Non credo che il futuro del Sud sia nero come lo si può immaginare leggendo qualche lettera. Anzi: a giudicare dal numero sempre crescente delle persone che si avvicinano al Movimento, all’idea di un Sud che riscopre le sue vere radici, direi il contrario. Una cosa mi ha colpito: nelle persone che si avvicinano al mondo Neoborbonico per la prima volta, come in me quando scoprii la verità nascosta, c’è consapevolezza dei problemi ma anche entusiasmo e fiducia di poterli risolvere. Non è un puro e semplice atto razionale di volontà di miglioramento: c’è entusiasmo per una identità ritrovata che dà fiducia di poter realizzare, finalmente, quanto finora promesso cento volte e cento volte regolarmente disatteso. Tanto che mi viene un dubbio: non è che abbiamo sempre percepito come estranea una certa idea di Italia della quale ci eravamo sempre sentiti figli indegni e dalla quale eravamo sempre stati trattati come … parenti poveri e schifati, talvolta malaccetti, altre volte appena tollerati solo perché capaci di suscitare compassione e comprensione? Ecco: estranea non era l’Italia a noi, eravamo noi estranei ad essa! Ma non per colpa o per scelta nostra: ma perché così doveva essere, così dovevano andare le cose allo scopo di consentire il mantenimento del benessere del nord che, costruito su basi “parassitarie e malsane”, richiedeva, per mantenersi appunto, “il sacrificio continuo degli interessi meridionali” e, dunque, la permanente “inferiorità del mezzogiorno”. Non sono folle né visionario e non si tratta, dunque, di fandonie: riecheggio soltanto Villari e Nitti. Quando poi scopri che povero non lo eri, che quell’Italia che ti guarda dall’alto in basso, (innegabilmente oggi meglio organizzata e più ricca di noi) prima del 1860 così come oggi è non lo era affatto e che, anzi, le parti, fino ad allora, erano invertite essendo noi quelli meglio attrezzati e più “abbienti” e scopri anche, poi, che le parti si sono invertite, 147 anni fa, grazie ad una loro azione violenta e truffaldina (truffaldina per i mezzi usati per realizzarla e truffaldina come impostazione perché spacciata per atto di aiuto a noi, che non ne avevamo bisogno, mentre invece era un atto di aiuto per loro stessi che lo realizzavano) allora ti nasce dentro un amore per la tua Terra, quella che fino a quel momento hai solo schifato o deprecato forse anche tu, ti nasce dentro un senso di fraterno affetto per quelli che in questa Terra vivono: non sono più semplici conterranei, sono tuoi fratelli! È come rinascere, è come riaprire di nuovo gli occhi per la prima volta al mondo che ti circonda. Questo è quello che ti dà la forza e l’entusiasmo (anche pacato) di poter affrontare meglio le traversie del presente di questa nostra Terra e la fiducia che il futuro non sarà così, ma sicuramente migliore. È questo quello che vedi all’orizzonte di questa Terra: anche se pensi che tu, personalmente, non farai in tempo a vederlo, ma ti basta pensare che lo vedranno i tuoi figli e i figli dei tuoi figli. Abbiamo trovato, guardando a noi stessi del passato, il nostro futuro. Abbiamo anche noi un sogno da inseguire. Non me ne intendo di queste cose, non è il mio campo, ma credo che questo valga molto di più, come forza risvegliante, coinvolgente e trainante di mille buoni propositi, freddi e razionali, che fanno parte del déjà vu di ogni civiltà che non sa far leva altro che sull’intelletto per raggiungere i traguardi che si è data. A noi, di buoni propositi freddi, logici, razionali volti al miglioramento della nostra deprecabile situazione ce ne hanno strombazzati per anni anzi, è proprio grazie a propositi di questo genere che questa nostra brutta situazione si è venuta a creare…
Per cui, basta così ... perché anche noi che ci apprestiamo a riscrivere 150 anni di storia, abbiamo bisogno di “miti” (verità) fondanti: ed è la storia riscritta per come essa era, la nostra Verità fondante. Abbiamo bisogno di Padri della patria, e i più vicini a noi (non solo temporalmente) sono i Borbone e i Personaggi di quel periodo fortunato che, pure in una realtà con nobili e borghesi, Principi e contadini, vedeva rispettati, sostanzialmente e non nominalmente, gli uni e gli altri. Abbiamo bisogno anche di Modelli ai quali rifarci dopo che abbiamo scoperto la turlupinatura cui ci hanno sottoposto: e anche quello appena descritto, per me è un modello. Abbiamo bisogno di ricongiungerci a quello che eravamo fino a 150 anni fa, chiudendo la parentesi della storia non nostra (perché non da noi scritta e non determinata), della cultura non proprio nostra, dello sfruttamento… Mi piace perciò chiudere in positivo riportando la bellissima lettera di Stefania “E' con grande orgoglio che vi scrivo. mi sento borbonica nelle vene, da puro sangue meridionale. Vi farò visita presto, consapevole di aver trovato una "missione". Ecco: questo è il futuro perché queste sono le basi su cui il futuro positivo, fecondo anche per noi, si costruisce e si raggiunge. Futuro |