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Associazione culturale Neoborbonica
L'orgoglio di essere meridionali

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A Lucia Micolucci di Lanciano PDF Stampa E-mail
Gentile Lucia Micolucci,

chi Le risponde è un abruzzese "esiliato" nell'Italia del Nordest che da tempo si chiede, come Lei, come mai non esista una delegazione Neoborbonica in Abruzzo. E si chiede, altresì, non tanto se vi sia interesse degli abruzzesi alle discussioni dei Neoborbonici, quanto se vi siano abruzzesi interessati a ri-"costruire" la propria identità duosiciliana, sia pure all'interno di uno Stato unitario. Il Quale, ora come ora, francamente appare dominato da una classe politica (se così la si può chiamare) di stretta osservanza massonico-padana e più propensa a mortificare che a valorizzare le potenzialità e le risorse di una regione come la nostra. E a tal proposito, non è neppure il caso di rimarcare quale posizione e importanza gli Abruzzi (Ulteriore I, Ulteriore II e Citra) avessero nel Regno di Napoli prima e delle Due Sicilie dopo. Basti ricordare, tanto per fare un esempio tra i più banali, che la nostra bella regione, all'interno della Nazione napolitana, era designata con l'appellativo di SERA REGNI, cioè chiave, porta, del Regno; tanta era la sua importanza strategica (come ebbe a dimostrare la valorosa resistenza opposta agli invasori subalpini dalla città-fortezza di Civitella del Tronto).
In merito, poi, al senso identitario nutrito dagli Abruzzesi di due secoli fa, non posso fare a meno di ricordare come essi si comportarono nei confronti delle armate napoleoniche intenzionate a invadere il loro Regno. Nel Novembre del 1798, infatti, essendosi estesa l'influenza dei Francesi anche all'Italia Centrale, poiché a Roma era sorta la Repubblica Romana, Ferdinando IV dichiarò guerra alla Francia, non nascondendo anche l'intenzione di liberare Roma dalle truppe che l'avevano occupata e favorire, così, il ritorno del Papa sul proprio trono. Ma il generale francese Championnet prima riuscì a mettere in fuga i soldati borbonici al comando del generale austriaco Mack e in seguito marciò decisamente su Napoli, passando per l'Abruzzo.
Il re borbonico, allora, l'8 Dicembre si affrettò a emanare un proclama nel quale incitava i suoi "fedeli, bravi ed amati popoli degli Abruzzi" a prendere le armi contro il nemico invasore. La risposta degli Abruzzesi non si fece attendere e nella regione vi furono moti insurrezionali che ebbero per protagoniste masse di armati i quali, con azioni di guerriglia e di eroismo, provocarono non poco scompiglio tra i Francesi.
Ma, per soddisfare nella maniera più breve possibile la Sua richiesta circa notizie intorno all'Abruzzo nel Regno delle Due Sicilie, Le fornisco di seguito alcuni dati atti a chiarire il meccanismo attraverso cui la nostra regione entrò a far parte di detto Stato (se li conosce già, La prego di scusarmi).
Alla base di tutto c'è il lungo braccio di ferro tra Francia e Spagna, che com'è noto ebbe termine nel 1559 con il trattato di Cateau-Cambrésis, per effetto del quale venne  sancita la dominazione spagnola sulla penisola italiana fino al 1714; anno in cui, in seguito alla guerra di successione spagnola (1700-1717), il trattato di Rastadt ne decretò la fine.
In tale occasione il Regno di Napoli, al cui interno era compreso anche l'Abruzzo,  passò nelle mani degli Austriaci. I quali, a essere più precisi, ne avevano preso possesso fin dal 1707,  in seguito a un accordo tra Filippo V di Spagna e gli Asburgo d'Austria.  Esso tuttavia tornò alla Spagna  al termine della guerra di successione polacca (1733-1738), che si concluse con la Pace di Vienna (1738).
Sul trono di Napoli e della Sicilia salì Carlo III di Borbone (1734-1759), figlio di Filippo V e di Elisabetta Farnese.  Fu poi Ferdinando IV (figlio di Carlo III) a creare per il Regno, dopo la restaurazione borbonica susseguente al periodo napoleonico e murattiano, la denominazione di "Regno delle Due Sicilie" e ad assumere per sé il nome di Ferdinando I.

Sperando di esserLe stato utile, e felice di poter essere entrato in contatto con una corregionale, La saluto cordialmente e Le segnalo il seguente, interessantissimo, volume di storia patria:

A. Procacci, STORIA MILITARE DELL'ABRUZZO BORBONICO, Brioni Roman Style Editore,  Penne (PE), 1990.

Gabriele Falco
nato (e vissuto felicemente per sei lustri e mezzo) in provincia di Pescara
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