La torta con duecento candeline per il compleanno di Garibaldi, che doveva essere l’occasione di uno spolvero degli entusiasmi popolari intorno alla figura del nizzardo, si è rivelata piuttosto un colpo basso al mito costruito e alimentato dalla retorica risorgimentale. Già la fiction della Rai che aveva dato il via alle celebrazioni aveva suscitato più critiche che consensi, sospesa com’era tra la soap opera e l’agiografia acritica. Il colpo di grazia per l’affossamento dell’iniziativa (sulla cui utilità sono in molti a discutere) è venuto dalle celebrazioni in Parlamento, con dissensi fragorosi e polemiche a non finire. La Lega si è addirittura dichiarata , assumendo che la conquista del Sud ha fatto più male che bene alla Padania: una tesi ardita, alla quale sarebbe facile replicare che, semmai, è il Meridione – spogliato delle sue ricchezze e impedito in ogni modo nel suo sviluppo - a doversi dolere della del Sud. Il dato rilevante è però un altro: per la prima volta la granitica consistenza del mito italiano più intangibile di quello della mamma è stata pesantemente messa in discussione e ha sopportato a fatica i colpi di maglio dell’impietosa critica di chi guarda a Garibaldi come ad un patrigno piuttosto a un . Proviamo allora a mettere a confronto le due tesi contrapposte (l’agiografica e la revisionista: i fedelissimi esaltano le virtù ideali dei mille eroi di Garibaldi? Dall’altra parte cala subito l’accusa di essere più realisti del re, dal momento che fu proprio il generale in Parlamento a Torino (5 dicembre 1861) a definire i suoi . Come è possibile, non sono i Mille l’archetipo del rivoluzionario moderno, del guerriero senza macchia e senza paura? Valla a raccontare altrove, replicano i revisionisti: era un’armata brancaleone che a malapena sapeva reggere un fucile in mano, tanto ben addestrata da far sbattere contro il molo, all’arrivo in Sicilia, il e da far incagliare nella sabbia il . E allora le fulgide imprese, prima fra tutte la vittoria di Calatifimi? Se non ci fossero stati mafia, camorra e ufficiali felloni e venduti… ringraziate piuttosto quel traditore del generale Landi – è l’affondo – che dette alle sue truppe l’ordine di ripiegare quando stavano ricacciando in mare i garibaldini. Da Marsala a Napoli, affermano poi gli agiografi, sarebbe stata un’apoteosi di folla inneggiante al liberatore atteso da secoli. Sarà pure vero – si replica - tutti possono sbagliare, anche le fin troppo ospitali popolazioni del Sud. Però è lo stesso don Peppino che, in seguito, confessò ad Adelaide Cairoli che non lo avrebbe rifatto . Benedetti meridionali, chi li accontenta! Prima sbavavano per essere liberati dalla tirannide borbonica, poi si ribellarono in massa. Se proprio la vogliamo raccontare tutta – sostengono i detrattori del generalissimo - i contadini volevano solamente la terra e pensavano che il generalissimo fosse arrivato al Sud per dargliela, finalmente. Quando se la videro sfilare sotto il naso reagirono come sappiamo, alimentando quella rivolta che fu bollata come . Garibaldi esempio di tolleranza e difensore della libertà di pensiero? Mica tanto, è la risposta: guai a chi non la pensava come lui; rispettò tanto gli avversari da arrivare al punto di definire Pio IX . Nemmeno l’aspetto fisico del Generale esce indenne dallo scavo revisionista: cavallerizzo provetto che entra in Napoli, facendosi largo a fatica tra ali di folla festante? Manco a parlarne: soffriva di artrosi e non si reggeva più a cavallo; arrivò a Napoli usando il treno prima e una comoda carrozza poi, con la popolazione addomesticata dalla camorra e dagli sgherri di Liborio Romano. Che dire poi delle fluenti chiome offerte al vento in tante battaglie? Quello che una volta veniva considerato un vezzo estetico da imitare, oggi ci viene presentato come dettato dalla necessità di coprire l’orecchio sinistro, in parte tranciato in Sud America dal morso di una fanciulla violentata o – qui le versioni non concordano – come pena comminatagli per abigeato e traffico di schiavi. Garibaldi eroe motivato solamente da ideali romantici e rivoluzionari? E come la mettiamo con i finanziamenti occulti della spedizione? Forse ascoltò pure il del Sud, ma non fu nemmeno insensibile ai richiami di potenti lobbies economiche, decise a far fuori i Borbone che con il loro protezionismo doganale contrastavano i commerci inglesi ed europei. Eroe dei due mondi? Veramente i mondi di Garibaldi sono più d’uno: tanto per citarne qualcuno c’è quello dell’avventura per l’avventura, quello della pirateria, quello del traffico di schiavi, quello dei furti di cavallo, quello dello sperpero del denaro pubblico del Regno delle due Sicilie e quello degli appalti truccati e delle munifiche prebende agli amici. Così, in un gioco senza esclusioni di colpi tra accusa e difesa, la torta di don Peppino si è trasformata in una… frittata. E pure costosa, se per cuocerla – come pare – è stato stanziato un milione di euro. Ma ce n’era veramente bisogno? Lo si poteva lasciare riposare a Caprera vicino alla sua amata cavalla. Meglio sarebbe stato ripensare serenamente alle storture di un processo – ormai da tutti accettato - di unificazione che ancora oggi condiziona e penalizza il Sud. La migliore risposta alle smanie celebrative l’ha data un gruppo studentesco palermitano, il Focus Trinakia, che il 4 luglio ha preferito festeggiare gli ottanta anni di Gina Lollobrigida. La bersagliera sì che mette tutti d’accordo. Valentino Romano |