Le colonne infernali erano le truppe giacobine che devastavano le campagne della Vandea ed oggi assumono in Campania le vesti non meno apocalittiche dell’immondizia e della speculazione. La nostra disfatta ha il volto immondo dei rifiuti, il colonialismo opprimente ha assunto i connotati della subcultura consumista del terzo mondo. Non produciamo ma consumiamo nel peggiore dei modi, involgendoci negli involucri dei nostri oggetti feticci. Viviamo nella modernità senza comprenderne le necessità, rincorriamo gli status simbol del momento fregandocene della terra che ci circonda. Una terra in svendita, acquistata ed occupata da tutti. La nostra acqua, la stessa che passava in acquedotti mirabili ed era pubblica duecento anni fa, oggi suscita le mire di società speculative. Anche l’acqua stanno vendendo ai privati, dopo che la terra è stata acquisita da speculatori senza scrupoli che l’hanno schiacciata sotto palazzoni volgari o l’hanno contaminata con i veleni della chimica. Come gli indiani d’america abbiamo perso la nostra terra e continuiamo a perderla ogni giorno che passa. Le nostre spiagge, i nostri fiumi, le montagne sono terra di nessuno, sbancate dalle cave, inquinate dai residui velenosi di una industria senza futuro. A Caserta in una vecchia via della borgata storica di Centurano, vi è una fontana su cui campeggia ancora l’iscrizione di centinaia d’anni fa, con la quale un leggendario barbiere del re ringraziava il sovrano per l’acqua avuta in dono, che rinfresca il pellegrino, il viandante. Il re portava l’acqua al popolo, la repubblica democratica, la regione illuminata di Bassolino vuole toglierla. D’altra parte noi tutti beviamo l’acqua imbottigliata, alimentando il grande business delle società multinazionali che controllano le fonti minerali. Qualcuno ( vedi rapporto di Green Peace) ha detto che ce la stanno dando a bere, letteralmente, anche a milioni di campani che bevono l’acqua in involucri di plastica e pieni di benzene. Un consumo che peraltro alimenta le discariche con plastica indistruttibile. A Caserta Terra Nostra ed il movimento neoborbonico vuole simbolicamente e non solo, monitorare le nostre fontane superstiti e propagandare l’uso di queste acque contro il consumismo delle bottiglie di minerali. Un risparmio su tutti i fronti, una battaglia contro la privatizzazione che vorrebbe sottrarci una res communis, una rivalutazione dell’acqua del Re, a partire dalla fontana di Via Giulia che ancora disseta la gente casertana. Pasquale Costagliola |