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Associazione culturale Neoborbonica
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Roma, 18 gen (Velino) - "Una fiction grottesca, falsa e soprattutto offensiva nei riguardi del Meridione". Così tuona, intervistato dal VELINO il professore Gennaro De Crescenzo, presidente del Movimento neoborbonico che dall’inizio della settimana sta promuovendo una protesta nei confronti della Rai. A finire sul banco degli accusati è la fiction Eravamo solo Mille, andata in onda domenica e lunedì scorsi su RaiUno nell’ambito delle celebrazioni per il bicentenario della nascita di Giuseppe Garibaldi.

I neoborbonici hanno raccolto e girato a Viale Mazzini numerosi fax, mail e lettere di protesta, di "semplici" meridionali senza alcuna nostalgia per il Regno delle Due Sicilie, i quali accusano la televisione di Stato di aver sperperato denaro pubblico per uno sceneggiato falso dal punto di vista storiografico e lesivo per la dignità del Mezzogiorno. "Macché mille e mille! Basta con questa retorica romantica. La conquista del Mezzogiorno da parte di Garibaldi venne realizzata da cinquantamila uomini". È un fiume in piena il professor De Crescenzo che spiega: "Basti pensare che già pochi giorni dopo lo sbarco in Sicilia le truppe garibaldine raggiunsero le quindicimila unità. La spedizione, infatti, vide la massiccia partecipazione di soldati piemontesi "casualmente" disertori o congedati dal loro esercito. Ma notevole fu anche il contributo non solo economico ma anche di uomini e mezzi fornito a Garibaldi dall’Inghilterra e dalla massoneria britannica".

Le camicie rosse ricevettero anche l'appoggio della malavita organizzata. "Garibaldi fece accordi consistenti con la mafia in Sicilia e con la camorra a Napoli – dichiara De Crescenzo -. E non si tratta di illazioni, ma di dati riferiti da Gigi Di Fiore, esperto di cronaca giudiziaria del Mattino, che ha recentemente scritto un libro sulla storia della camorra. Anzi la prima collusione vera tra potere politico pubblico e malavita organizzata avvenne proprio durante lo sbarco dei garibaldini". Quella sul numero effettivo dei partecipanti alla spedizione non è stata la sola inesattezza storica della fiction. "Un passaggio dello sceneggiato molto triste e squallido – si lamenta De Crescenzo - è stato quello riguardante le torture inflitte dalla polizia borbonica ai prigionieri. Addirittura nella prima puntata si è fatto riferimento al fatto che venissero tagliati piedi e mani. Tutto si può dire sulla polizia napoletana, ma è assurdo che i borbonici siano stati dipinti come dei barbari che praticavano le mutilazioni nei confronti dei nemici". A uscire male dalla fiction è il meridione in generale. “Più che per le offese e le accuse ai sovrani del Regno delle Due Sicilie – conclude il presidente del Movimento neoborbonico -, accuse che tra l’altro oggi gran parte della storiografia ritiene assolutamente esagerate e fuori luogo, quello che duole maggiormente è l’immagine offerta dallo sceneggiato di un Mezzogiorno cattivo, vigliacco e sadico".
  

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