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Eravamo solo mille (…meno male!). PDF Stampa E-mail

Eravamo solo mille (…meno male!).

 

Ho appreso che questa sera e domani la Rai trasmetterà la fiction Eravamo solo mille, dedicata ai Garibaldini e, penso, all’impresa da essi compiuta.

Aspetto con una certa curiosità la trasmissione e, nel frattempo, mi chiedo cosa vedrò nella fiction.

 

Ho letto, infatti, che Garibaldi (di cui Vittorio Emanuele II, dopo l’incontro di Teano ebbe a dire, in una lettera a Cavour …<< Questo personaggio  non è affatto docile, né così onesto come lo si dipinge e come voi stesso ritenete. Il suo talento militare è molto modesto, come prova l’affare di Capua, e il male immenso che è stato commesso qui, ad esempio l’infame furto di tutto il danaro dell’erario, è da attribuirsi interamente a lui che s’è circondato di canaglie>>) Garibaldi, dicevo, nel discorso da Egli tenuto al Parlamento di Torino il 5 dicembre 1861, si legge che definì i Garibaldini … «Tutti generalmente di origine pessima e per lo più ladra  e, tranne poche eccezioni,  con radici genealogiche nel letamaio della violenza e del delitto».

Parole gravi, certamente, ma se a pronunciarle è lo stesso Garibaldi in un discorso ufficiale e in un Consesso così alto… beh, qualcosa pur ci sarà di vero!

 

Ho letto anche che …  << L’esercito Garibaldino, lurido, bieco, famelico, disordinato, male armato, peggio vestito, entra nella città. A siffatti nuovissimi vincitori s’aprono i castelli, le regge, gli arsenali, i porti e le casse. … Ogni cosa è di questi usciti da tutte le parti del mondo, ignoti l’uno all’altro, calpestatori d’ogni diritto, ignoranti di ogni legge. Si spandono per le case, pe’ paesi e per le ville; sono padroni di tutto, derubatori di ogni arnese, calpestatori d’ogni monumento, insultatori d’ogni grandezza. Napoli che i Vandali mai non vide, vide i Garibaldini.>> ( Giacinto de’ Sivo, Napoli addì 2/11/1860).

 

Allora, viene da chiosare, è per questo, forse anche per questo che Garibaldi stesso in una lettera del 1868 ad Adelaide Cairoli ebbe a dire che <<Gli oltraggi subiti dalle popolazioni meridionali sono incommensurabili. Sono convinto di non aver fatto male, nonostante ciò non rifarei oggi la via dell’Italia meridionale, temendo di essere preso a sassate, essendosi colà cagionato solo squallore e suscitato solo odio>>.

 

Ecco, mi chiedo: vedrò anche questo nella fiction?

Mi auguro di sì  … ma poco ci credo.

E allora? Ancora de’ Sivo : <<… Allora fu un terrore universale: camorristi a calunniare, a carcerare, a pugnalare quanto era onorato e virtuoso: la stampa a deificare il tradimento, a predicare le insurrezioni, a incitare i dubbii a diffamare la dinastia.>>

Ecco: sarebbe bello se si smettesse di deificare perché è da allora, è da quegli eventi deificati che noi del Sud ci dibattiamo sì in un magma, ma questo non è affatto grande ( per parafrasare la presentazione fatta dalla Rai sul suo sito). Esso è, infatti, il magma della rovina in cui fummo precipitati.

Si smetta, dunque, di deificare: al Sud si rende giustizia anche così. Anzi: è così che si comincia veramente a farlo. È così che gli si vuole bene. È così, soprattutto, che il Sud può cominciare a volersi bene. Senza  di questo tutto il resto, anche le migliori intenzioni, contano molto poco.

 

Futuro.

 

P.S. Tutto quanto su riportato … per tacere del parere di tanti illustri economisti e storici ed uomini di cultura presenti e passati tra i quali pareri non posso, però, non ricordare quello di Gaetano Salvemini, docente universitario di Storia moderna e fondatore de l’Unita: <<Se dall’unità d’Italia il sud è stato distrutto, Napoli è stata addirittura assassinata… è caduta in una crisi che ha tolto il pane a migliaia e migliaia di persone >>. Ma questa storia attende ancora di essere raccontata …

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