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Vento che cambia: Roberto Gervaso. PDF Stampa E-mail

Ieri mattina, poco prima che uscissi di casa, ho colto gli ultimi minuti della  trasmissione Peste e corna tenuta da Roberto Gervaso su Retequattro. Stavo terminando la colazione (erano le 6.25 ca.) ascoltando distrattamente quando veniva detto in TV: ad un certo punto le parole pronunciate da Gervaso hanno improvvisamente risvegliato e richiamato la mia attenzione.

 

… In Italia – stava dicendo –  non c’è lo stato perché lo stato, nell’800, è nato male: è stato fatto da 20.000 uomini del Nord che hanno imposto il loro volere agli altri. E poi ancora, rincarando la dose: “Tutta retorica quella rovesciata sul risorgimento.

 

Meno male.

Meno male che a riconoscerlo sia anche lui!

 

Non so dove abbia preso il numero relativo alle zucche del Nord  (20.000 egli dice) che anteposero i loro interessi (pardon: imposero il loro volere) a quello di 9.000.000 di Duosiciliani (… per tacere degli altri italici); non so esattamente cosa pensi a proposito del risorgimento (anche se ciò che ha detto lascia presagire bene!); mi ha distratto pure dalla colazione (e a quell’ora poi!?!)…e passi pure questo… ma un po’ ce l’ho con lui.

Sì, perché, ha aggiunto concludendo il suo dire, questo è uno stato molto guicciardiniano, molto dedito al particulare.

Ecco: qui secondo me doveva dire qualcosa di più. La malapianta dell’interesse particulare qui, da noi al sud (parlo di quello Napolitano, Borbonico), non allignava o, se c’era (tutto il mondo è paese), attecchiva poco altrimenti non avremmo potuto essere ai vertici europei e mondiali (…viene quasi il capogiro al solo dirlo, tanto più oggi che, in strada, siamo circondati da cumuli di immondizia). Gervaso ha toppato perché l’Italia unita è nata proprio da una non casuale commistione di interessi particulari:  quello di casa savoia per le … cipolle della varietà italica; quello dei Baroni terrieri del Sud intenzionati, semmai, ad acquisire nuovi terreni anziché cederli, come voleva la riforma di Ferdinando I; quello della patria dei baccalamai che era molto interessata allo zolfo siciliano e quello della nascente industria del Nord intenzionata a crearsi un mercato là dove c’era, fino a quel momento, un apparato industriale che rappresentava un concorrente potente e ben funzionante!

 

Tutto è tornato utile a quello scopo (la distruzione del Sud borbonico, funzionante e potente perché ben amministrato): dai molto poco eroici avventurieri del Nuovo mondo ai molti che, “partiti miserabili, ritornarono colla camicia rossa e le tasche piene di biglietti da mille  (sono parole di Astengo, viceconsole torinese a Napoli). Non ultimi, tornarono utili anche gli intellettualoidi locali (altresì detti liberali) che, nel nome di un interesse tanto alto quanto astratto, operarono minando lo stato dall’interno e finendo per fornire un credibile alibi ai vari Lanza, Landi, Brigante, Ghio ecc ecc che, invece di difendere la Patria con le armi e le guarnigioni di cui disponevano, la vendettero credendo, forse, di fare anche del bene alla collettività napolitana (oltre a quello che di sicuro sapevano di fare a se stessi intascando denaro contante e fedi di credito sulla cui autenticità, non conoscendo ancora bene i tosco – piemontesi, non potevano nutrire dubbi ...)

Insomma: riandando con il pensiero a queste cose mi sono incavolato un po’, è vero,  ma tenuto conto della novità e della nuova testimonianza del  vento che cambia ... beh, tutto sommato, posso dire che la mia giornata di ieri è cominciata bene.

 

Meglio poteva andare, però…

 

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