Giorno 11 marzo è stata commemorata la resa della Real Cittadella di Messina, avvenuta il 12 marzo 1861. Come consuetudine consolidatasi ormai fin dal 1999, i partecipanti si sono radunati sotto la bella statua marmorea di Carlo III di Borbone, ubicata in piazza Cavallotti, al suono dell’inno reale borbonico e al garrire delle bandiere bianco-gigliate del movimento neoborbonico, delegazione “Valdemone” di Messina, dell’Associazione “Due Sicilie” di Gioiosa Jonica (RC.) nonché quelle dell’Associazione “Gen. Fergola” di Messina. Non eravamo in molti come negli anni precedenti ma ugualmente personaggi rappresentativi e validi esponenti di un’idealità patriottica non comune che in Italia va sempre più deteriorandosi, la dove essa viene costantemente mortificata o mistificata e la verità storica ancora nascosta dietro manifestazioni da operetta ipocrite e tendenziose.(vedi le manifestazioni che si faranno per commemorare lo Sbarco dei Mille o certi recenti programmi televisivi) Dopo i saluti calorosi come si conviene ad amici che si vedono occasionalmente ma vicini nelle idee e nelle passioni, ci siamo avviati verso la Cittadella ed alle ore 11,00 eravamo tutti sul cavaliere del bastione S.Stefano. Dall’alto si è potuta ammirare un’importante novità avvenuta in questi ultimi mesi e cioè i primi risultati sostanziali dall’inizio dei lavori di recupero dei resti dell’importante fortezza del XVII secolo. Infatti, sono stati demoliti tutti i capannoni, le baracche e qunt’altro costruiti dal 1950 in poi all’interno dei cortili e degli antichi canali interrati. Solo rimane, ancora svettante, il macabro rudere dell’inceneritore realizzato negli anni 60 fra l’antirivelino di Maria Carolina e la controguardia di S.Stefano. Al momento della commemorazione è stato impossibile visitare le opere già liberate perché messe sotto sequestro per via di ritrovamenti di materiale bellico risalente all’ultimo conflitto mondiale.Non vorrei indagare sulle motivazioni che hanno portato “finalmente” ad un organico piano di recupero della Real Fortezza, ne quali siano i canali da dove provengono i fondi necessari per tali lavori, ne le destinazioni future dei tantissimi spazi. Già si parla di destinarla a spazio museale ma…..di arte moderna! In questo momento a noi interessa che i lavori siano stati iniziati e che a tale evento forse abbiano influito le nostre commemorazioni, i nostri scritti, i nostri discorsi che dal 1980 circa hanno fatto conoscere alla cittadinanza messinese e no un’opera così importante sia per la storia locale e nazionale che per l’architettura e l’arte. Deposta sul solito muretto la corona di alloro con tre gigli dorati e la scritta “Non vi dimenticheremo mai”ed ascoltato l’inno reale, sono stati commemorati i 47 soldati duosiciliani caduti nell’adempimento del loro dovere fra l’8 e il 12 marzo durante la fase più cruenta dell’assedio dei piemontesi del gen. Cialdini. Discorsi brevi ma significativi sono stati fatti da parte del dott. Franz Riccobono dell’Ass. “Gen. Fergola”, della prof.ssa Mariolina Spadaro dell’Ass. “Due Sicilie” di Gioiosa Jonica, che ha anche letto alcuni commoventi passi dell’ultimo discorso del Gen. Gennaro Fergola ai soldati della Cittadella prima della resa. Quindi anche il sottoscritto Salvatore Serio, delegato dell’Ass. Neoborbonica “Valdemone” di Messina, il prof. Saverio Pons de Leon segretario dell’Ass. “Gen. Fergola”, l’avv. Pasquale Zavaglia segretario dell’associazione “Due Sicilie” di Gioiosa Jonica ed infine il dott. Gaetano Ciuppa di S.Agata Militello (Me). Alle 12,30, deposto un fascio di lilyum sotto la statua di Ferdinando II sul lungomare (Capitaneria di Porto), sono state recitate preghiere per l’anima del sovrano concludendo la piccola cerimonia con un solenne e fortissimo “Viva ‘o Rre ” Come da programma ci siamo recati quindi, ma solo una parte di quelli che avevano partecipato alle cerimonie, nel noto ristorante di Messina Sud (Pistunina) “Compra & Mangia” ove a pranzo si sono degustati piatti locali tutti a base di pesce. Dopo il caffè ci siamo avviati a visitare alcune emergenze architettoniche legate alla storia del Regno delle Due Sicilie site a Pistunina. La prima è una fontana adiacente alla parrocchia di S.Nicola ove guardandola sembra che l’Unità d’Italia sia avvenuta ieri o l’altro ieri…. Infatti nella lapide marmorea posta sopra il mascherone da dove defluisce l’acqua troviamo il nome di Ferdinando II scalpellato, anche se si legge in negativo.Quindi proseguendo lungo l’antica via consolare Valeria, detta localmente “u Dromu”, dal greco dròmos, strada, via principale, abbiamo visitato il palazzo Mondio. Un vetusto fabbricato del XV secolo, rimaneggiato nel piano superiore intorno al 1930, ma che nel piano terra conserva tracce rappresentative della sua storia. Ivi si riposò per alcune ore l’imperatore Carlo V prima dell’entrata trionfale a Messina nel 1535 provenendo da Tunisi. Nel 1736 fu ospitato il re Carlo III di Borbone, dalla cui casa si recava nel retrostante territorio ricco d’acque, boschi e selvaggina per la caccia e nel 1860, dopo l’entrata di Garibaldi a Messina, divenne l’alto comando del gen. Nino Bixio e i suoi garibaldini. Da questo fabbricato essi partivano per andare a sedare, con numerose fucilazioni di inermi cittadini, le sacrosante rivolte-rivendicazioni dei contadini siciliani di Bronte ed altri paesi della Sicilia orientale. Lo sparuto gruppo rimasto, infine, si è recato alla messa delle 17,30 nella cattedrale normanna di Messina, pregando nelle intenzioni in suffragio delle anime dei caduti della cittadella. E “dulcis in fundo”non vorrei dimenticare che alle cerimonie ha presenziato anche la più piccola neoborbonica di Messina, e cioè mia figlia Giulia Maria Serio, di anni 2 e mezzo! Salvatore Serio delegato neoborbonico Messina |