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DUE SICILIE - AUTONOMIA E LAVORO GIOVANILE PDF Stampa E-mail

La drammatica situazione del lavoro giovanile nelle Due Sicilie e le opportunità di crescita e sviluppo della nostra economia

 

Come si evince da una recente statistica dell’Istat nel 2006, tra le varie Aree dell’Italia, gli andamenti del Prodotto interno lordo sono stati particolarmente differenti: nel Nord-Est infatti si è riscontrato un +2,3%, nel Nord-Ovest un +2%, mentre al Centro (+1,8%) e soprattutto al Sud (+1,4%) si sono verificati i risultati peggiori tanto che si è amplificato il divario con il resto d’Italia.

Un altro drammatico segnale della situazione economica duosiciliana, soprattutto per quanto riguarda il lavoro giovanile, è fornito dalla seguente statistica (Fonte: Eurostat):

 

Tassi di attività, di occupazione e di disoccupazione dei giovani, classi di età 15-24 anni.

Anno 2006 (media annua)

 

                                  Attività            Occupazione              Disoccupazione

Nord Ovest                  37,6                       32,5                                13,4

Nord Est                      39,6                       35,2                                11,0

Centro                          32,4                       26,1                                19,5

Sud                                27,2                       17,9                                34,3

 

 

Così come espresso dai dati su indicati il divario di reddito e di opportunità di lavoro fra Nord e Sud si allarga ancora.

Una delle possibili soluzioni alla nostra situazione è, come più volte ribadito, una sempre maggiore autonomia economica dal resto d’Italia.

Un’autonomia economica che ci consenta di elaborare, per esempio, una politica fiscale che permetta di stabilire regole tali da risultare attraenti per gli investimenti dei Paesi esteri.

 

Solo per fare un esempio, se consideriamo lo stock di investimenti esteri diretti in Europa in percentuale del Pil riscontriamo che il Belgio attrae il 132,3% del suo Pil, l’Irlanda il 105,7%, l’Olanda il 74,1%, la Francia il 28,5%, la Germania il 18% e l’Italia, nel suo complesso, solo il 12,4%; invece se consideriamo la UE il valore risulta essere del 33,5% (Fonte: Unctad World Investment Report).      

 

Nella stessa Germania, che ha una percentuale molto bassa come indicato in precedenza ed abbastanza simile all’Italia, la Camera bassa del Parlamento ha recentemente approvato un’ambiziosa riforma fiscale a favore delle imprese.

Il piano prevede un riduzione rilevante delle aliquote d’imposta con l’obiettivo di rafforzare la competitività delle società tedesche sui mercati internazionali.

Questo è un importante tentativo di riportare il carico fiscale sulle imprese ai livelli medi europei, aiutando pertanto fattivamente l’economia nazionale.

Infatti, in questi ultimi anni ci sono state parecchie aziende tedesche che, per pagare meno imposte in Germania, hanno trasferito la sede legale in Austria o in Svizzera.

La riforma, che entrerà in vigore l’anno prossimo, prevede dal 2009 anche un’imposta unica e grazie all’allargamento della base imponibile, si aboliranno molte detrazioni e si introdurranno incentivi a dichiarare le tasse in Germania.

 

Detto della Germania che possiamo fare per le nostre Due Sicilie?

 

L’unica risposta, ripeto, è: AUTONOMIA ECONOMICA.

 

Poi ci vuole uno Stato che faccia il suo dovere nella sicurezza e nella giustizia per aiutare lo sviluppo.

Per ottenere tutto ciò si possono sfruttare tutte le possibilità che la Costituzione italiana già ora consente.

Ma ci vuole anche una forza politica che sia espressione dei duosiciliani e che lavori esclusivamente nell’interesse dei duosiciliani, che rappresentano almeno 20 milioni di abitanti.

Messi tutti insieme siamo una grande forza.

Quando iniziamo a convincerci di ciò?

Ricordiamoci di Ferdinando II e che nel 1856 eravamo il terzo Paese al mondo per sviluppo industriale.

Per cui tutto è ancora possibile.

Non avviliamoci per la nostra situazione attuale, cerchiamo di organizzarci e di reagire partendo dall’insegnamento della nostra Storia.

 

Luca Longo

 

 

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