Carissimi compatrioti, Le cose finalmente stanno cambiando. Ieri alla camera: Quasi una rissa a palazzo Madama in occasione dei 200 anni dalla nascita dell'Eroe dei due mondi. Calderoli: "Noi siamo in lutto"Leghisti e siciliani contro Garibaldi Lite al Senato per il bicentenarioPistorio (Dc per le Autonomie): "Occasione sprecata, solo agiografia"Marini e Bertinotti durante le celebrazioni di Garibaldi ROMA - Autonomisti padani e siciliani uniti nella contestazione di Garibaldi. Luogo: l'aula del Senato; occasione: le celebrazioni del bicentenario della nascita dell'"Eroe dei due mondi". Nella solenne giornata di commemorazioni, mentre il sabaudo (e liberale) Valerio Zanone ricorda Garibaldi insieme a Mazzini, Cavour e Vittorio Emanuele come "costruttori dell'unità d'Italia", Calderoli fa sapere che i leghisti sono in lutto e che Garibaldi avrebbe fatto meglio a non dedicarsi a certe imprese: "Lui e i Savoia hanno fatto il male della Padania e del Mezzogiorno, che stavano bene dove stavano''. Paradossalmente (ma fino a un certo punto) gli fa eco Giovanni Pistorio senatore siciliano della Dc per le autonomie che afferma: "un'occasione sprecata di agiografia di un personaggio la cui verità storica oggi è oggetto di profonda revisione da parte della comunità scientifica".
Insomma, uno scontro, quasi una lite che il presidente Franco Marini riesce a frenare non senza difficoltà. Garibaldi, dunque, non piace proprio a tutti. E Pistorio, rappresentante del sud e di origine catanese, ci tiene a puntualizzarlo prendendo la parola in aula, e alzando anche un po' il tono di voce: "voglio formalizzare che non c'è unanimità, voglio esprimere il mio dissenso". Marini non ci sta: "Lei sta facendo una prepotenza, io non posso accettarlo. E' irrituale il suo intervento, le cose impossibili non si possono chiedere".
Roberto Castelli, presidente dei senatori del Carroccio, prende la parola per sottolineare che "l'aula è un luogo sacro per la democrazia e qui il paese ha diritto di esprimere il suo dissenso sulla relazione di Zanone che - secondo Castelli- in certi momenti ha sfiorato il grottesco". E ribadisce che la Lega Nord non ha partecipato alla cerimonia, volendo esprimere così il suo dissenso. "Certo - conclude - in questa aula le camice rosse vanno di moda".
Marini replica che "quella di stamattina non è una seduta e l'aula non si è espressa su nulla, ma ha solo ospitato una cerimonia su cui il Senato non ha pronunciato nessun giudizio". Inutile tentativo di placare gli animi perché Pistorio continua la sua protesta impedendo ad altri di parlare. "Lei è componente del consiglio di presidenza", ricorda Marini a Pistorio. Nel frastuono si sente anche la parola "dittatura". Marini richiama all'ordine Pistorio e avverte: "non vorrei espellerla, anzi non lo voglio proprio fare". Pistorio annuncia le sue dimissioni dall'ufficio di presidenza del Senato. "
Compatrioti il ferro è caldo e ora ne possiamo approfittare. Saluti Alessandro
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