Caro Michele, il lavoro di ricostruzione culturale identitaria che l'Associazione sta facendo da vari anni (avendo contro praticamente l'intero establishment italiota, come potrai ben intuire) passa anche (e soprattutto, direi io) attraverso l'attenzione dei Napolitani e Siciliani lontani dalla loro Patria. Una Patria di cui magari non hanno nemmeno coscienza, poiché il patrimonio di cultura e tradizioni che hanno ereditato dalle loro famiglie, ha perso (per così dire) il suo marchio d'origine, che è quello appunto del plurisecolare Regno delle Due Sicilie. Un patrimonio di cultura che si forma nella culla della civiltà occidentale, la Magna Grecia, e che si consolida e rifiorisce nel cuore della tradizione cristiana cattolica, attirandosi per questo durante il XIX secolo il disprezzo più feroce dei "nemici dell'Uomo", andando incontro alla catastrofe (un anticipo di apocalisse, quasi un trailer, una preview...) che l'ha scaraventato di colpo fuori dalla storia. Oggi i figli delle Due Sicilie sono dispersi, fisicamente e moralmente, eppure portano con sé in qualche modo i semi di quella straordinaria civiltà che hanno ereditato. Lo sforzo sta, appunto, nel rimettere un po' d'ordine alla nostra storia, oliare la macchina per ritornare nella storia e ripartire verso il futuro, tracciando la strada anche per gli altri. Io, come te, vivo e lavoro lontano da Napoli (e per alcuni anni sono stato anche lontano dallo Stato italiano), e ti confesso che il mio attivismo neoborbonico lo vivo un po' come un investimento per il mio futuro (il futuro, appunto); perché quella civiltà, espressa efficacemente durante i 120 anni di monarchia dei Borbone, possa tornare a vivere di nuovo e non rimanga solo una dolce ma sterile nostalgia. Mario Bellotti Comitato Neoborbonico della Lombardia |