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Lettera aperta ai serricultori della fascia trasformata PDF Stampa E-mail

Vittoria (RG), 18 febbraio 2007

Cari serricultori della fascia trasformata e, in particolar modo, di Vittoria, la vostra condizione ci è nota e siamo fieri di poter dire che, quando la misura è stata troppo colma (vedi la storia delle zucchine al.. .gas di Bruno Vespa) ci siamo scagliati contro i vostri detrattori con tutta la violenza verbale di cui disponevamo.

Purtroppo noi siamo un movimento-partito che non ha soldi (pubblici) a fiumi e deve suo malgrado navigare a remi nel mare tempestoso delle mille e mille sofferenze che politici ingordi e incapaci ci hanno donato in segno della loro servitù verso le segreterie politiche romane.

Noi non apparteniamo a nessuno schieramento politico; noi apparteniamo solamente alla nostra Terra Siciliana che amiamo e che voremmo liberare dai tanti lanzichenecchi ...

che fanno finta di battersi il petto di dolore e poi passano all'incasso per i lauti stipendi e le esagerate prebende.

Noi cosa facciamo ? ci chiedete. Poco, per i motivi anzidetti. Molto, invece, se paragonato all'impegno che ci vede in prima linea pur se ignorati dalla stampa.
Volete un esempio?

E' stata nostra l'idea (e come questa tantissime altre) di agevolare la vendita di prodotti Siciliani nei supermercati dell'Isola. Qualcuno, a Palermo, e non importa chi, qualche anno fa la fece propria e la rilanciò nel momento dell'ennesima crisi: s'è visto qualche beneficio? Lo chiediamo a voi.

Di gesti eclatanti non ne possiamo più (vedi le marce del solito sindaco capo-popolo) perché non hanno prodotto nulla. Se la GDO, di cui la comunista Coop è maggioritaria come peso economico, fa le porcherie che denunciate e denunciamo, e se i partiti che alla Coop fanno riferimento non muovono un dito, ebbene vuol dire che hanno deciso, loro, che la Sicilia e i Siciliani devono restare sudditi all'infinito.

A loro, e ci spiace dirlo, avete troppo spesso concesso una forza politica ed economica che li rende imbattibili. Ma loro, per voi, hanno solo urlato slogan ad effetto. Null'altro. Noi, senza urlare, senza soldi e senza stampa accondiscendente, al contario, ci siamo sempre mossi.

Il 21 dicembre 2004 abbiamo dato vita, a Mazara del Vallo, ad un convegno dal titolo "L'industria agricola in Sicilia: custode di identità storica e volano per lo sviluppo economico". Era presente il nostro Presidente e fondatore, venuto di proposito da Bruxelles, Francesco Paolo Catania, il nostro responsabile economico (che è nostro candidato a sindaco per le prossime amministrative di Palermo) Massimo Costa, e il nostro responsabile di Ragusa Giovanni Cappello.

E' stato un momento di confronto molto interessante dal quale, in particolare, è emersa una cosa "banale" e al tempo stesso illuminante: creare un marchio "Sicilia" per ogni prodotto isolano perché, come ha giustamente detto nel suo intervento il proponente Andrea Giomo, docente dell'Università Politecnica delle Marche, "il nome Sicilia è conosciuto in tutto il mondo; la realtà locali molto meno".

Nella sua qualità di responsabile di Ragusa e di giornalista Giovanni Cappello ha rimesso più volte ai politici questa proposta. Risultato? Qualcuno, svegliandosi dal sonno della pingue posizione assunta, se n'è accorto solo ora e sta lanciando l'idea. Grazie!! Ma come al solito arrivate in ritardo e per di più continuate a non avere nemmeno la delicatezza di ringraziare chi, per primo, ha lanciato l'idea.

Vedete, cari agricoltori, qual è il male della nostra terra?

E' questo: una politica, e la classe che la rappresenta, totalmente disinteressata ai vostri problemi. E per dimostrarvi ancora una volta il peso del nostro impegno, vi regaliamo un comunicato che abbiamo scritto nel settembre 2005 e che, ovviamente, i media servi della politica romanocentrica si sono ben guardati dal pubblicare. Eccovelo per intero e poi decidete voi cosa fare.

Noi abbiamo le idee abbastanza chiare, ma per esprimerle abbiamo bisogno della forza dei numeri.

Un grande seguito di Siciliani ci darebbe la forza di ruggire le nostre idee e pretendere, ma solo per ottenerli, i nostri diritti.

Teniamoci in contatto, se volete, e gridate con noi "Viva la Sicilia e i Siciliani!",

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COMUNICATO STAMPA DEL SETTEMBRE 2005

"L'Altra Sicilia è solidale con gli agricoltori del Ragusano, da mesi in rivolta nel silenzio dell'informazione italiana e di quella siciliana asservita, e altresì con tutti gli agricoltori siciliani, costretti a svendere il frutto del loro sudore e dei loro sacrifici ai monopolisti italiani che sono tali con l'avallo delle politiche industriali del Governo Italiano e dei traditori di quello Siciliano. Costretti a svendere in nome di una globalizzazione senza più alcuna regola che nessuno sembra voglia più fermare, costretti a svendere per mancanza di informazione e di organizzazione rispetto a operatori più attrezzati, costretti a svendere sotto la minaccia delle contraffazioni che ormai avvengono quasi alla luce del sole.

L'Altra Sicilia è solidale anche con tutti i consumatori Siciliani che devono acquistare a prezzo quintuplicato i prodotti della loro stessa Terra, comprati da operatori che risiedono nel solito Nord, trasferiti materialmente per l'impacchettamento in stabilimenti che di solito sono ubicati nel Centro-Sud della Penisola, e poi rispediti a prezzi astronomici in Sicilia come se noi vivessimo in Lapponia.

Perché non si incentiva una cooperazione di consumo e un consorzio di produttori che scavalchi i parassiti della Penisola Italiana e che venda, anzi, nella stessa Italia in concorrenza con i broker italiani?

Perché non si pongono dei paletti nella cooperazione e nell'apertura con paesi concorrenti che non rispettano i diritti dell'uomo e le minime garanzie per i lavoratori?

Perché non si reprimono adeguatamente le contraffazioni del prodotto siciliano?

Perché il sistema creditizio (oggi tutto colonizzato grazie alla "nostra" Banca d'Italia) anziché strangolare le imprese agricole siciliane non è a servizio degli investimenti, dell'innovazione e quindi della riduzione dei costi?

Ma soprattutto perché, fratelli agricoltori, anziché protestare non si sa contro chi, non protestate in blocco contro "tutto il sistema dei partiti italiani", facendoli tremare una buona volta e innalzando la bandiera della Nostra Sicilia?

State tranquilli che i vari Berlusconi, Prodi e i loro proconsoli-faccendieri in Sicilia se fiutano il vento di un nuovo Sicilianismo Autonomista, Regionalista, disaffezionato a Roma e al Tricolore quando non proprio separatista, e soprattutto di massa, correranno ai vostri piedi e qualcosa cambierà di certo a vostro favore".

Tratto da L'Altra Sicilia

http://www.laltrasicilia.org/modules.php?name=News&file=article&sid=931

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