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Lettera Aperta
Raddusa - CT (Città del Grano) 18/07/07
Egregio Direttore Mario Ciancio (Quotidiano "La Sicilia"), rappresento 23 aziende agricole e le scrivo per sottoporre alla sua cortese attenzione delle considerazioni a proposito della pagina economica del Suo quotidiano, con particolare riferimento ai prezzi sui cereali. Noi agricoltori abbiamo constatato, ormai, da più anni ed in particolar modo in questo, in cui il mercato del grano duro da "sostenuto" è passato a "in forte tensione", che le quotazioni pubblicate dal suo corrispondente sono state sempre più basse rispetto alle effettive e reali transazioni di mercato. Negli anni passati il divario è stato anche di 20 euro a tonnellata, ma oggi siamo arrivati a quotazioni, da voi pubblicate, più basse di almeno 50 euro ton. Difatti, il mercato siciliano registra operazioni a 220,00 - 240,00 euro ton. e voi scrivete 0,18 centesimi kg., ossia 180,00 euro ton. Se confrontiamo tali dati con i mercati più rappresentativi della nostra nazione, quali quello di Bologna (Agerborsamerci), di Forlì-Cesena ed Ismea notiamo che il divario cresce ancora di più. Per verificare e quantificare "l'errore" ed io riuscire a comunicarle meglio il concetto, ci tocca uscire dalla territorialità dei mercati con i loro prezzi, e prendere in considerazione indici e parametri applicabili su tutto il comparto nazionale. Un metodo di paragone e di analisi è il calcolo con l'uso di indici di variazione dei prezzi rispetto ad altri periodi e questi tre indici non possono essere troppo diversi all'interno di una nazione, se apparteniamo a quell'Italia Unita dal "nostro" garibaldi. Es: - 1° indice di variazione % del prezzo rispetto alla prima quotazione 2006: Bologna +32,56 % - La Sicilia +34.75 (in questo caso la variazione è stata più alta perché il nostro mercato al 04/01/06 era ai minimi storici: 13 centesimi al chilo! contro i 16 centesimi di Bologna) - 2° indice di variazione % del prezzo rispetto alla 1° quotazione del raccolto in corso: Bologna +22,22% - La Sicilia +12,25% ? (qui un incremento inferiore di quasi il 44,86% rispetto a Bologna) - 3° indice di variazione % del prezzo rispetto al corrispondente mercato del 2006: Bologna +52,96% - La Sicilia +25,00% ? (qui un incremento inferiore di quasi il 52,79% rispetto a Bologna)
Tale mercato è da considerare come un "mercato a perdere" difatti, continuando in questo modo le nostre aziende agricole perderebbero circa 18 milioni di euro. È stupendo vedere come società del nord siano interessate al nostro grano dai prezzi stracciati e ci propongono contratti con medie semestrali o annuali che fanno riferimento proprio alle quotazioni de "La Sicilia". Non mi spingo verso altre considerazioni, che spero presto trovino opportuna sede ed occasione di dibattito, ma credo che queste siano sufficienti a renderLa sensibile verso tale caso che comincia a divenire questione, "questione del grano". Non credo che il suo quotidiano voglia buttare a terra l'economia agricola dell'Isola, ma sono convinto che quel piccolo trafiletto sui cereali viene scritto con leggerezza e mi auguro che l'errore sia frutto solo di meravigliosa e lodevole incompetenza. La prego di prendere i dovuti rimedi nel rispetto di tante famiglie che "càmpano" di cerealicoltura. Sono sicuro che provvederete subito a trovare una soluzione alla questione adeguandovi alla realtà del mercato, in caso non dovreste avere immediatamente a disposizione un semplice ragioniere-corrispondente, sospendete la pubblicazione dei prezzi, perché avete già creato abbastanza danni alla nostra esangue economia. Con rispetto. Consorzio Produttori Agricoli Raddusa Giuseppe Antonio Li RosiPRIME CONSIDERAZIONI
Raddusa - CT (Città del Grano) 24/07/07
