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FEDERALISMO E DUE SICILIE PDF Stampa E-mail

E’ di questi giorni il dibattito sul federalismo fiscale, ovvero la creazione di un sistema fiscale imperniato su tributi propri regionali e locali.

Una volta attuato ci saranno meno controlli dal centro e quindi più autonomia nelle singole realtà locali.

Bisognerà piuttosto spingere i cittadini ad esercitare il controllo sociale sulla politica locale attraverso il controllo della pressione tributaria.

Maggiore autonomia, a questo punto, vorrà dire maggiore capacità di fare leva sulla capacità di attrazione degli investimenti stranieri.

In Francia, giusto per fare un confronto con un Paese a noi vicino, ci sono 18mila imprese straniere contro le 7.200 che sono presenti in Italia; in queste imprese vi lavorano 2 milioni di lavoratori contro meno di un milione in quelle presenti in Italia, sono stati creati  nel 2005 33mila nuovi posti di lavoro grazie agli investimenti provenienti dall’estero.

Se poi si analizzano i vari dettagli in Italia il 51,2% delle imprese a partecipazione straniera è nel Nord-Ovest, il 25,0% nel Nord-Est, il 13,3% al Centro e solo il 10,5% al Sud e nelle isole.

   La Lombardia da sola ha il 46,4% della quota del Nord-Ovest.

A questo punto il Sud ha bisogno di:

 

1)     costituire un blocco comune di 7 Regioni (ovvero la “Macroregione”) che possa discutere unitariamente non solo con lo Stato Italiano, ma anche con la UE e con tutti i Paesi che vogliano investire nelle nostre terre

2)     mettere in atto politiche economiche tali da costituire un appetibile investimento per gli operatori stranieri, né più né meno di quello che hanno fatto gli altri Paesi della UE nelle nostre stesse condizioni (vedi Irlanda per esempio ma se ne possono citare tanti altri)

3)     aiutare gli imprenditori locali a sviluppare il proprio business con incentivi sulla base dei propri risultati fiscali e non con aiuti a pioggia senza controllo

 

     Negli USA la Toyota  sta valutando se aprire il suo ottavo stabilimento; quasi tutti quelli già operativi sono localizzati negli Stati del Sud.

Perché la Toyota non potrebbe investire nella Macroregione Due Sicilie?

     Sempre con riferimento al mondo dell’automobile, in Molise un imprenditore locale intende produrre 12mila vetture l’anno in un nuovo stabilimento in provincia di Isernia impiegando a regime 500 lavoratori. Il marchio sarà italiano, o meglio “duosiciliano”, il prodotto sarà italo-cinese, in quanto le scocche provengono dalla Cina mentre motori e cambi saranno italiani.

      Le nostre Due Sicilie prima del 1860 erano il terzo Paese al mondo per sviluppo industriale; possiamo ritornare a svolgere un ruolo da attori nel palcoscenico economico mondiale; è ora però di riprendere in mano in nostro destino anche tramite l’autonomia di una Macroregione che comprenda i nostri antichi confini.

 

Luca Longo

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