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Associazione culturale Neoborbonica
L'orgoglio di essere meridionali

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Botta e risposta con Blondet PDF Stampa E-mail

In riferimento al recente articolo di M. Blondet "Senza patria si brucia" (http://www.effedieffe.com/interventizeta.php?id=2169¶metro=), gli ho scritto una lettera che mi ha pubblicato con la sua risposta.

Mario Bellotti

28/07/2007
15.00

Senza patria ci si arrangia

Caro Direttore,

di Andreotti si possono dire peste e corna, ma obiettivamente è stato l’unico statista italiano ascoltato e persino apprezzato all’estero dal dopoguerra.
Lascio volentieri ad altri l’apologia del divo Giulio (che peraltro su Effedieffe viene attaccato anche per essere un “modernista cattolico”), ma faccio notare solo una cosa: quando fu obbligato al pensionamento sotto minaccia di carcere, Andreotti cominciò ad occuparsi di storia, ed in particolare di Risorgimento e di Papa Pio IX.
In un convegno (mi perdoni l’imprecisione e la vaghezza, ma non riesco a ricordare luogo e data) fece un’affermazione che lasciò perplessi gli astanti: disse che l’Italia ci avrebbe guadagnato se il processo di unificazione fosse partito da Sud invece che da Nord. Ora, che il Sud borbonico fosse fedele alleato del Papa santo, mentre casa Savoia fosse ormai da tempo svincolata da ogni obbedienza cattolica è pacifico... ma un politico fine come Andreotti poteva mai fondare quell’affermazione tanto controcorrente su un’osservazione così semplice, senza passare ingenuo?

"Ciò conferma ciò che vado dicendo da anni: la vera secessione l’ha fatta il Sud, era già compiuta molto prima che ne vociferassero gli inconcludenti ‘baùscia’ della Lega Nord.
Ma non intendo criminalizzare il Meridione”.

Troppo buono, Direttore, a non voler criminalizzare il meridione.
Ma vede: parlar sempre e solo male del sud (tranne che, sorridendo, per la pizza e le canzoni... e comunque presto finiranno anche queste due risorse), oppure “non criminalizzare il Sud” e poi esibirsi ogni volta in analisi puntuali ed accurate sui sintomi cancerogeni dell’Italia, evitando però sempre ogni riferimento all’unica autentica nazione europea presente nella penisola, forte di uno Stato autorevole e più che decentemente organizzato, che ha subìto una sorta di preview di apocalisse per far spazio ad un “risorgimento che pretese di fare la nazione contro il popolo o i popoli italiani, fin dal principio disonestamente”, alla fine suppergiù sono la medesima cosa.
Sono la stessa cosa, perché la “maledizione di Caino” di cui parlava (ovviamente inascoltato) il deputato di Casoria al Parlamento di Torino il 20 novembre 1861, o se preferisce il “cancro al sistema nervoso-immunitario del Paese”, continua a produrre indisturbato le sue metastasi.
La Sua diagnosi è (volutamente?) parziale, perché evita ogni volta pietosamente di tirare in ballo la parte ancora apparentemente sana dell’organismo.

Posso farLe una domanda personale, Direttore?
Lei sente veramente un foggiano, o un potentino, o un ragusano come suoi “connazionali”?
Così come sente connazionali un milanese, un bresciano o persino un piacentino?

Cordialità,

Mario B.

RISPOSTA

Faccio io a lei una domanda: perché non è stato il Sud a unificare l’Italia?
Aveva tutti i mezzi, come lei dice: “l’unica autentica nazione europea presente nella penisola, forte di uno Stato autorevole e più che decentemente organizzato”.
Ma forse mancava di qualcosa.
L’ambizione?
Il senso dell’Italia?
Particolarismo?
Non so.
Ma è una lacuna, se non una colpa politica, che è stata pagata: anche la politica aborre il vuoto.

Maurizio Blondet

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