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L'orgoglio di essere meridionali

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La mondializzazione non è un astratto concetto PDF Stampa E-mail

La mondializzazione  non è un astratto concetto che viene colto solo da intellettuali controcorrente o frange di complottisti in erba. Sempre di più gli effetti della amalgama globalizzante si riverberano sulla gente comune la stessa che appare aliena da analisi e considerazioni politico culturali.

Se l’immigrazione è un dato evidente con tutti i suoi strascichi socio economici non si può sottovalutare l’impatto culturale e di costume che essa comporta. La vicenda della censura effettuata all’insegna del politicamente corretto sui simboli del Natale è un esempio tutto in negativo del momento storico che viviamo. Ma altre sono le novità che s’affacciano sul nostro scenario italico ed europeo, i mutamenti indotti nelle consuetudini alimentari con l’inserimento nel nostro ambito di sistemi  di macellazione  islamici che prevedono un lento dissanguamento degli animali, l’avversione per le carni suine, l’ostracismo per il vino e la birra. In Francia il condizionamento di queste visioni alimentari è forte e prevede la introduzione nelle mense di regimi dietetici in sintonia con il Corano. Quindi di questo passo non solo gli aspetti religiosi verranno intaccati dal regime multiculturale, con il bando ai presepi ed agli auguri ma persino le abitudini europee al consumo di carne di maiale e di alcolici. La globalizzazione comincia a mostrare il suo volto pervasivo non solo con i riti del cristianesimo ma anche con le abitudini più generali della gente, quelle che ineriscono all’aspetto più elementare. Qualcuno tra i soliti benpensanti potrà opporre che questi sono discorsi retrivi, basati sul concetto reazionario di conservazione. In realtà gli esotisti per partito preso non vogliono guardare alla realtà ed amano il diverso per principio, disprezzando in cuor proprio ogni valore della loro storia. Un giorno si troveranno a doversi piegare verso la mecca, ricoperti di un caffettano ed a mangiare couscous, mentre le loro donne vestiranno lo shador.Tutto questo si può intravedere in Francia dove le donne europee in alcuni quartieri sensibili sono costrette a mettere il velo per spostarsi e per evitare molestie da machi  pseudointegralisti.

L e politiche dell’attenzione agli “allogeni” portano a nuovi modi di vita per gli indigeni.

A proposito di questo malinteso spirito di accoglienza e delle sue implicazioni ideologiche,quando sento le affermazioni che vorrebbero i meridionali parte integrante di un mondo levantinizzato tirerei fuori non so che cosa…In realtà pur essendo il sud terra di frontiera non è certo una logica prospettiva quella di affondare nel miserabilismo terzo mondista che vorrebbe incanalarci nella globalizzazione per vie concettuali. Il meridione d’Italia appartiene all’Europa per radici culturali, storiche e religiose. Il confronto con i paesi rivieraschi non può portare ad una assimilazione assurda che persino Malta, Cipro, Grecia ed i Balcani non concepiscono.  I miti assimilazionisti, quelli che fanno perno sul nostro passato di emigranti sono vaniloqui, le emigrazioni meridionali hanno avuto processi ed esiti completamente diversi da quelli che si dirigono verso la nostra terra e comunque non possiamo accettare che le nostre consuetudini, il nostro vivere profondo venga svenduto sul mercato internazionale. Non essere colonia significa opporsi alle invasioni delle multinazionali ma anche alle immigrazioni selvagge che stravolgono la nostra società.  

Pasquale Costagliola

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