Il problema dei rifiuti in Campania: come affrontarlo Se in altre parti d’Italia i rifiuti sono considerati una risorsa, per la nostra regione, essi rappresentano, da ormai 15 anni a questa parte, un serio problema. Noi Campani, in tutto questo periodo, abbiamo dovuto affrontare numerose e cicliche emergenze, durante le quali le nostre strade, come si può notare ancora oggi, sono letteralmente invase da cumuli di immondizia che, oltre ad emettere un odore nauseabondo, spesso occupano parte della carreggiata, ostacolando il normale transito veicolare. Durante ogni emergenza quindi, notevoli sono i disagi che noi cittadini siamo costretti a subire, anche in considerazione degli inconvenienti igienico-sanitari che ne derivano, come ad esempio la presenza di mosche, zanzare e topi che si aggirano attorno agli stessi di rifiuti. Ogni emergenza poi, oltre a determinare una caduta d’immagine per la nostra regione, anche per l’effetto dei mass-media e della carta stampata che tendono a dare molto risalto a tal cosa, procura, nello stesso tempo, notevoli danni nel settore turistico. Nell’anno 2006, infatti alcune località conosciute in tutto il mondo, hanno registrato una flessione nell’afflusso di turisti pari al 10%, proprio a causa della mancata raccolta di rifiuti. Ogni emergenza inoltre, determina un ulteriore esborso economico derivato dall’attività straordinaria necessaria per rimuovere dalle strade l’immondizia e che, molto spesso ha avuto una ricaduta sulle tasche di ciascun cittadino. Un esempio per tutti è quanto accaduto nel 2006 a Caserta, dove l’amministrazione locale a fronte di un servizio, che sarebbe più giusto definire un disservizio, ha praticato un aumento della Tarsu del 38%. Ad ogni emergenza infine si torna a parlare di raccolta differenziata, ma nessuno sa spiegare perché questo argomento viene poi ben presto abbandonato. Tanto è vero che in Campania sono solo pochi i Comuni e massimamente piccoli centri, che effettuano questo tipo di raccolta. Così pure nessuno sa spiegare perché si cerca di affrontare ogni emergenza con soluzioni tampone, vale a dire cercando zone da utilizzare come discariche nelle quali sversare l’immondizia tal quale o in alternativa cercando siti ove stoccare le ecoballe derivate dalla lavorazione di triturazione eseguita dai CDR e pertanto contenenti materiale di scarsa qualità. Insomma si è così determinato un vero e proprio disastro che ha coinvolto vari settori come quello economico, ambientale, turistico senza trascurare quello sanitario, per l’aumentata incidenza di malattie tumorali che si sono registrati in questi ultimi anni. Ma chi sono i responsabili di tale disastro? Al momento non si conoscono, pertanto si dovrà attendere la magistratura, che ha avviato indagini nei confronti di IMPREGILO, FIBE, FIBE CAMPANIA e FISIA aziende capitalistiche del Nord, che 15 anni fa si aggiudicarono la gara messa a bando dalla Regione Campania. Tali imprese fiutarono l’affare e misero in atto un progetto che però si è dimostrato a dir poco inefficace. Inoltre, grazie poi alla connivenza delle istituzioni locali, colpevoli di non aver effettuato i dovuti controlli, tali società sono accusate, a quanto pare, di aver disatteso le norme contrattuali. Per questo motivo la magistratura ha disposto alle aziende in questione, l’interdizione per un anno dalle gare pubbliche, un sequestro preventivo di 750 milioni di euro alla IMPREGILO ed ha rinviato a giudizio una ventina di persone, tra i quali funzionari ed amministratori delegati delle stesse imprese, ed inoltre l’attuale governatore della Campania che fino ai primi mesi del 2004, fu anche commissario straordinario per l’emergenza rifiuti. Anche l’Unione Europea è intervenuta sulla questione, in quanto ha avviato una procedura di infrazione (al momento non ancora formalizzata) nei confronti dell’Italia, al fine di far avviare in piena efficienza gli impianti di gestione dei rifiuti in Campania, ma soprattutto per garantire che gli stessi siano raccolti quanto prima per evitare pericoli per la salute pubblica ed ulteriori danni all’ambiente. A questo punto sorge spontanea una domanda: noi cittadini Campani, che siamo le uniche vittime di tale disastro cosa dovremmo fare? Sicuramente mettere in atto una protesta forte ma pacata. Infatti non procedendo come sino ad ora persone esasperate hanno fatto, ovvero appiccando il fuoco ai cumuli di immondizia, in quanto dalla combustione degli stessi si libera diossina, una sostanza tossica e nociva per la salute pubblica, ma attuando invece, una protesta singolare nel suo genere e senz’altro più efficace, vale a dire noi tutti cittadini Campani ci dovremmo costituire parte civile e chiederne il risarcimento dei danni ai responsabili di tale disastro.
Mauro Giaquinto Responsabile neoborbonico città di Caserta
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