Manifestare sempre e quotidianamente, anche ai giornali, la mancata risoluzione della Questione Meridionale, è un dovere di tutti noi meridionali. Invio altra lettera in risposta alla mia “Restare o no al Sud” del 26.09.2002 La “Terza via” per il Sud 14 ottobre 2002
Nel manifestare la mia solidarietà a quanto scritto dal sig. Borlizzi circa il problema: “restare in trincea al Sud”, oppure scappare, andar via sfiduciati? Con tale dubbio terminava la risposta del direttore della Gazzetta a due precedenti e contrapposte esperienze dei due lettori. Esiste una terza via? Si chiedeva alla fine. La mia esperienza (simile a quella di altri giovani meridionali), forse, potrebbe, se non essere, almeno somigliare ad una diversa impostazione dell’antico problema meridionale. Cioè, partire per il Nord per ritornare al Sud. Dieci anni nella provincia di Treviso (avevo 25 anni) mi hanno dato tanto. Mi hanno fatto amare il Nord, mai disprezzando il Sud. Apprezzare l’amore per la natura che i veneti hanno sempre dimostrato e l’efficientismo nel loro lavoro. Tali caratteristiche, lungi da inutili e piagnucolose contrapposizioni verso le presunte o vere inefficienze del Sud, mi hanno allora aiutato a migliorare a portare a noi il meglio che avevo imparato ad amare e rispettare altrove. Al Nord ho esportato il calore della nostra gente, la disponibilità ai rapporti umani, al Sud ho importato il rigore, la serietà e la puntualità dei settentrionali, sentendomi in tal modo, un italiano completo, felice della mia esperienza a Montebelluna (quanti cari amici ho lasciato!) ma altrettanto contento del mio rientro al Sud, nel meraviglioso Salento, con tutte le sue contraddizioni…(ma dov’è che non esistono?).
Sarà questa la terza via?
M. R. |