Il passato – ha detto oggi la vedova del commissario Calabresi – non si cancella, non si rimuove. Su di esso si costruisce. Ecco, appunto: è quello che ogni buon duosiciliano vuole fare in riferimento al suo passato. Penso anche, però, che questa frase starebbe bene sulla bocca di chiunque, duosiciliano, veneto, tosco-piemontese o altro che sia, purché, però, animato da spirito di vera fratellanza, nel nome di una riconciliazione che può passare solo attraverso la rilettura onesta del passato preunitario e degli eventi cosiddetti risorgimentali. Chi, invece, continua a spacciare per unitari eventi che più dividenti di così non potevano essere, si muove in una direzione completamente opposta non facendo altro che rafforzare le nostre amarezze e rinfocolare il risentimento che da esse nasce. L’agire pratico, poi, quello che servirebbe a modificare il nostro presente, quello è altra cosa. Ma perché questa ritrosia a guardare al passato per ciò che esso realmente è stato? Si teme forse qualcosa? E che cosa, poi? I timori, cioè, sono per il portafogli del Nord o per la …”Patria comune”? Non mi è chiaro. Futuro.
|