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Il crollo- di Nicola Zitara PDF Stampa E-mail

La naturale conclusione dell’unità nazionale di Cavour e di Carlo Azeglio Ciampi

Tutte le merci messe in vendita (e offerte al consumo) possono essere viste da più angolazioni. E’ assolutamente normale che Tizio produca miele, ma che lui non lo mangi, o perché ha il diabete o perché non gli piace. Eppure lancia lo slogan: “Mangiate più miele, il miele mantiene giovani” E’ anche possibile che Sempronio,  ministro della sanità e ghiotto di miele, finanzi una campagna di stampa contro il miele, perché il suo paese è costretto a comprare l’insulina in un altro paese, con pregiudizio per le bilancia commerciale.

 

Nei romanzi francesi di inclinazione realistica o veristica, e anche nei romanzi gialli di scrittori francesi, non di rado capita che un’austera signora o un morigerato vecchietto si scopra essere il tenutario di una casa di tolleranza. Capita anche di sentire dalla viva voce di un pasticciere o dall’attore che nel film impersona il pasticciere, che lui i dolci non li mangia.

Il capitalista norvegese che vende ai paesi latini il carico di intere navi di stocco o di baccalà può benissimo portare avanti la sua attività seduto dietro la scrivania, accanto al telefono e al computer, senza neppure sapere com’è fatto lo stocco, senza mai averlo assaggiato, senza sapere che esistono Mammola  e Cittanova dove lo preparano a regola d’arte, con olio fino, patate, olive e peperoncini.

Per la droga è la stessa cosa. Capita che chi la produce non sappia o non voglia consumarla, che chi la smercia a livello mondiale non l’abbia mai vista e che sulla sua scrivania ci sia  il ritratto del figlio medaglia d’oro alle Olimpiadi.. 

Stocco, baccalà, armi, droga, garofani, telefono, crediti e debiti bancari, navi etc. sono oggetti di scambio, merci, commercio, affari. Lo spacciatore di droga che cerca i suoi clienti per le vie di New York, di Londra, di Padova, di Napoli deve campà.  

Non è diverso dal venditore di ventagli di carta che si vede in un bel film di altri tempi, benché più infelice, perché, oltre a soffrire la moderna povertà, rischia la galera. Ma che farci, così va il mondo! 

Questo, però non  si legge sui giornali, sulla grande stampa, sulla stampa locale, non si vede in televisione. San Luca viene trasfigurato. La sua povertà e la sua ignoranza diventano materia d’arte per gente come Giorgio Bocca, che guadagna centinaia di migliaia di euro l’anno, senza rischiare la galera.

La droga, come la mafia, come il pescestocco partono dal lavoro, e spesso anche dalla miseria, ma  diventano affari. La gente di San Luca ha colpa, o è come se vendesse ventagli di carta?  E’  questione di punti di vista. Non tutti sono convinti che il marines americano che muore a Bagdad è una vittima degli errori di Bush, e che il sunnita che muore nella stessa Bagdad è una vittima dello scontro fra tribù primitive. 

La strage di Duisburg non cambia il volto della Calabria. Brutti eravamo e bruti, e brutti e bruti continuiamo ad essere, nonostante l’amore per il Sud di Giorgio Bocca, di Prodi e di Berlusconi, nonché quello dei pii operatori della finanza vaticana, che hanno impiegato  soldi di mafia per la libertà dei Polacchi o per far rinascere la Spagna da secoli di blocco dello sviluppo. 

Alla nostra bruttezza, alla bruttezza del traffico di droga e alla bruttezza delle mafie dell’intero mondo, in passato, si opponevano  serie azioni di contrasto (il celebre prefetto Mori, di mussoliniana memoria), ma oggi i soldi piacciono a tutti: agli Italiani, agli Svizzeri, ai Tedeschi, soprattutto agli Americani. Adesso non c’è niente da opporre. 

L’opposizione è solo una sceneggiata televisiva. La droga finirà quando finirà l’esportatore norvegese di stocco, da parte di un bancario seduto al suo scrittoio, con il suo telefono e i suoi mezzi di comunicazione virtuali, e sarà effettuata senza intermediari dai pescatori delle isole Lofoten 

Intanto, mercé la tv  e i suoi sapienti giornalisti, la strage di Duisburg ha reso un gran servizio al sistema finanziario e agli speculatori di borsa, coprendo un grande ‘trasloco’ di ricchezza da chi ha appena i soldi per campare a coloro che i soldi li fanno figliare. Quanto? Forse tremila miliardi di dollari. 

Nessuno di noi ha messo una firma, ciononostante ha sottoscritto una enorme quantità di cambiali a scadenza quotidiana, anche le domeniche e il giorno di Pasqua. La cambiale è pari a circa il tre, il quattro per cento della somma che ognuno di noi spenderà giornalmente per anni e anni. Avevate cento euro in tasca?  Adesso ne avete novantasette. 

La differenza è stata trasferita d’autorità e inavvertitamente dalle vostre tasche a quelle degli speculatori in menopausa. Il giudizio è senza appello. 

Chi governa la moneta non è così fesso da proclamare Statuti e Costituzioni. E’ un re assoluto. Certo, se le banche centrali non avessero imposto il ‘trasloco’ della ricchezza sarebbe stato anche peggio. Il sistema funziona, eccome!  

Però non vengano a raccontarci che funziona nell’interesse nostro o degli abitanti di San Luca, i quali pagheranno egualmente la tassa pro-capitalismo internazionale, nonostante siano dei dritti e delle persone che hanno i peli sullo stomaco.

Desso la Calabria brucia, la Sicilia brucia, la Puglia brucia, Napoli puzza. E’ il crollo. La naturale conclusione dell’unità nazionale di Cavour e di Carlo Azeglio Ciampi

Nicola Zitara

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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