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Ma la BCE è al servizio di Bush? PDF Stampa E-mail

Ma la BCE è al servizio di Bush?
Maurizio Blondet
05/12/2006


«Gli inglesi volano in massa a New York per gli acquisti natalizi», segnala Dee Byrne, portavoce dell'associazione degli agenti di viaggio britannici, e non sa se rallegrarsi o no.


Il dollaro che cala rapidamente rende la sterlina fortissima, e le merci americane sono di colpo a buon prezzo per i cittadini di sua maestà.
La Banca di Inghilterra, che mantiene la sovranità monetaria che noi europei abbiamo perduto, si tiene pronta a prendere misure di adeguamento.
Il suo governatore Mervyn King ha segnalato alla commissione parlamentare che gli esportatori inglesi cominciano ad avere difficoltà a vendere in USA.
Presto taglierà i tassi primari sulla sterlina, facendola calare rispetto al dollaro per mantenere la competitività relativa.
Lo stesso faranno le banche asiatiche.
«Giappone e Corea del Sud sono famose per intervenire pesantemente sui mercato monetari allo scopo di impedire un eccessivo apprezzamento delle loro monete rispetto al dollaro», dice Brian Brenner, direttore della sede di Hong Kong di Business Week.
«E la Cina non ha alcuna fretta di lasciare libertà al cambio del suo yuan».
Ciò significa che le merci cinesi, giapponesi e coreane si manterranno competitive sul mercato americano, perchpè quelle monete vengono mantenute artificialmente deprezzate.
Unica eccezione, la Banca Centrale Europea, BCE.
Dura, mantiene alti i tassi, anzi minaccia di alzarli ancora per «tenere a bada l'inflazione».
Così tiene l'euro sempre più forte, sopravvalutato.
Conclusione di Brenner: «Saranno gli europei a sopportare tutto il peso del dollaro debole».
Tanto più che l'euro si è già apprezzato del 50 % sul dollaro in cinque anni, e lo yen solo del 6 %. Quest'anno, l'euro ha avuto un rincaro sul dollaro quasi dell'11 %, mentre lo yen solo dell'1,5 %, e lo yuan cinese non si è mosso affatto.
L'ostinazione della BCE a mantenere «forte» l'euro penalizza le nostre esportazioni.
Il peso che ci fa sopportare consisterà di decine di migliaia di posti di lavoro perduti o non creati in tutta Europa.
Perché lo fanno, gli eurobanchieri?
La scusa ufficiale è che l'euro deve restare forte per «tenere sotto controllo l'inflazione».

Strano: quando  sono i cittadini-consumatori europei a lamentarsi del costo della vita, la BCE giura che l'inflazione non c'è - e così nega ai risparmiatori europei  frutti decenti sui loro depositi e risparmi; oggi invece sancisce che l'inflazione è dietro l'angolo e va «controllata» tenendo alto l'euro.
E a noi cittadini che abbiamo tutti gli svantaggi di un euro «forte» e «debole» (da una parte penalizza le nostre esportazioni, ma dall'altra non fa calare i prezzi nei negozi), i banchieri eurocratici ci tengono pure la lezione: allegri, con l'euro alto paghiamo meno il petrolio, che si vende in dollari.
Ma il petrolio, che è sceso ai 60 dollari mentre pochi mesi fa sfiorava gli 80, è già basso.
La verità è un'altra, e non ci viene detta: la BCE sta aiutando la Federal Reserve e il governo Bush  a nostre spese.
Gli Stati Uniti hanno bisogno di alleggerire i loro immensi debiti pubblici e privati lasciando scivolare il dollaro; ed hanno bisogno che la caduta del biglietto verde sia «soffice» e non si tramuti in un crollo e in un panico globale.
Siccome  cinesi e giapponesi non aiutano, visto che fanno cadere le loro monete insieme al dollaro, annullando così i vantaggi del deprezzamento della moneta americana, ecco la servizievole BCE prestarsi a tener alta la moneta europea: così gli americani comprano meno delle nostre merci, e rallentano la loro folle corsa agli acquisti di merci importate a credito.
E noi avremo più disoccupati e recessione.
Insomma, a dirlo chiaro, la Banca Europea non fa l'interesse dei suoi cittadini, ma dei cittadini americani e del loro governo dilapidatore.
Il solo che abbia messo in guardia contro il rincaro dell'euro è stato Thierry Breton, il ministro delle Finanze francese.
I francesi hanno ragione di preoccuparsi, perché la loro crescita economica, nel terzo trimestre, è stata pari a zero.
I tedeschi però, data la qualità tecnologica delle loro produzioni riescono ad esportare (per ora) anche con l'euro carissimo, ed hanno fatto orecchie da mercante.
Joaquin Almunia, il discutibile commissario europeo alle Finanze, s'è rifiutato di parlare di un abbassamento dei tassi europei.
«La ripresa continua», ha detto.
Quale ripresa, pardon?

