuridico e tecnico che gira a vuoto intorno al problema, Una enorme macchina mangiasoldi che vive della distruzione dell’ambiente e che deve essere svelata all’opinione pubblica. Pasquale Costagliola |