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Associazione culturale Neoborbonica
L'orgoglio di essere meridionali

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Non ci credo, anche voi avete notato le fasità contenute nell'articolo fi FOCUS del mese di dicembre 2006.
Vi invio il testo integrale della mail di protesta che ho inviato alla redazione, la quale mi ha fiaccamente risposto dicendo che non era un articolo ma una pubblicità.
Con affetto il vostro compatriota ing. Paolo Del Gais

Gentile redazione di Focus,
in riferimento all'articolo "Un viaggio lungo più di 160 anni" apparso sul numero di Dicembre 2006 a pg 189 vorrei esprimere il mio disappunto verso l'affermazione che la prima ferrovia in Italia fu "sorprendentemente" la Napoli-Portici del Regno delle Due Sicilie. Se è vero che tale ferrovia non era concepita come sistema di trasporto di massa (ma tale non era neanche quella del regno di sardegna, adibita al solo trasporto di truppe verso il confine, principalmente austriaco), mi sembra ingiusto e falso sottolineare l'arretratezza del Regno delle Due Sicilie (da qui in poi definito "Regno"), e mi dispiace che a farlo sia un giornale scientifico come il vostro che in generale cerca di distaccarsi dalla versione storiografica dei fatti (normalmente redatta dai cosiddetti vincitori a discapito dei cosiddetti vinti) tentando di essere il più obiettivo possibile.
Al momento della conquista sabauda, poichè di conquista si tratta e non di unione come ancora oggi si vuole far credere, il Regno poteva vantare una delle più potenti flotte mercantili (seconda alla sola Inghilterra), dotata di battelli a vapore (i primi d'Italia) costruiti e manutenuti nei propri cantieri, le condizioni dei lavoratori erano sì pessime ma in linea con i tempi (inoltre l'età minima per lavorare era più alta della progredita Inghilterra dove i bambini lavoravano in miniera già dalla tenera età), le riserve auree erano particolarmente floride ed i titoli di stato emessi erano molto quotati nell'intera Europa (non come quelli piemontesi, in realtà carta straccia), il debito pubblico per abitante era fra i più bassi della penisola (almeno 1/5 di quello del piemonte, piccolo stato guerrafondaio indebitato con tutte le nazioni europee ed in particolare con il banchiere Rotschild al quale, guarda caso, andarono una consistente parte delle ricchezze depredate dal Regn
 o), l'industria, estrattiva (miniere di zolfo in Sicilia purtroppo sfruttate dalla ingorda Inghilterra, e miniere di ferro in Calabria), tessile (feudo di San Leucio), cantieristica (Castellammare di Stabia), meccanica (Pietrarsa), occupava una consistente parte della popolazione che era altamente specializzata (a discapito della visione classica che vuole i sudditi borbonici solo dei rozzi contadini ignoranti), le ceramiche di capodimnote sono conosciute in tutto il mondo. Questi numeri, dei quali a richiesta posso senz'altro citare le fonti, non mi sembrano propri di un paese arretrato.
Per non parlare del sovrano, Francesco II era colto, un eccellente giurista ed un fervido cristiano (chiamato Franceschiello solo per affetto e non per dileggio), ma fu un ingenuo a fidarsi di Vittorio Emanuele II (definito non so bene da chi "galantuomo") il quale era un rozzo personaggio (incapace di qualsiasi azione se non avesse avuto al suo fianco quell'intrallazzatore di Cavour - vero artefice delle conquiste sabaude), un uomo ignorante (parlava piemontese nell'intimità e francese in pubblico - per la serie l'italiano questo sconosciuto) e soprattutto sleale, poichè senza dichiarare guerra e con un pretesto degno della mente più minuta, ha attaccato il papato(!!!!!!!) ed il Regno, (peraltro retto da un discendente dei veri Savoia, cioè da Carlo Felice (la cui figlia andò in sposa a Ferdinando II) e non dal ramo cadetto cioè quello di Carlo Alberto), inoltre non si è degnato neanche di cambiare la numerazione del suo titolo (cosa che avrebbe dovuto fare visto che era pas
 sato da re di sardegna a re d'Italia).
Mi rendo conto che forse è una protesta un po' esagerata nei contenuti rispetto il testo originale (la frase "vista l'arretratezza del Regno delle 2 Sicilie") però penso che, a 150 dall'unità d'Italia (che sia chiaro non contesto nel fatto sostanziale ma solo per come è avvenuta ed i modi con cui viene ancora oggi raccontata, cioè esaltando personaggi che in realtà si sono dimostrati ignobili) sia giusto cercare di ridare dignità ad un Regno ormai scomparso ed a coloro che sono gli eredi dei suoi sudditi (proprio non è tollerabile sentire la lega nord che ci chiama parassiti quando una volta noi eravamo i ricchi e dopo l'unità ci hanno trattato come terra di conquista impoverendo le nostre risorse, smantellando di fatto le nostre industrie e dando origine alla cosiddetta "Questione Meridionale").

Ringraziandovi per l'attenzione e sicuro che capirete le motivazioni dei miei toni un po' accesi vi mando i miei più cordiali saluti. Per concludere, mi farebbe piacere ricevere da parte della redazione un cenno di presa visione di questa mia.

Paolo Del Gais

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