E' trascorsa una settimana dall'invio della mia Lettera Aperta al Direttore de "La Sicilia" Mario Ciancio, dove ho criticato in modo grave i corrispondenti che si occupano delle quotazioni dei cereali, e quasi mi viene ora di elogiarli, e non perché domenica 22 luglio si sono avvicinati un po' ai prezzi reali (portando le quotazioni da 185,00 euro ton. a 220,00 - 221,00 euro ton. + Iva, salto impegnativo di 15,00 euro ton.), ma perché almeno loro tentano, con impropri mezzi giornalistici, che sono quelli di una redazione e non di una sala borsa, di far fronte all' ASSENZA di una necessaria BORSA MERCI in Sicilia. La quotazione di una merce è il frutto di una serie di concertazioni, in un unico spazio, tra più persone interessate, di settori diversi (ossia chi compra e chi vende) appartenenti ad un territorio ben delimitato: ovvero il mercato, la piazza. Quando, invece, lo si fissa unilateralmente o è un prezzo costruito e soddisfa interessi di pochi o l'odore è quello della dittatura; e non mi sembra ne il caso neppiù i tempi. Dico ciò, perché dopo aver inviato lettere a tinchitè, dal Presidente della Regione Siciliana, ai deputati ed assessori della Regione Siciliana, ai tre sindacati in tutte le loro sedi provinciali e comunali CIA, CONFAGRICOLTURA E COLDIRETTI, ai vari uffici regionali, a tutte le SOAT etc. etc. quasi 400 email, ad oggi nessuno tra questi ha mostrato il minimo interesse alla questione. Complimenti! Forse hanno bisogno di qualche decennio per provvedere o forse pensano che il grano sia cosa marginale? Certamente non si desidera che sappiano che il frumento è la chiave che ha attivato la nostra civiltà e che continua ad tenerla efficiente, che la accompagna dalla prima colazione alla cena, che siamo la seconda regione in Italia che produce grano, che interessa un settore agroalimentare enorme, che coinvolge la salute di tutti e l'economia di coloro che si occupano di agricoltura. E qui mi fermo. Aggiungo solo che se non conserveremo la capacità di valorizzare e di produrre grano, sarà come consegnare le chiavi di casa ad un estraneo. Ma questo vale anche per la lingua, per i beni archeologici, le risorse naturali, il patrimonio genetico vegetale ed animale ed umano e tutto ciò che concerne la nostra civiltà fra le più antiche ed evolute del mediterraneo. Molti popoli sono scomparsi sol perché hanno letto sui banchi di scuola la loro storia scritta da altri, dal loro ultimo dominatore o dal nuovissimo potentato economico. (Luciano Aletria). MA NON L'AVETE ANCORA CAPITO CHE SIAMO IN GUERRA? Le altre nazioni difendono la loro agricoltura strenuamente ed attuano politiche agricole aggressive verso le altre nazioni e lottano continuamente per accaparrarsi mercati, territori, diritti sul seme, contratti di fornitura; ma allora non avete capito niente! Ormai le loro proiezioni a lungo termine, dove da anni progettano di creare "vuoti di produzione" nei territori più deboli, quali l'Italia e a maggior ragione la Sicilia, stanno per raggiungere la meta: il 2013 e forse ancor prima, il 2010. E noi "coti coti" assistiamo al depauperamento dei beni, guardiamo distrattamente il ladro che esce da casa nostra con il nostro oro? Non sappiamo approfittare delle contingenze di mercato che su di un piatto di argento ci vengono offerte per rivalutare il nostro prodotto? Ma chi dirige la nave? Uhei! Sveglia Capitàno. ATTATTATE! Corriamo il rischio di divenire MERCATO, un semplice mercato che si avvicina più ad un allevamento, come quello dei polli, sai?! Mangeremo solo quello che decideranno altri, con qualità decise non più da noi. E se non produrremo più, anche il prezzo lo decideranno gli altri. Non vuole essere offesa per alcuno questa lettera. Per capire che siamo in guerra non è necessario attendere che ci scoppi una bomba a poche centinaia di metri, quelle sono le guerre che qualcuno usa fare nei paesi in via di sviluppo; da noi sono altre le tecniche, sono altre le armi. sono silenti. Ebbene, non è accusa la mia, non può esserla verso i miei conterranei, ma coscienza mi impone a redarguire i distratti ed a chiedere agli estranei ai non partecipi di tornare alle loro famiglie per dedicarsi a mansioni più a loro confacenti.
Consorzio Produttori Agricoli Raddusa Giuseppe Antonio Li Rosi |
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