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L'un contro l'altro armati. |
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La prima espressione che mi è affiorata alle labbra, leggendo l'intervento di Fiore Marro, è stata: "Che squallore!". Un'espressione che non è cambiata punto (anzi, si è rafforzata) a mano a mano che procedevo nella lettura della lucidissima e (ahimè!) purtroppo incontestabile analisi fatta dallo stimatissimo compatriota (che mi riservo di conoscere personalmente non appena possibile), la cui amarezza voglio condividere fino in fondo, nella speranza di alleviargli, anche se temo di poco, il profondo dolore che (si avverte fin troppo bene) gli stringe il cuore da quattordici anni in qua (e forse anche da più tempo). Non che non avessi già presentito una situazione come quella da lui descritta; tant'è vero che in uno dei miei primi interventi mi ero richiamato di proposito a quelle divergenze e gelosie che al principio della seconda metà del XIX secolo ci costarono la perdita della comune Patria. Non che non avessi intuito, navigando da un sito "meridionalista" all'altro, la smania di (mi si consenta questa espressione) "Masaniellismo" di alcuni sedicenti tribuni del Popolo Duosiciliano. No, tutto questo, sebbene non potessi vederlo chiaramente, lo intuivo. Lo intuivo e ne avevo timore. Però mai avrei pensato che, come ha riferito Fiore Marro nel suo sfogo; mai, dicevo, avrei supposto che tra le fila dei cosiddetti "meridionalisti" vi potessero essere ancora dei Clemente Pimentel de Fonseca o dei Giuseppe Salvatore Pianell, tanto per fare qualche nome. Mai, insomma, avrei immaginato che comportamenti simili a quelli che portarono alla dissoluzione del nostro Regno potessero perpetuarsi anche ai giorni nostri. Perciò non posso non ripetere e continuare a pensare: "Che squallore!". Sì: "Che squallore!". Che squallore dover constatare che ancora oggi il meschino "particulare" di guicciardiniana memoria è alla base dell'agire di questo o quell'altro individuo, a cui non interessa nulla dei destini della sua gente e della sua terra, ma solo il proprio, esclusivo ed effimero "orticello", che cerca di preservare da ogni possibile "intrusione"; la quale, quand'anche avesse per obiettivo di promuovere l'abbattimento di un'angusta recinzione, per consentire la coltivazione di ben più ampi e promettenti campi, è sempre e comunque ferocemente da osteggiare. Forse anche perché ognuno di tali individui preferisce essere il primo nel microscopico e asfittico spazio che si è ricavato in anni di paziente lavorìo, piuttosto che secondo o terzo in una realtà ben più grande; anche se un tale atteggiamento non porta da nessuna parte (ammesso che costoro vogliano andare da qualche parte). E l'attuale classe p olitica, che tutto questo ha capito alla perfezione, continua a fare e disfare a suo piacimento, memore anche dell'insegnamento che gli antichi Romani hanno lasciato ai più accorti tra i posteri: DÌVIDE ET ÌMPERA! Così, mentre noialtri continuiamo a essere l'un contro l'altro armati, loro dormono sonni tranquilli, poiché niente e nessuno, SIC REBUS STANTIBUS, li manderà a casa o li costringerà a governare e amministrare in maniera più seria e più onesta, spacciando per "democrazia" il sistema che gli consentiamo di applicare. Il quale ultimo può essere riassunto con la seguente massima: la democrazia è quella cosa che consente a una minoranza ben organizzata di imporre il proprio volere alla maggioranza disorganizzata. "E io pago!", diceva l'indimenticabile Totò. Concludo questo mio sfogo rivolgendo un pensiero di gratitudine e di ammirazione a Fiore Marro e a quanti, in questi quattordici anni, hanno lavorato sodo, stringendo i denti e continuando, con coraggio, passione e abnegazione, a perseguire il loro obiettivo. Possa anch'io, di qui in avanti, avere la loro stessa determinazione, ostinazione, lealtà e convinzione che alla fine del tunnel si aprirà davanti, finalmente, il radioso orizzonte dell'avvenire del Sud che si sta lentamente, ma pervicacemente, costruendo. E con me possano condividere lo stesso sogno tutti i compatrioti in buona fede. Fiore Marro, il mio cuore è con te e con quelli come te! Forza e Onore. Gabriele Falco |
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