Maria Sofia Borbone e la lotta per la liberazione del Sud Italia In uniforme di ufficiale del Regno delle due Sicilie Maria Sofia di Borbone (detta Spatz), passava in rivista i volontari che parteciparono alla guerra per la liberazione del Sud Italia, a Roma in piazza Farnese, a campo dei fiori e a piazza Mondanara dove si formava militarmente la "truppa". Da ogni parte d’Europa affluivano nel’Urbe personaggi che il Governo papalino "complice" tollerava. Gli uffici di reclutamento funzionavano su tutto il territorio della città eterna, in Francia a Parigi vi erano "delegazioni" per l’arruolamento dei volontari per la campagna di liberazione del Sud Italia. Le armi erano fornite dagli armaioli di via Frattina e a piazza delle Tartarughe, un ebreo di nome Pontecorvo confezionava le uniforme. La Sacra Penitenziaria interveniva sull’aspetto religioso garantendo ai volontari in caso di morte il Regno dei Cieli. Al convento dei Trinitari scalzi in via Condotte agli ufficiali delle bande in visita alla regina del sud, era assicurato vitto e alloggio. La guerriglia partigiana, si proponeva obbiettivi politici solo in secondo momento dopo l’estate del 1862, il fenomeno degenerò in un autentico brigantaggio. Il primo capo di queste "truppe" fu il colonnello borbonico Francesco Luvara, che uscito da Gaeta prima della capitolazione, con il francese barone Klitsche De La Grange, combatterà duramente i piemontesi. Altre eroe reduce delle fortezza di Gaeta fu il giovane Emilio De Christen, parente di Napoleone III, il quale diede filo da torcere al generale piemontese De Sonnaz. Catturato, lo salvò dalla fucilazione l’intervento dell’imperatore francese. Non ebbe fortuna il generale spagnolo Josè Borges, catturato a Tagliacozzo dalle truppe piemontese, finì davanti al plotone d’esecuzione. La fucilazione di Borges fu deplorata in tutta l’Europa, Victor Hugo il grande scrittore francese, lo consacrò primo ed ultimo cavaliere crociato dell’esercito della libertà. Accompagnato ai confini del reame dall’ex regina Sofia di Borbone, (Maria Sofia di Wihtsebbac), il belga marchese di Trozègies, combatte da eroe e infine catturato fu fucilato, rifiutò la benda e morì gridando: viva la libertà! Era l’11 novembre 1861. Molti altri "crociati" combatterono per la liberazione del sud, il nobile tedesco Carlo Kalkreuth di Gotha, noto come il conte edvino, il poeta di un’epoca romantica passata. Catturato dai bersaglieri chiese il permesso di comandare il plotone di esecuzione. Alla causa del legittimismo borbonico, parteciparono il tedesco Zimermann, il bretone De Langlais e molti altri, tutti finiti sotto il fuoco del plotone di esecuzione piemontese. La lotta della liberazione del sud Italia fu suffragata dal non riconoscimento del Regno d’Italia da parte delle potenze europee (eccetto l’Inghilterra) dalle defezioni dei Mazziniani e Garibaldini, i quali tradita dalla rivoluzioni vedevano nel movimento insurrezionale meridionale, i germi di una "vera" rivolu7zione sociale. La guerra di liberazione del sud, durò 5 anni, la sproporzione delle forze in campo è significativa per fare un analisi:forze di liberazione del sud 30000 uomini esercito piemontese 120000 uomini. Il rapporto fu di quattro contro uno, male armati ed equipaggiati Antonio Moscariello |