I francesi speravano nell'appoggio degli italiani, visto che la nostra economia soffre
di problemi di competitività anche più della loro.
«Ma il ministro italiano Padoa Schioppa s'è mostrato poco loquace in proposito», ha scritto
Le Monde: sottolineando che il ministro italiano «è stato un membro del direttorio della Banca Centrale Europea», insomma uno del giro dei tecnocrati che fanno la loro politica, senza rispondere a noi.
Perché questo è il fatto: questi signori non li abbiamo votati, ma decidono le cose veramente importanti che ci toccano da vicino, scavalcando anche i governi eletti.
Non abbiamo votato né Almunia né Padoa Schioppa; non possiamo nemmeno mandarli via.
Chi li ha messi lì?
La risposta sarebbe lunga.
In breve: il potere finanziario anglo-americano.
E' quel potere che servono.
Per loro, noi cittadini siamo le pecore - e non da tosare, ma da scorticare.
Un esempio?
Il ministero di Padoa Schioppa ha comunicato che probabilmente non farà le aste dei BOT di metà novembre e fine dicembre: «in seguito alle ridotte esigenze di finanziamento», dice.
Capito?
Non hanno bisogno di farsi prestare denaro da noi cittadini risparmiatori.
E il perché è ovvio: hanno fatto una finanziaria che ci risucchia dalle tasche oltre 30 miliardi quando, per loro stessa ammissione, ne bastava una da 15.
E ci hanno detto: abbiamo dovuto farvi piangere perché i conti dello Stato sono messi malissimo, a causa di Berlusconi e Tremonti… invece non era vero.
Tanto che non hanno bisogno dei nostri prestiti.
Anche perché, fateci caso sui prestiti (cioè sui BOT) ci devono pagare degli interessi, sia pur ridicoli.
Invece hanno trovato un metodo più comodo e per loro meno costoso: i soldi ce li strizzano dalle tasche con la torchia fiscale.
Comodissimo.

Così ora «loro» navigano nell'oro nostro, e possono pagare gli stipendi tipo Cimoli (194 mila euro mensili) o Padoa Schioppa (segreto di Stato).
Noi cittadini diventiamo più poveri, le nostre aziende perdono colpi per l'euro forte, ma le paghe dei miliardari di Stato non devono soffrire, né gli devono mancare le auto blu, né le pensioni-baby.
La verità è che non siamo governati da politici ladri che, bene o male, in teoria almeno, possiamo rimandare a casa non votandoli più.
Siamo governati da ladri assolutamente intoccabili, a cui i politici da noi eletti obbediscono senza fiatare, e che sono al disopra delle leggi.
La prova si è avuta nell'ultima riunione di Bankitalia.
Dove Mario Draghi (un altro che non abbiamo eletto) si è fatto incoronare per sei anni raddoppiabili, ed ha stabilito le regole dell'autogoverno di lorsignori.
Ebbene: da quando ha regalato alla BCE la sua più importante funzione (l'emissione sovrana della moneta), alla Banca d'Italia ne resta una sola cruciale: la vigilanza sul sistema bancario.
A questo scopo, deve essere indipendente dalle banche che controlla.
Insomma, le banche private non devono essere azioniste di maggioranza della Banca Centrale.
E infatti anche lo Statuto voluto da Draghi recita solennemente (articolo 3): «Dovrà essere assicurata  la permanenza della partecipazione maggioritaria [nell'azionariato di Bankitalia]  da parte di Enti pubblici».
Invece, come sappiamo, i tre primi azionisti di Bankitalia sono tre banche private: Banca Intesa, Unicredit e SanpaoloImi, ciascuna con 50 voti nel consiglio d'amministrazione.
Un «Ente pubblico»  fra i soci della Banca Centrale si trova solo dopo i sei primi azionisti: è l'INPS, il settimo, con 34 voti.

Visto?
Le banche che Draghi dovrebbe controllare e su cui dovrebbe vigilare sono le azioniste del  controllore, le sue padrone.
E questa non è nemmeno una novità.
La novità è che le banche si sono accaparrate il controllore in aperta violazione dello statuto che lo stesso Draghi ha voluto, che la Banca Centrale si è data da sé in piena autonomia, e che le banche private azioniste hanno accettato.
Non s'è mai vista un disprezzo più aperto e arrogante della legalità.
Vedrete alla prossima vendita di bond argentini, o di Parmalat, come ci tutelerà il Draghi dalle truffe dei suoi padroni.
Ci vorrebbe un magistrato che con lo Statuto di Bankitalia  in mano, ne contestasse la violazione, e iscrivesse Draghi e azionisti nel registro degli indagati.
Ma da chi prendono i soldi i magistrati?
Sempre da noi.
Le superfinanziarie che ci strizzano, Visco e Prodi le fanno per pagare anche loro.
Alle finanziarie predatorie, hanno un comune interesse.

inserito da:

Davide

Neoborbonici Lombardia

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