Prefazione: Spesso mi sono chiesto come mai la posizione di cattiva fede di Salvatore Giuliano fosse la più gettonata dai movimenti meridionalisti, persino dai movimenti indipendentisti siciliani (vedi anche Conferenza di Taormina in cui si estromisero i militanti favorevoli alla famosa 49° stella) In qualche modo lo hanno tutti scaricato. Stranamente l'affare Salvatore Giuliano è uno dei pochi fatti (se non l'unico) che mette d'accordo filo-risorgimentalisti e filo-meridionalisti. Seguiranno due articoli, con i quali spero di scagionare il Giuliano, uno pubblicato sul forum del neonato MIS ed un altro, non pubblicato, da una testata giornalistica on line. 1)FORUM MIS Ho una predilizione particolare per Salvatore Giuliano, il Brigante Patriota. Prima di rispondere ho letto tutti gli articoli e come al solito ci sono parecchi pregiudizi nei confronti della Sicilia.
Qualcuno parlava di Salvatore Giuliano che voleva annettere la Sicilia agli USA, il quale per mandare quella lettera disperata al presidente TRUMAN, significa che aveva capito che era meglio stare con gli americani che con l'Italia.
Possiamo dire adesso che aveva regione?
Possiamo dire adesso che la Sicilia è (e senza che Giuliano abbia fatto nulla)una sub-colonia degli Stati Uniti(perchè l'Italia è già una colonia)
Almeno con l'ufficialità di essere uno stato americano, avremmo avuto i diritti che hanno i texani o i newyorchesi, avremmo avuto il dollaro e saremmo stati protetti dall'economia americana.Oltretutto con tutte le garanzie politiche che i politici siculo-americani già presenti nel continente americano potevano darci.
E ve lo dice uno che odia quello che gli USA rappresentano oggi.
Altra cosa.
Oggi come oggi, si associa l'idea di mafia alla Sicilia o meglio, chi manifesta i tratti della cultura e della tradizione siciliana viene accomunato ad un mafioso. In tv infatti chi parla in Siciliano sta facendo sicuramente una gag di mafia.
Quindi se io parlo italiano e nascondo le mie origini sarò considerato non mafioso...
Ma è normale che i mafiosi in sicilia parlino il siciliano e seguano le tradizioni, pero' questo non significa che essere siciliano significa essere mafioso.
Oltretutto i mafiosi sono solo le braccia della vera cupola, che sta a Roma, a Milano ed a Torino, come non mi stanco ma di ripetere.
La mafia prima dell'unità d'italia non esisteva, era un feto malformato presente nelle viscere garibaldine.
2) ARTICOLO NON PUBBLICATO Abbiamo studiato e meditato a lungo sulle dinamiche che hanno assicurato a Garibaldi l'appoggio di "picciotti e galantuomini" per lo sbarco in Sicilia, con gli alti ufficiali delle Forze Armate delle Due Sicilie già preparati al tradimento dall'opera di corruzione orchestrata da Cavour, e con le spalle coperte dalla flotta inglese. Dopo queste meditazioni, siamo giunti alla conclusione che la "data di nascita" della Mafia siciliana, o (che è lo stesso) la promozione da comune criminalità agraria ad anti-Stato criminale, sia proprio quel maledetto anno 1860. E continuando coerentemente la ricostruzione dell'impresa garibaldina eversiva del Regno delle Due Sicilie, concludiamo allo stesso modo che l'accordo di Garibaldi e del traditore Liborio Romano con "la bella società" di Tore 'e Crescenzo costituisca il momento esatto in cui avviene l'istituzionalizzazione della criminalità organizzata nella capitale napoletana, che in seguito evolverà anch'essa in anti-Stato criminale ed in (prospera) realtà economica. Peraltro, era proprio Totò Riina a vantarsi pubblicamente che i suoi avi avevano aiutato i Mille di Garibaldi a sbarcare in Sicilia; e la cosa potrebbe stupire solo un ingenuo. L'illegittima ed ingiustificata invasione del Regno delle Due Sicilie produsse, come noto, il fenomeno detto "brigantaggio", che altro non era invece che la risposta civile, partigiana e disperata conto i piemontesi. I "briganti" attuavano la tattica della guerriglia (già sperimentata con straordinario successo nell'impresa del card. Ruffo contro il poderoso esercito francese nel 1799), ed avevano bisogno del supporto della popolazione (e dei conventi religiosi) per il vettovagliamento. Subito dopo la seconda guerra mondiale, si vennero a creare in Sicilia i presupposti per il riscatto dalle angherie subìte in oltre 80 anni di mala unità italiana. Andrea Finocchiaro Aprile fondò il Movimento per l'Indipendenza della Sicilia e il comunista Antonio Canepa costituì l'Esercito Volontario per l'Indipendenza della Sicilia, che sarebbe dovuto diventare l'esercito regolare della Repubblica Siciliana. Salvatore Giuliano era un Colonnello dell'EVIS. Nel 1945 il termine "briganti", caduto in disuso, venne sostituito con "banditi". A questo punto, non sembra del tutto improbabile che Salvatore Giuliano sia stato l'autore della strage di donne e bambini a Portella della Ginestra? Giuliano sapeva bene che, se avesse perso l'indispensabile appoggio della popolazione, la sua fine sarebbe stata segnata. Cosa che infatti fu. Che ragioni aveva, dunque, per macchiarsi di quell'orrendo delitto?
Le nostre ipotesi ce le siamo costruite principalmente osservando chi ci guadagnò dall'indecorosa fine dell'indipendentismo siciliano: lo Stato italiano, perchè non perse la Sicilia, che è di fatto la regione più strategica d'Italia (e forse anche dell'intero Mediterraneo) e la Mafia, che da quel momento divenne la padrona incontrastata in terra siciliana. (L'unica vittoria degli indipendentisti siciliani fu lo Statuto Autonomo, il quale però è stato puntualmente vilipeso, ignorato, infangato sia dai politici romani sia dai corrotti ed ascari politici siciliani al loro servizio) La propaganda, ancora oggi, non cerca in tutti i modi di inculcare nei siciliani la convizione che essi sono incapaci di autogovernarsi e che, ahimè, "alla mafia bisogna rassegnarsi"? I documenti relativi ai fatti di Portella della Ginestra sono ancora secretati, e non per "motivi che possono danneggiare la persona", ma addirittura "per ragion di Stato". I 70 anni di segreto scadranno tra non molto, ma anche se giovani di età non confidiamo troppo di conoscere un giorno la verità; d'altronde, le carte relative al "brigantaggio post-unitario" sono ancora sotto guardia armata nell'Archivio storico dell'esercito italiano a Roma, le cui stanze sono accessibili solo da pochi e "selezionati" storici. Davide Cristaldi Mario Bellotti Comitato Neoborbonico della Lombardia |